All’indomani dal monito della Casa Bianca, che metteva in guardia il presidente della Siria Bashar Assad contro nuovi attacchi chimici in merito ai quali gli Usa avrebbero individuato i presunti preparativi e dopo le minacce di Trump, ecco che giunge oggi una novità che andrebbe a smentire quanto finora emerso. Il blog di Beppe Grillo ha infatti riportato l’articolo del Die Welt dal titolo “La linea rossa di Trump”, nel quale Seymour M. Hersh, lo scorso 25 giugno, smentisce l’attacco chimico in Siria del 4 aprile aggiungendo un elemento importante: “Trump lo sapeva”. Secondo il giornalista, il presidente Usa sapeva anche della mancanza di prove sull’uso di gas sarin in Siria ma nonostante ciò decise ugualmente di agire con i suoi 59 missili Tomahawk. Nelle ore successive alla strage, furono diffuse online alcune foto attorno alla cui autenticità, secondo quanto scritto nell’articolo, ci sarebbero stati non pochi dubbi. Si trattava di immagini promosse e sponsorizzate soprattutto dai “caschi bianchi”.
L’avviso della Casa Bianca, dunque, cozzerebbe non poco con quanto riportato nell’articolo del quotidiano tedesco secondo il quale, infine, l’intelligence Usa avrebbe chiarito che l’attacco dello scorso aprile, pur essendo stato condotto dal regime siriano, non aveva visto l’impiego di armi non convenzionali ed era stato mirato a colpire una base jihadista. Tutti i particolari sul suddetto attacco, sarebbero stati forniti solo successivamente da Mosca a Washington. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
La situazione in Siria è tutt’altro che serena: una sanguinosa e continua guerra civile, una lotta al terrorismo e uno scontro da guerra mondiale tra Russia, Usa, Turchia, Iran e regime Damasco. Insomma, per il destino di questo popolo martoriato le nubi sono sempre più nere, invece che diradarsi. Intervenendo davanti al Consiglio di Sicurezza dell’Onu a New York, ha parlato ieri l’inviato speciale delle Nazioni Unite Staffan De Mistura e ha parlato proprio dell’immediato destino di pace e di guerra in Medio Oriente e Africa del Nord: «Siamo convinti che la società civile sarà fondamentale per preservare e rigenerare la coesione sociale di un paese che per lungo tempo è stato lacerato dalla guerra». La situazione spiegata dall’inviato speciale è complessa per quanto riguarda i vari colloqui di pace del prossimo luglio a Ginevra: «da quando è stato firmato il memorandum di “de-escalation” il 4 maggio ad Astana, la violenza è chiaramente in calo. Centinaia di vite siriane continuano ad essere risparmiate ogni settimana e molte città sono tornate ad un certo grado di normalità.
Una buona tendenza generale, ma che non è uguale ovunque», spiega De Mistura che idealizza e imposta anche il prossimo iter necessario per provare a disinnescare la “bomba” della terza guerra mondiale. «Una traiettoria ideale nelle prossime due settimane sarebbe: progressi ad Astana il 4 e 5 luglio, con incontri congiunti a livello di esperti con i gruppi di opposizione. Poi un dialogo tra importanti attori internazionale al vertice del G20 di Amburgo il 7 e 8 luglio, quando la Siria sarà inevitabilmente uno dei temi in agenda».
La terza guerra mondiale è servita: ora la minaccia più grave arriva, anzi ritorna, sulla Siria, uno dei focolai più imprevedibili e pericolosi dell’intera comunità internazionale. Troppi Paesi, troppe dispute e scenari talmente impossibili da prevedere che potano il rischio della minaccia a livelli impensabili: dopo l’ultimatum degli Usa alla Siria e ad Assad (ma con chiaro riferimento indiretto alla Russia) Trump si è attirato di nuovo la furia degli altri Paesi con ruoli più o meno importanti in Siria. Il ministro degli esteri dell’Iran, Mohammad Javad Zarif, ha scritto stamattina sui social tutto il suo disappunto per la “minaccia” americana: «La nuova pericolosa escalation della tensione in Siria da parte degli Stati Uniti, basata su falsi pretesti, servirà soltanto all’Isis proprio quando sta per essere spazzato via da siriani e iracheni».
Secondo Zarif e il governo di Teheran la decisione di Trump di “avvertire” Assad per eventuali altri attacchi chimici non prosegue nella politica del dialogo, «”Invece di perseguire politiche che rafforzano i terroristi – ha aggiunto Zarif – gli Stati Uniti dovrebbero aderire alla vera guerra contro di loro».