L’onorevole Massimo Calearo chiede scusa. Dopo le polemiche suscitate dalle sue parole durante la trasmissione La Zanzara, l’esponente di Popolo e territorio dichiara di essere pronto a dare le dimissioni. Ma spiega anche cosa c’era dietro certe sue parole. Accusato da mezza Italia di aver truffato lo Stato riscuotendo lo stipendio standosene a casa per mesi (“Cosa vado a fare in Parlamento? A pigiare il pulsante?”) risponde che la sua assenza è stata legata alla malattia della moglie, deceduta lo scorso 19 marzo. Dello stipendio da deputato usato per pagarsi il mutuo di casa, dice che per ripagarlo girava i soldi che guadagnava con il suo lavoro. Il fatto è che il mutuo da deputato offriva condizioni migliori di quello di semplice cittadino. Basteranno queste sue spiegazioni e la promessa di dimissioni a placare la sollevazione popolare nei suoi confronti dei giorni scorsi? Per il conduttore del programma che ha scatenato questa bagarre, Giuseppe Cruciani, contattato da IlSussidiario.net, più che il linciaggio mediatico, ha colpito negativamente il comportamento di alcuni politici. «C’è stata una reazione eccessivamente scomposta da parte dei frequentatori dei social network – dice Cruciani – ma peggio sono state le reazioni di alcuni politici, che hanno definito Calearo una persona orrenda. Ormai manca del tutto il giudizio politico: è rimasto solo il giudizio morale che francamente un politico dovrebbe evitare. Poi non lamentiamoci delle reazioni popolari».
Cosa pensa delle reazioni a quel che ha detto Calearo nella sua trasmissione?
Certamente c’è stato linciaggio mediatico, ma questo avviene quasi sempre quando si tocca la casta, i politici. Questa volta alcune dichiarazioni sono state forti: il torto di Calearo è stato parlare con leggerezza di alcuni argomenti, in particolare quello dei soldi dei politici, che è un tema scottante.
Calearo ha però chiesto scusa, ha spiegato ad esempio di non essere andato in Parlamento per stare vicino alla moglie malata.
Sì, le scuse ci sono state, ma non è che abbia smentito. Ha specificato uno dei motivi per cui non è andato alla Camera che comunque non è il solo. Non è che non ci è andato solo per la ex moglie poi, ma comunque poco cambia.
In che senso poco cambia?
Insomma, uno i soldi del suo stipendio – anche da deputato – li può spendere un po’ come vuole, anche per pagarsi un mutuo da 15mila euro o per immatricolarsi la macchina dove gli pare, perché non è un reato e può tranquillamente andare ad aprire aziende dove il mercato è più conveniente.
Dunque quali le colpe che si imputano a Calearo in sostanza?
Dal mio punto di vista il fatto che alcune cose sono state affrontate con eccessiva leggerezza. La reazione in alcuni casi è stata eccessivamente scomposta, però io non mi meraviglio di alcuni messaggi comparsi su Twitter, anche se avevano toni da apocalisse. Mi meraviglio di altre reazioni.
Quali?
Quelle di alcuni politici, ad esempio Veltroni, che ha parlato di persona orrenda o altri che lo hanno definito come se fosse la dannazione dell’umanità, il grande colpevole del disastro dell’Italia. Queste sono cose che non hanno senso, sono tutti epiteti morali che non c’entrano nulla, non sono valutazioni politiche: sono strali lanciati contro un deputato e non fanno che alimentare l’odio di piazza. Se una persona come Veltroni che è una persona ragionevole parla di Calearo come di persona orrenda, cosa dobbiamo aspettarci da uno che va su Internet a sfogare i suoi istinti repressi sui social network?
Lei ha detto una cosa molto interessante: ha parlato di morale e di giudizio politico. Non le sembra che oggi il giudizio politico si sia perso a favore solo di un giudizio moralistico?
Non c’è dubbio che più che giudicare le frasi di una persona si affibbiano delle categorie o dei giudizi che non hanno nulla a che fare con la politica. Si danno invece dei giudizi morali. Dire che una persona è orrenda, dire che non ha dignità, dire che è spregevole significa solo delle cose da sfogatoio che non dovrebbero appartenere al mondo del giudizio politico. Da un politico non ci si aspetta che dica queste cose, ma che faccia un altro tipo di ragionamento. Magari che corregga il Calearo di turno, ma non giudizi di questo tipo.
Il programma La Zanzara, o altri programmi analoghi, forse hanno anche loro delle colpe? Di trascinare in una sorta di trabocchetto i politici facendo loro dire delle cose con la scusa della goliardia?
Non sono d’accorso: uno deve mettersi nei panni di qualcuno che si trova davanti a frasi enormi. Non si può parlare di un contesto particolare di una determinata trasmissione. In realtà a La zanzara non c’è nessun contesto: si fanno domande e si danno delle risposte. Non è un gioco a quiz, non è Amici, non è Il Grande fratello. È una trasmissione di attualità in cui si risponde alle domande. Queste magari non sono di tipo istituzionale, non c’è il tono da talk show patinati e inquadrati, però un ospite può anche non rispondere. Non può il giorno dopo dire che stavamo scherzando.