Ancora un colpo di scena nella vicenda relativa alla morte di Stefano Cucchi, il 31enne geometra arrestato il 16 ottobre 2009 per detenzione di droga e morto in circostanze misteriose sei giorni più tardi all’Ospedale Pertini di Roma. Presso la Corte d’Assise è attualmente in corso il processo-bis che vede imputati cinque militari dell’Arma accusati, a vario titolo, di omicidio preterintenzionale, falso e calunnia. Oggi, come spiega il quotidiano Repubblica.it, è emerso un altro particolare choc relativo a nuovi verbali falsificati. Quello che per la Procura di Roma rappresentava solo un terribile sospetto, ora diventa drammaticamente reale alla luce della deposizione di Gabriele Aristodemo, carabiniere all’epoca in servizio presso la stazione Appia, sentito oggi dal pm Musarò nell’ambito della nuova udienza. La sua deposizione è stata caratterizzata da numerosi “non so” e “non ricordo” ma ha fornito anche la conferma che nella triste vicenda di Stefano Cucchi ci sono altri verbali falsi. Oltre a quello dell’arresto, ora sarebbe spuntato anche quello relativo alla perquisizione domiciliare in casa dei genitori del 31enne, eseguita dai carabinieri che erano in cerca della droga. Ebbene, quel verbale non sarebbe del tutto genuino.
TUTTE LE ANOMALIE EMERSE
Il carabiniere Aristodemo, sentito oggi in Corte d’Assise, era presente quando Cucchi veniva arrestato per detenzione di droga eppure la firma del 31enne non figura nel verbale di arresto né in quello di perquisizione. Un’anomalia che è stata così motivata dal testimone: “E’ normale, perché è un atto nostro”. Eppure, lo stesso militare dell’Arma ascoltato nel luglio 2015 aveva riferito che Cucchi si era rifiutato di firmare quell’atto, come riportato in un documento. Ora la versione del teste cambia: “Mi sbagliai, mi ero confuso”, ha detto. Era stato lo stesso Aristodemo, nell’udienza di tre anni fa, a dichiarare che il giovane geometra non aveva alcun segno in volto. Differente la versione odierna: “Quando venne portato in caserma, il ragazzo era rosso sotto gli occhi”. Differente anche la versione relativa allo stato di Cucchi durante la perquisizione domiciliare: “Cucchi era seduto sul divano ed era calmo”, ha detto Aristodemo. In una telefonata di tre anni fa, intercettata dalla Procura, un altro carabiniere sotto processo, Raffaele D’Alessandro, chiamando il collega oggi testimone riferì di essersi ricordato che Cucchi aveva iniziato a dare testate al muro e che dovettero ammanettarlo per calmarlo. “Quello che disse D’Alessandro non era vero, perché c’ero anche io lì”, ha oggi smentito Aristodemo.