Anche il settimanale “Giallo” ha analizzato nell’ultimo numero in edicola la passata udienza del 27 maggio scorso in merito al processo che vede imputato Massimo Bossetti per l’omicidio di Yara Gambirasio. I legali del muratore di Mapello avrebbero contestato diversi aspetti tirati in ballo dall’accusa, tra cui anche il video del furgone attribuito a Bossetti e che sarebbe stato “confezionato” a uso e consumo dei media. Il Comandante dei Ris ha già ampiamente replicato su questo aspetto spiegando che tali immagini sarebbero assolutamente vere e complete. La difesa del presunto assassino di Yara avrebbe anche contestato gli orari del passaggio del furgone di Bossetti davanti alla palestra frequentata dalla tredicenne, “ammettendo così che il furgone in questione è proprio il suo”, scrive il settimanale. Gli avvocati di Massimo Bossetti, dunque, sarebbero inciampati sul medesimo aspetto dagli stessi contestato? In base a quanto riportato da “Giallo” sembrerebbe proprio così.
Dopo aver destato clamore nelle passate udienze del processo per la morte di Yara Gambirasio e che vede unico imputato Massimo Bossetti, parla Gina, la detenuta destinataria delle missive scabrose scambiate con il muratore di Mapello. Il settimanale “Giallo” avrebbe raccolto le parole della donna, Luigina A., che tanto ha fatto discutere nelle scorse settimane. “Non avevo capito l’altra faccia di Bossetti. Mi meraviglio che la sua difesa non abbia mai preso in considerazione la possibilità di chiedere un accertamento sul suo profilo psicologico”, avrebbe asserito la donna nel carcere di Bergamo dove è detenuta. “In carcere è consuetudine che i detenuti si scambino lettere di solidarietà. Lo abbiamo fatto anche io e Bossetti. Però lui si è fatto prendere un po’ troppo la mano, tanto che continua a scrivermi ancora adesso che la vicenda è finita sui giornali”, ha ancora rivelato Gina, sostenendo quindi di continuare a ricevere le missive del presunto assassino di Yara Gambirasio. “Credo che quella di Bossetti sia una sorta di vendetta nei confronti di Marita, dopo aver saputo che lei lo tradiva”, ha infine asserito, augurandosi di essere tirata fuori da questa storia e dicendosi dispiaciuta per essersi sentita strumentalizzata.
Nel corso della passata udienza del processo sulla morte di Yara Gambirasio e che vede imputato – e prossimo alla sentenza – Massimo Bossetti, a prendere la parola è stata la sua difesa. Un’arringa intensa e che proseguirà anche nel prossimo appuntamento la cui data è già stata fissata al 10 giugno. Come sottolinea il settimanale “Giallo”, i due avvocati del muratore di Mapello hanno cercato in maniera decisa di mettere in discussioni i punti cardine del lavoro finora condotto dagli inquirenti. Tra questi anche la deposizione del colonnello Michele Lorusso, ufficiale dei Ros, giudicata dall’avvocato Salvagni un “atto gravissimo”. Il militare aveva riferito in aula di essere giunto sul luogo del ritrovamento del corpo della piccola Yara Gambirasio, Chignolo d’Isola, prima della Scientifica e dei medici e di aver notato come la giovane vittima – il cui corpo non era stato ancora toccato – stringesse nella mano alcuni fili d’erba, attaccata al terreno. Secondo Salvagni, il carabiniere avrebbe mentito sottolineando come l’erba non fosse radicata al terreno. Secondo l’accusa, invece, la ragazzina realmente stringeva i fili d’erba, a testimonianza che fu uccisa proprio in quel campo e non spostata successivamente come sostiene la difesa del muratore. Al giudice il compito di stabilire quale sia la verità, alla luce dei tanti elementi a sua disposizione.
Il processo sul delitto di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate uccisa il 26 novembre 2010 e del cui omicidio è accusato Massimo Bossetti, vede di fronte a sé ancora poche udienze prima della sentenza nella quale sarà deciso il destino dell’unico imputato. Nell’aula del Tribunale di Bergamo, lo scorso 27 maggio a prendere la parola è stata la difesa del muratore di Mapello, formata dagli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini, i quali hanno dato il via ad una lunga arringa che riprenderà solo il prossimo 10 giugno. I due avvocati di Massimo Bossetti, ovviamente, hanno cercato di contestare alcuni dei punti cruciali dell’accusa, ribadendo come la vita dell’imputato, prima del suo arresto, sia stata tutto tranne quella di un “sex offender”, come è stato definito. “La sua vita è stata passata al setaccio e non è stato trovato nulla: la sua vita è casa, lavora e famiglia”, ha contestato Salvagni il quale non ha nascosto l’attitudine del presunto assassino di Yara Gambirasio ad essere “piacione” e “provolone”, ma questo non significherebbe certamente la sua colpevolezza. Come riporta L’Eco di Bergamo, il difensore di Massimo Bossettinon ha usato mezzi termini quando ha definito l’intera vicenda giudiziaria che vede coinvolto da due anni il suo assistito una vera “tortura”, evidenziando i vari “colpi bassi” finora subito da inquirenti e investigatori, dalla storia del furgone ripreso dalle telecamere e diffuso dalla stampa (secondo l’accusa si tratterebbe del mezzo del muratore), alle recenti lettere scabrose che Massimo Bossetti avrebbe inviato ad un’altra detenuta del carcere, tal Gina e che lo avrebbero allontanato per alcune settimane dalla moglie Marita, prima della recente riappacificazione. “Massimo Bossetti è più preoccupato per la sua famiglia che per se stesso, perché è convinto della sua innocenza ed è sempre stato convinto che il giudice avrebbe capito che è estraneo ai fatti”, sono state le parole dell’avvocato Camporini che, parlando anche lui di famiglia e soprattutto di figli ha portato l’imputato a sciogliersi in un pianto inaspettato in aula. La verità su quanto accaduto sei anni fa alla povera Yara Gambirasio è sempre più vicina. Dopo la prossima data del 10 giugno, quando la difesa completerà la sua arringa, infatti, la settimana seguente toccherà alla replica delle parti, quindi si andrà dritti al primo luglio, data fissata e nella quale i giudici si riuniranno in camera di consiglio per stabilire l’esito di un processo che ha tenuto l’Italia con il fiato sospeso fino ad oggi.