Si chiama Oscar Pérez, ha 36 anni ed è accusato di aver pilotato l’elicottero da cui sono state sganciate quattro granate contro la Corte Suprema venezuelana. L’ispettore della brigata di azioni speciali del Cicpc (corpo di investigazioni scientifiche penali e criminali dell’intelligence venezuelana), è ora ricercato. Particolarmente attivo sui social, il pilota di elicottero e paracadutista, che ha avuto un addestramento di guerra, ha un profilo da “Rambo”. «Sono un padre di famiglia, un compagno. Sono un uomo che esce in strada senza sapere se tornerà a casa», afferma rivendicando per sé un ruolo di patriota e combattente per il bene.
Su Instagram ha pubblicato un video nel quale manifesta la sua indignazione contro il governo di Nicolas Maduro e chiede ai suoi compatrioti di continuare a manifestare in piazza. Inoltre, difende l’applicazione dell’articolo 350 della Costituzione, secondo cui il popolo del Venezuela ripudia qualunque regime che viola democrazia e diritti umani. Concetto espresso peraltro nello striscione esposto dall’elicottero che ha sequestrato (clicca qui per il nostro approfondimento). Perez afferma anche di non appartenere a nessun gruppo politico specifico, ma a «una coalizione di civili e militari che lotta contro la tirannia». Preferisce definirsi «nazionalista, patriota e fedele alle istituzioni».
L’agente dissidente dell’intelligence nel 2015 fu protagonista di “Muerte Suspendida” (Morte Sospesa), un film poliziesco su un argomento nel quale molti venezuelani si identificano: il sequestro. Il Venezuela è considerato il Paese più violento al mondo, con tassi record di omicidi. La pellicola, diretta da Oscar Rivas Gamboa e co-prodotta da Oscar Pérez, racconta la liberazione di un ostaggio sequestrato da banditi a scopo di estorsione. Il pilota non era l’unico funzionario attivo del Cicpc ad aver partecipato al film, anche perché l’obiettivo della pellicola era mostrare come il corpo lotta ogni giorno per sradicare la pratica criminale del sequestro.