Ti ho vista, sai. Nel video che è diventato virale in rete. Era il 6 febbraio, alle due del pomeriggio. Eri a Bollate, fuori scuola, con la tuta grigia e la borsettina a tracolla. Davanti a te la ragazza che ti ha soffiato il ragazzo, volano parole, la prendi per i capelli, lei un po’ scappa ma tu non molli, lei cade a terra e tu la riempi di calci, lei grida “aiutatemi per favore qualcuno mi aiuti!”, ma tu insisti e ti accanisci ancora di più. Lei riceve un calcio in testa: “aiutatemi!” grida. Poi il video si arresta e non so più nulla di te. Ricordo bene, però, il contorno di risa degli spettatori, ti dicevano: “vai così cattiva, dai, dai!” ti incitavano. Nessuno è intervenuto, nessuno ti ha fermato. Anzi questi spettatori divertiti ti hanno filmato col cellulare e hanno postato in rete il video.
Così quello che è successo a Bollate lo hanno visto tutti. Così la cosa non è finita lì. Ti sarai accorta che su Facebook si è scatenata la caccia per scovarti. Moltissimi coetanei cercano di identificarti, e c’è chi ti vuole morta, chi in galera, chi desidera giustizia, spaccandoti la faccia, restituendoti ciò che hai provocato. Adesso le parti sono invertite, sei tu la preda, sei tu che devi aver paura di andare in giro, sei tu che devi difenderti da una violenza che forse non ti aspettavi e nemmeno capisci.
Un po’ te lo meriti, diciamolo. Così ti rendi conto che non esistono atti senza conseguenze e che diventare popolare nel quartiere in quel modo alla lunga non porta mai guadagno. Vedrai che molti di quelli che ti incitavano pochi giorni fa ti molleranno, perché il tuo potere ora non è più nulla, perché ti sei sgonfiata come un gelato al sole. E hai paura, forse non lo ammetterai mai, anzi farai la dura. Perché non è bello leggere quello che si scrive di te in rete, non piace a nessuno.
Non è il predicozzo che voglio farti, però; non mi sono mai piaciuti i predicozzi, anche perché di solito dicono quello che si sa già. Vorrei piuttosto porti una questione. Come ne esci, adesso, da questa situazione? Perché la tua popolarità è un’arma a doppio taglio e adesso ti si è ritorta contro e farà male. Hai due vie di uscita, mi sembra.
La prima, puoi continuare a essere così, con un moto di orgoglio e durezza. Continua a sostenere di avere ragione, che quella bastarda ti aveva rubato il ragazzo, che si meritava quel trattamento e che saresti pronta a rifarlo anche oggi. Perché ciò accada dovrai selezionare i fedelissimi, quelli che sono sulla tua stessa lunghezza d’onda, quelli che la pensano come te, quelli che ti stimano perché non ti fai mettere i piedi in testa da nessuno e sai farti rispettare, eccome se sai farti rispettare: lo hai dimostrato a tutti. La tua compagna resta una puttana, gli altri non capiscono un cazzo e non te ne fotte niente di niente.
La seconda è che inizi a studiare. Perdonami, mi sono fatto l’idea che tu sia una che non studia. Semmai smentiscimi tu. Metterti a studiare è un’ottima via di uscita. Che cosa c’entra lo studio, potresti chiedermi. Ti rispondo che c’entra, moltissimo. Pensa che c’è addirittura chi crede che lo studio non sia un dovere, ma un diritto, qualcosa che non può mancare perché se manca succedono guai. La cultura, questa parola che a volte fa storcere il naso e sembrare un po’ sfigati o perdenti, è invece il modo per comprendere meglio cosa accade, al mondo, a noi stessi e a gli altri. Devi concedermi un po’ di fiducia in questo, me ne rendo conto: devi accordarmi che studiando matematica, diritto, italiano, inglese, storia e scienze a poco a poco cambierà il modo di giudicare il reale. Non succederà subito, ci vorrà un po’.
Studiando, potresti considerare che la ragazza che ti ha soffiato il ragazzo ha forse fatto un errore, ma che anche lui in fondo c’è stato e quindi, sempre forse, non ti voleva così bene; potresti ipotizzare altri modi per risolvere la stessa questione; potresti valutare che chi la pensa e vive in modo diverso dal tuo potrebbe, qualche volta, avere ragione e così potresti provare a valutare il suo punto di vista; potresti scoprire che dagli altri puoi prendere senza rubare, che la popolarità è di chi fa stare bene le persone, non di chi le terrorizza.
Studiare serve a questo, a diventare uomini e donne migliori, dotati di giudizio, non sempre preda delle proprie emozioni. Studiare serve a porsi delle domande interessantissime: è così che voglio vivere? Chi sono quelli che chiamo amici? Che donna voglio diventare? Non è una strada breve e facile, però è quella che ti raccomando. Per aiutarti prova a guardarti intorno da subito: il mondo è più grande di come a volte lo riduciamo, esistono modi diversi di trattarsi fra persone, così come esistono persone bellissime con cui condividere il tempo. Bellissime perché aprono orizzonti imprevedibili. Ne basta una. E questa a sua volta ti renderà più facile studiare.
Sei a un bivio adesso: solo tu puoi scegliere la strada, consideralo un momento fortunato. Ti auguro di non essere sola in questo momento. Che non ci siano solo coetanei e adulti che ti confermano sulla vecchia via o che ti disprezzano, mostrando peraltro una violenza simile a quella che ci hai fatto vedere tu. Ti auguro che ci siano invece compagni sinceri coi quali riprendere, resa più forte da questa esperienza in cui ti sei infilata e dalla quale, finalmente, riesci a intravedere un’uscita. Ti auguro di poterlo desiderare.