Per Antonella Pagliuso, sorella e collega dell’avvocato penalista Francesco, ucciso a colpi d’arma da fuoco nel cortile di casa sua, ha trascorso una giornata molto intensa dal punto di vista emotivo. Oggi l’assassino di suo fratello ha un volto: secondo gli inquirenti corrisponde a quello di Marco Gallo, 32enne di Lamezia Terme già in carcere per aver commesso altri due omicidi. Antonella Pagliuso chiedeva giustizia da tempo: “Per noi purtroppo non può cambiare nulla, perché mio fratello non c’è più. Ad ogni modo oggi è stato fatto un passo certamente importante, ma non ancora del tutto, attendiamo la verità”, ha dichiarato a Lametino.it. La giornata odierna è la riprova di quello che pensava in merito al lavoro degli inquirenti, ma ha compreso anche un’altra cosa. “Lo Stato Italiano deve prendere coscienza che nella nostra terra deve essere maggiormente presente, altrimenti non riusciremo più ad essere liberi, a fare il nostro lavoro con la dovuta serenità e la massima attenzione. Questo so, questo ho potuto apprendere oggi, perché chi fa il proprio lavoro con volontà e passione muore”. (agg. di Silvana Palazzo)
IL SICARIO INCASTRATO DAL GPS DELLA SUA MACCHINA
Marco Gallo, questo è il nome del killer ritenuto responsabile dell’omicidio di Francesco Pagliuso, l’avvocato penalista ucciso la sera del 9 agosto 2016 nel corte di casa, a Lamezia Terme. Il 32enne lametino era già in carcere, essendo accusato di altri due omicidi: quello di Gregorio Mezzatesta, dipendente delle Ferrovie dello Stato, e del fruttivendolo Francesco Berlingieri. Il sospetto degli investigatori è che Marco Gallo sia stato ufficialmente titolare di una società di consulenze e in realtà un killer al servizio della ‘ndrangheta. La svolta delle indagini è stata ricostruita dal procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri: «Attraverso il Gps sulla macchina di Gallo, si è riusciti a dare un nome al killer. Gallo nei giorni precedenti e la sera dell’omicidio, si trovava nei pressi del luogo dove è avvenuto l’omicidio». Il procuratore della Dda Nicola Gratteri ha spiegato invece che Gallo non era un “lupo solitario” ma un soggetto che sposava la filosofia criminale. (agg. di Silvana Palazzo)
OMICIDIO PAGLIUSO, CHI È MARCO GALLO: KILLER A PAGAMENTO
Era la notte tra il 9 e il 10 agosto del 2016, quando alcuni colpi di pistola raggiunsero e uccisero Francesco Pagliuso, 43enne avvocato di Lamezia Terme, nel giardino della sua residenza. E subito ci furono pochi dubbi sulla matrice di quel delitto. In qualche modo doveva entrarci la ‘ndrangheta, per la precisione il clan Scalise. All’avvocato non avevano molto semplicemente perdonato il salto di staccionata. Dopo aver difeso gli interessi della famiglia Scalise, infatti, l’avvocato Pagliuso aveva assistito legalmente anche la famiglia Mezzatesta, un tempo vicina agli Scalise e nel giro di qualche mese divenuta nemica giurata della stessa. Tutto aveva preso le mosse dopo il duplice omicidio di Francesco Iannazzo e Giovanni Vescio, considerati organici agli Scalise, come riferisce La Repubblica. Pagliuso aveva difeso l’ex vigile urbano Domenico Mezzatesta e il figlio Giovanni e quando in aula aveva vinto, facendo cadere la pena dell’ergastolo, ha iniziato a sudare freddo. Sapeva che gli Scalise lo avevano inserito in una lista nera di nomi da eliminare a tutti i costi. E che quella vittoria in tribunale poteva anche significare. Non sapeva, però, che ad eliminarlo sarebbe stato un insospettabile, un sicario dalla vita apparentemente perfetta: Marco Gallo.
IL SICARIO INSOSPETTABILE
Un professionista di successo, titolare di una piccola società di consulenze già rinomata nel lametino, nessun precedente sulla fedina penale. Tutto questo era Marco Gallo, il sicario affiliato al clan Scalise macchiatosi dell’omicidio dell’avvocato Pagliuso. Per settimane aveva studiato la sua vittima. Con la scusa di fare jogging ne aveva appuntato le abitudini, gli orari di uscita e di ritorno a casa, i possibili ingressi all’interno della villa. Alcune volte aveva anche desistito dal compiere l’assassinio, perché il caso voleva che in quel momento Pagliuso si trovasse in compagnia di altre persone. E Gallo non voleva una carneficina, ma un lavoro pulito. Solo una cosa ha sbagliato: non si è sbarazzato della motocicletta con la quale si è allontanato dopo aver freddato la vittima. A lui sono arrivati, dopo aver analizzato migliaia di filmati, gli investigatori coordinati dalla Procura diretta da Nicola Gratteri. E hanno scoperto che questo 32enne dal profilo insospettabile, questo colletto bianco di giorno e portatore di morte di notte, aveva sulla coscienza – insieme alla moglie, arruolata come “vedetta” – anche un altro omicidio, quello del fruttivendolo Francesco Berlingeri. Agivano per denaro, la morte il loro business preferito.