Ospite di Cristina Parodi nella puntata odierna de La Vita in Diretta, Maria Ragusa, cugina di Roberta Ragusa, la donna scomparsa da Gello di San Giuliano Terme per il cui omicidio è stato indagato in primo grado il marito Antonio Logli, ha fornito il suo punto di vista sull’uomo che secondo il gup Elsa Iadaresta si sarebbe macchiato di un delitto tanto grave. Queste le sue dichiarazioni:”Privo di sensibilità? Francamente no. Io lo conosco da quando eravamo ragazzi. Era capitato che io andassi a Pisa e si era usciti insieme: ci conosciamo da quando abbiamo 22 anni. Francamente non avrei mai pensato ad un cambiamento del genere: quanto meno con noi ha sempre mascherato molto bene. Sinceramente non posso dire che mi sarei mai aspettata un epilogo del genere. Io me lo ricordo molto innamorato: lui era accorto, premuroso, protettivo. Il loro è stato un matrimonio d’amore. So che Roberta si era confidata con un’altra cugina parlandole delle sue difficoltà: lei era una persona molto riservata, molto legata ai figli: era una mamma chioccia”.
È stato bollato come un uomo “bugiardo e insensibile” nelle 134 pagine di motivazioni firmate dal giudice Elsa Iadaresta, la stessa che ha condannato l’elettricista delle Geste a 20 anni per l’omicidio di Roberta Ragusa. La cugina della vittima, Maria, ha parlato durante La Vita in Diretta sostenendo che “la sentenza di primo grado rappresenta un punto fermo in questa vicenda processuale”. Maria Ragusa ha confermato che “mai abbiamo creduto all’allontanamento volontario. A noi era stata prospettata un’amnesia dopo la caduta dalla scala, quindi eravamo in apprensione. Personalmente quando ho appreso della doppia vita di Logli, di cui come famiglia non eravamo a conoscenza, abbiamo avuto i primi sospetti”. La donna ha anche confermato che Antonio Logli “ha sempre negato l’esistenza di una crisi” con Roberta e che quella è stata la prova che “ci aveva presi in giro”.
Avrà 45 giorni di tempo il legale di Antonio Logli per confutare le 134 pagine di motivazioni fornite dal giudice Iadaresta rispetto alla condanna a 20 anni per omicidio e distruzione di cadavere di Roberta Ragusa. Come riportato da Il Tirreno, Antonio Logli, che per il momento sta osservando le prescrizioni del Gip comunicando preventivamente i suoi spostamenti – senza uscire prima delle 6 e rincasando entro le 21 – si appellerà con ogni probabilità al secondo grado di giudizio, rappresentato dalla Corte d’Assise d’Appello di Firenze. La probabile udienza del processo potrebbe avere luogo non prima della fine dell’anno, ma c’è chi addirittura è propenso ad indicare i primi mesi del 2018. Ma quali sono i possibili scenari per il marito di Roberta Ragusa? Quel che è certo è che l’uomo non potrà subire una pena maggiore dei 20 anni stabiliti dal gup Elsa Iadaresta in primo grado. Anzi, nel caso in cui i togati dovessero riconoscergli le attenuanti generiche potrebbe puntare anche ad uno sconto di pena di un terzo: passando così da 20 a 14 anni di reclusione.
Da alcune ore sono state depositate le motivazioni della sentenza con cui il gup Elsa Iadaresta ha condannato a 20 anni di reclusione Antonio Logli, l’uomo accusato di aver ucciso e fatto sparire la moglie Roberta Ragusa la notte tra il 13 e il 14 gennaio del 2012. Non può non passare sotto silenzio, però, il fatto che proprio oggi, 21 marzo, la donna di Gello San Giuliano Terme, se fosse stata viva, avrebbe compiuto 50 anni. Un’età importante, da festeggiare insieme alla famiglia e ai figli, che purtroppo può essere esaminata soltanto con rimpianto. Lo stesso che ha condizionato il commento di Nicodemo Gentile, avvocato di Associazione Penelope, alla lettura delle motivazioni della sentenza di condanna di Antonio Logli. Come riportato da Il Tirreno, il legale ha dichiarato:”Il giudice ha ricostruito quanto da noi sostenuto circa l’indole menzognera del Logli che ha sempre negato anche quando era impossibile mentire: resta il dolore umano pensando ai figli e a Roberta che domani avrebbe compiuto 50 anni”.
Nella mattinata di ieri sono giunte le motivazioni della sentenza di condanna a carico di Antonio Logli, marito di Roberta Ragusa e accusato del suo omicidio e distruzione di cadavere. A tre giorni dal termine ultimo, dunque, il gup Elsa Iadaresta, lo stesso che aveva condannato Logli a 20 anni di carcere al termine del procedimento con rito abbreviato, ha spiegato quali sono le ragioni dietro la sua decisione e che possono oggi essere riassunte con due soli aggettivi a carico del marito di Roberta Ragusa: “bugiardo e insensibile”. Secondo il giudice per l’udienza preliminare, come rivela il quotidiano La Nazione, sarebbero molteplici le bugie raccontate da Antonio Logli, reo di aver “reiteratamente e pervicacemente tentato di mistificare la realtà”. L’uomo avrebbe in più occasioni fornito una versione differente rispetto alla realtà e sempre smentita dalle indagini che presero il via dopo la scomparsa della moglie Roberta Ragusa, svanita nel nulla nella notte a cavallo tra il 13 ed il 14 gennaio 2012 dalla sua abitazione di Gello di San Giuliano Terme. Le bugie raccontate dal presunto assassino della donna riguarderebbero soprattutto la sua vita amorosa: Antonio Logli avrebbe mentito sulla profonda crisi che stava attraversando da tempo il suo matrimonio, così come sulla sua relazione extraconiugale con l’allora amante (e oggi convivente) Sara Calzolaio, all’epoca dei fatti babysitter dei figli ed amica della stessa Roberta Ragusa. La relazione tra i due ebbe inizio nel 2004 ma Logli la rese nota solo nel gennaio 2012, quattro giorni dopo la scomparsa della moglie, “allorché la donna lo mise alle strette”. Ulteriore bugia, secondo il giudice che lo ha condannato, riguarderebbe anche le telefonate fatte a Sara Calzolaio la notte della scomparsa di Roberta Ragusa. L’uomo riferì di averne fatta solo una, mentre in realtà furono tre, l’ultima della durata di appena 28 secondi, realizzata 18 minuti dopo la mezzanotte. Le tante menzogne di Antonio Logli, scrive il gup Iadaresta, avrebbero riguardato diversi soggetti ed eventi: dai graffi che lo stesso riportò su zigomo e mano e compatibili con una colluttazione alle presunte conseguenze fisiche e psichiche del trauma che riguardò la stessa vittima qualche giorno prima, cadendo dalle scale. Anche l’alibi fornito da Logli è stato definito falso dal gup: l’uomo asserì di essere stato in casa quella sera, mentre fu visto all’esterno dell’abitazione dal supertestimone Loris Gozi e da altre due testimoni. Oltre a sottolineare “l’indole menzognera” dell’imputato, Iadaresta ne ha evidenziato anche la “consistente insensibilità d’animo” non solo nei confronti della moglie uccisa ma anche della sua amante Sara Calzolaio. Quanto emerso dalle motivazioni, secondo l’avvocato Nicodemo Gentile dell’associazione Penelope (parte civile nel processo), rappresenterebbe la conferma di quanto già da tempo emerso circa le bugie dell’imputato condannato in primo grado.