Tre arresti nelle indagini che riguardano lo Ior: tra di essi anche un alto prelato, monsignor Nunzio Scarano. Gli altri due arrestati sono un funzionario dei servizi segreti e un broker finanziario. Monsignor Scarano era nel mirino degli inquirenti da tempo, il suo nome nell’ambito delle indagini era infatti già uscito fuori. E proprio per questo già da giorni il monsignore era stato sospeso dai suoi incarichi per decisione del Papa. Le accuse per lui sono di corruzione e truffa. Il prelato ricopriva in Vaticano una carica di alta responsabilità: responsabile del servizio di contabilità analitica dell’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica (Apsa), l’organismo che gestisce i beni della Santa Sede. Secondo le accuse il sacerdote avrebbe dato al funzionario 400mila euro per recuperare da conti svizzeri venti milioni di euro in contanti appartenenti a una famiglia amica dello stesso vescovo. In realtà Scarano è già indagato anche a Salerno sempre per accuse relative a movimenti di denaro. L’arresto rappresenta un forte cambiamento nei rapporti diplomatici tra Santa Sede e Italia: in passato ogni indagine sullo Ior ad esempio era considerata invasione della sovranità di uno stato indipendente, il Vaticano appunto. Proprio ieri il Papa aveva nominato una commissione che deve fare luce sulla reale situazione dell’istituto bancario.