Nel giorno 21 luglio, la Chiesa Cristiana onora e ricorda San Daniele profeta. Il santo nacque con ogni probabilità nella città di Gerusalemme, anche se non si conosce con esattezza l’anno in cui venne al mondo. Di lui si sa che proveniva da una famiglia della nobiltà giudea, e che nel periodo dell’adolescenza (606-605 a. C) subì una deportazione a Babilonia ad opera del sovrano Nabucodonosor, assieme ad altri giovani nobili. Qui cominciò a ricoprire il ruolo di funzionario di corte, dopo essere stato adeguatamente preparato per tre anni, e iniziò anche a fare da interprete ai sogni del sovrano. Di Daniele, al quale venne imposto un altro nome, Baltazar, secondo il costume dell’epoca, Nabucodonosor insegnò ad apprezzare soprattutto la prontezza di spirito, la saggezza e l’intelligenza, tutte doti che indussero il sovrano a nominarlo principe di Babilonia e prefetto, nonostante la sua giovane età. Una delle occasioni in cui il profeta ebbe modo di dimostrare tutta la sua arguzia e la sua saggezza fu una causa, che vide coinvolta Susanna, una giovane donna condannata a morire ingiustamente a causa della falsa testimonianza di due giudici. Questo episodio contribuì a far aumentare la fama di Daniele presso gli altri giudei deportati a Babilonia, che lo conobbero anche per la straordinaria sapienza mostrata nell’interpretare un sogno che inquietò molto Nabucodonosor: in cui vide una grandiosa statua fatta di tanti metalli distrutta da una pietra staccatasi da una montagna. Daniele lasciò esterrefatto il sovrano non soltanto perché era stato in grado di interpretare il suo sogno, ma anche per il fatto che fu in grado di indovinare la visione che il re aveva avuto, dato che quest’ultimo, per assicurarsi di non avere delle interpretazioni non veritiere, non raccontò a nessuno cosa aveva sognato.
Questa non fu l’unica volta in cui Daniele mostrò la capacità di parlare per volontà di Dio: è famosa, infatti, la circostanza in cui il profeta interpretò il sogno dell’albero che, abbattuto, crebbe in seguito ancora più rigoglioso. L’albero simboleggiava lo stesso sovrano, che avrebbe perso la sua magnificenza per volere di Dio, e che soltanto per volere divino l’avrebbe riconquistata.
Daniele continuò a godere di onori e ammirazione anche successivamente alla conquista di Babilonia (539 a.C) da parte dei Medi e dei Persiani. Anche il sovrano persiano Ciro, infatti, ne apprezzò la grande sapienza ed era solito consultarlo per avere da lui qualche buon consiglio. Tuttavia, un certo punto, Daniele cadde in disgrazia presso il sovrano a causa degli intrighi orditi da nemici invidiosi. Condannato ad essere dato in pasto ad alcune belve feroci, riescì a salvarsi grazie ad un intervento miracoloso.
Daniele, che i cristiani ortodossi festeggiano il 17 dicembre, viene solitamente rappresentato nell’iconografia tradizionale con in mano il Rotolo della Profezia.