Dopo il rinvio a giudizio di Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni, accusati della morte di Martina Rossi in conseguenza di altro reato, a prendere la parola sono state ovviamente le loro difese. L’avvocato Stefano Buricchi, difensore di Luca, ha spiegato al termine dell’udienza, come riporta ArezzoNotizie.it: “Per il mio assistito potersi difendere sarà una liberazione”. Il legale si è detto sereno, “anche perché sappiamo che in questo modo, una volta concluso il procedimento, per Luca ci sarà la parola fine per questa vicenda”. Ad essere sereno però, non è solo Vanneschi ma anche Alessandro Albertoni, stando alle parole delle rispettive difese. Entrambi i giovani, dunque, affronteranno il processo anche se non si esclude che lo faranno cercando di eludere il grande clamore mediatico che esiste attorno alla vicenda. I genitori di Martina, nel frattempo, hanno appreso con soddisfazione la prima tappa del difficile percorso che li attende. “Non sarà facile, ma andremo fino in fondo”, ha dichiarato il padre della giovane morta a Palma di Maiorca nel 2011. “Sono stati sei anni lunghi, faticosi e non scontati nell’esito”, ha aggiunto il legale della famiglia Rossi, anche lui pienamente soddisfatto, in attesa della prima udienza del processo a carico dei due aretini e che si svolgerà il prossimo 13 febbraio, preceduta dall’udienza “tecnica” del prossimo 20 dicembre. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
SVOLTA NELLE INDAGINI SEI ANNI DOPO
Svolta nelle indagini per la morte di Martina Rossi, la ventenne studentessa ligure morta dopo la caduta dal balcone di un albergo a Palma di Maiorca, in Spagna, dove stava trascorrendo le vacanze estive. Sono stati infatti ufficialmente rinviati a giudizio i due ragazzi toscani di Castiglion Filibocchi in provincia di Arezzo, Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni, ritenuti responsabili della morte di Martina, lanciatasi secondo gli inquirenti dal balcone per sfuggire a un tentativo di violenza sessuale dei due. “Un passo avanti è stato fatto – ha commentato il padre di Martina, Bruno Rossi – adesso il percorso sarà lungo. Sarà un lavoro complicato evidenziare cosa è accaduto. Non è stato semplice, quello di oggi è un inizio di un percorso che continuerà fin quando avremo la forza di andare avanti”.
LA COMPLESSITA’ DEL PROCESSO
La ricostruzione degli eventi di quella notte dell’agosto 2011 a Maiorca, quando sono accaduti i fatti che hanno portato alla tragica morte di Martina Rossi, è stata particolarmente lenta e laboriosa. La procura di Arezzo ha stabilito come la giovane ligure sia caduta dal sesto piano dell’albergo Santa Ana a Palma di Maiorca, nota località di villeggiatura presso le Isole Baleari in Spagna, per cercare una via di fuga dalla brutale aggressione a sfondo sessuale dei due aretini. Una tesi perorata dagli avvocati dei genitori di Martina. Luca Fanfani e Stefano Savi. Riguardo il rinvio a giudizio, l’avv. Savi ha dichiarato: “Il processo sarà complesso, gli spagnoli hanno liquidato questo come molti altri casi simili, come se fosse un suicidio. Le procure italiane invece hanno fatto un grande lavoro”. Un atteggiamento che secondo gli avvocati difensori della famiglia Rossi ha procurato grandi rallentamenti alle indagini, impedendo di fare chiarezza in tempi rapidi su quello che è stato il ruolo nella tragica vicenda di Vanneschi e Albertoni.
PRIMA UDIENZA IL 13 FEBBRAIO
I legali dei due ragazzi aretini avevano invece chiesto l’archiviazione del caso, a causa della mancanza di prove e riscontri certi, e soprattutto l’eccessivo tempo trascorso rispetto ai fatti, sostenendo la causa dell’archiviazione e del suicidio già portata avanti inizialmente dagli inquirenti spagnoli. Tesi ritenuta non attendibile, ed ora Vanneschi e Albertoni dovranno affrontare un processo, con la prima udienza messa in calendario per il prossimo 13 febbraio, anche se ufficialmente il fascicolo del processo sarà costituito prima delle festività natalizie, il prossimo 20 dicembre. L’avvocato di Luca Vanneschi, Stefano Buricchi, si è detto comunque convinto della possibilità di provare l’innocenza del suo assistito: ““Il processo ci darà l’opportunità di dimostrare l’innocenza del mio assistito – sostiene Stefano Buricchi, legale di Luca Vanneschi – e soprattutto una volta concluso la vicenda si chiuderà definitivamente, e questa spada di Damocle non penderà più sopra di lui”.