Raffaele Sollecito è un uomo libero ma anche molto arrabbiato. Il giovane pugliese, arrestato e poi assolto in via definitiva nell’ambito del delitto di Meredith Kercher, aveva avanzato in passato una richiesta di indennizzo di oltre 500 mila euro per i quasi 4 anni di ingiusta detenzione. La Cassazione, tuttavia, ha bocciato il suo ricorso sulla rivalutazione dell’istanza di indennizzo (pari esattamente a 516 mila euro) dopo essere stata già respinta lo scorso febbraio dalla Corte d’Appello fiorentina. Al suo difensore, l’avvocato Giulia Bongiorno, Sollecito ha commentato la decisione della Cassazione definendola “inspiegabile”. Il giovane, come riporta Repubblica.it, ha anche sottolineato quali sono state le principali conseguenze dell’ingiusta detenzione a suo carico, commentando con amarezza: “Se ancora non trovo lavoro è per quanto mi è successo. Sto ancora subendo le conseguenze degli anni passati in carcere da innocente e non capisco perché questo non venga compreso”. Parlando all’AdnKronos, anche il suo difensore ha manifestato qualche perplessità in merito al verdetto della Suprema Corte, riconoscendo una serie di contraddizioni rispetto alla precedente decisione di assolvere il suo assistito insieme ad Amanda Knox. Per coerenza, dunque, “ci si attendeva un minimo di risarcimento”, ha commentato l’avvocato Bongiorno, che ha annunciato di non volersi affatto fermare andando avanti anche in sede europea.
Fu arrestato con l’accusa di concorso in omicidio nell’ambito del delitto di Perugia nel quale perse la vita la studentessa inglese Meredith Kercher, il 2 novembre di 10 anni fa. La stessa Cassazione nel 2015 chiuse il processo e dopo quasi 4 anni di detenzione stabilì l’assoluzione in via definitiva si Sollecito e Knox. Per il delitto Kercher, dunque, il solo condannato per omicidio resta Rudy Guede, l’ivoriano attualmente detenuto nel carcere di Viterbo dove sta scontando una condanna a 16 anni di reclusione. Il primo rifiuto di fronte alla domanda di risarcimento da parte dei giudici fiorentini fu giustificato con la condotta “dolosa” e “gravemente menzognera” che Raffaele avrebbe avuto nella prima fase dell’inchiesta. Differente la posizione dei suoi difensori che anzi evidenziarono una violazione della garanzia difensiva del proprio assistito. Tra circa un mese, sarà possibile conoscere anche le motivazioni che hanno spinto la Cassazione a bocciare per la seconda volta il ricorso.