Ha dell’incredibile il caso di cronaca anticipato da Il Corriere della Sera che ha visto protagonista una modella inglese di 20 anni, rapita a Milano e tenuta sotto sequestro in una baita per una settimana nel comune di Lemie, frazione di Borgial (Torino), da un uomo che aveva intenzione di venderla all’asta come schiava sessuale per 300mila euro. Una storia paradossale, verificatasi tra l’11 e il 17 luglio, con l’ignara indossatrice attirata con l’inganno su un set fotografico fasullo nei pressi della Stazione Centrale di Milano. Qui, dopo essersi spogliata, la ragazza è stata aggredita e narcotizzata da due uomini, che per farlo hanno usato della ketamina, uno degli stupefacenti più pesanti in circolazione, adoperato ad esempio per sedare i cavalli. Con la 20enne sotto l’effetto del sonnifero, i malviventi hanno avuto tutto il tempo per fotografare la ragazza, infilarla in un sacco e riporla nel portabagagli, dando di fatto il via al sequestro di persona. La malcapitata si è risvegliata alcune ore dopo incatenata al mobile di una stanza e lì si è ritrovata a tu per tu con il sequestratore, il cui piano era quello di mettere l’annuncio online sul dark web per rivendere la donna come schiava sessuale. La vendita sarebbe dovuta avvenire mediante bitcoin, monete virtuali, per una base d’asta di 300mila euro.
MODELLA SEQUESTRATA E MESSA ALL’ASTA: BLACK DEATH GROUP ESISTE DAVVERO?
LA 20ENNE “SALVATA” DAL FIGLIO
Alla fine, a salvare la modella inglese sequestrata per essere messa all’asta, potrebbe essere stato il figlio. Come rivelato da Il Corriere della Sera, il cittadino anglo-polacco che l’aveva prima attirata nella trappola, poi stordita e incatenata, l’ha liberata dopo una settimana spiegandole che il suo status contravveniva alle regole dell’organizzazione, denominata Black Death, che aveva ordinato il sequestro di persona:”Tu hai un figlio di due anni e le nostre regole escludono le madri”, le ha detto. Non è ancora chiaro se il gruppo esista realmente: un rapporto Europol del 2015, hanno spiegato gli inquirenti in conferenza stampa, ne segnala l’esistenza, ma non è da escludere che a rappresentarlo sia proprio l’uomo che ha sequestrato la 20enne. Finito in manette il 18 luglio, il carceriere reo confesso ha parlato di potenziali complici, riferendosi vagamente ad alcuni hacker romeni. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia, dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dal sostituto procuratore Paolo Storari, intendono ora accertare se l’intenzione del sequestratore fosse quella di truffare i potenziali compratori sul web o se davvero la ragazza rischiasse di finire fra le mani dei nuovi schiavisti online del sesso. Per il momento la Squadra Mobile e la Procura antimafia di Milano procedono per sequestro di persona a scopo di estorsione.
LA MINACCIA E IL RILASCIO
Il cittadino anglo-polacco che ha sequestrato la modella inglese è stato considerato dagli inquirenti come un potenziale “mitomane”. A dimostrarlo innanzitutto il suo biglietto da visita, in cui il sequestratore si spacciava come killer abituato ad operare “soluzioni finali a pagamento” per conto dell’organizzazione Black Death operante nel deep web. Secondo la ricostruzione degli investigatori, dopo aver messo all’asta la malcapitata, di fronte all’assenza di offerte, l’uomo avrebbe prima chiesto all’agente della modella che l’aveva indirizzata al servizio fotografico di pagare lui il riscatto poi, per motivi ancora da appurare, avrebbe avuto un ripensamento. L’uomo avrebbe infatti comunicato alla donna la volontà di liberarla, portandola addirittura in giro per Milano per offrirle un gelato prima di rilasciarla al consolato britannico. Tutto ciò, però, sarebbe avvenuto ad un patto: quello che la ragazza avrebbe dovuto osservare facendo pervenire all’uomo, dopo il rilascio, una cifra pari a 50mila euro. Altrimenti, era la minaccia del sequestratore, Black Death, un’organizzazione che fra le altre attività uccide e sequestra le persone, l’avrebbe nuovamente rintracciata e fatta fuori.