Vincenzo Nardiello, ex campione di pugilato e divenuto celebre per essere stato il primo italiano a conquistare il titolo mondiale dei supermedi di boxe, probabilmente aveva scambiato il suo ambiente domestico in un ring. Dopo aver vissuto una relazione felice con la sua ex convivente, era sopraggiunto tristemente il momento delle liti e delle incomprensioni che già nel 2008 avevano portato a far trapelare i primi segni di una relazione arrivata al capolinea. Gli insulti rivolti alla donna, come riporta Leggo.it, erano arrivati sempre più frequenti ma a questi erano giunti molto presto anche episodi molto più violenti con minacce e aggressioni fisiche, tra cui un pugno in pieno volto alla donna e danneggiamenti alla sua auto. Superato ormai il limite, l’allora convivente aveva deciso di rivolgersi alle forze dell’ordine denunciando e dando il via ad un vero e proprio procedimento che si è concluso con una sonora sconfitta, molto più dolorosa di quella dei Giochi di Seul del 1988 e giunta ieri, quando il tribunale di Roma lo ha condannato a 2 anni e 6 mesi per maltrattamenti in famiglia, lesioni e danneggiamento ai danni dell’ex convivente. E’ questa la decisione presa dai giudici dopo i reati contestati a Nardiello dal pm Louella Santini.
GLI EPISODI DI VIOLENZA
La vittima di una serie di episodi all’insegna di violenze prima verbali e poi fisica è stata per anni la sua ora ex compagna. Era il 2008 quando da una banale discussione si finiva con l’essere riempita dagli insulti indicibili di Vincenzo Nardiello. Da “Sei solo una put…, con te non ci si mette nessuno. Stro..” a “Fai schifo, sei diventata una vecchia”, divenute ormai offese quotidiane. Tra gli altri episodi decisamente più violenti e portati a processo, viene citato quello dell’estate 2011, sopraggiunto come sempre dopo l’ennesima lite per futili motivi. In quell’occasione, l’ex campione di pugilato bloccò la donna contro un muro e le puntò un coltello alla gola. Gli episodi più violenti, quelli contestati in particolare dalla procura di Roma arrivarono l’anno seguente. Si passa da un’aggressione violenta in auto, al culmine di un battibecco, ai pugni in faccia, nuove minacce con il coltello e il danneggiamento dell’auto presa a calci. Era il 30 aprile 2012 quando, come si legge negli atti del processo, Nardiello “dopo l’ennesima discussione e dopo aver bevuto, sporgendosi dal balcone dell’abitazione le urinava addosso”. Un incubo durato anni ma che fortunatamente si è concluso con una condanna a carico dell’ex pugile.