C’è anche San Melezio di Antiochia tra i santi che vengono celebrati dalla Chiesa cattolica il 12 febbraio. Antiochia di Siria, ora in Turchia, è una cittadina della Siria che grazie al diffondersi del Cristianesimo venne scelta come una delle quattro sedi che rappresentavano i patriarcati iniziali: proprio ad Antiochia è possibile contemplare la grotta dove Pietro e Paolo diedero inizio alle loro predicazioni e celebrazioni eucaristiche. Melezio nasce in Armenia minore, precisamente in una cittadina chiamata Melitene, e nel corso della sua vita mostra capacità di bontà giustizia e perseveranza. Nel 357 viene nominato vescovo di Sebaste, città dell’Armenia, e tre anni più tardi diventa vescovo di Antiochia, un contesto che lo porterà ad affrontare non poche difficoltà: proprio in quel tempo, si risale al IV secolo circa, era in atto nella Chiesa di Antiochia un processo di scissione religiosa rappresentata da due linee di pensiero differente quella ariana e quella ortodossa. A complicare la situazione di Melezio si aggiunse la disapprovazione dei sostenitori del vescovo precedente Eustazio, che si fecero chiamare eustaziani e che si contrapponevano alle intenzioni di Melezio. Un tassello importante che portò Melezio ad essere visto come una minaccia agli occhi dell’imperatore, era la sua fede di orientamento niceno che sosteneva l’unicità di Dio. E’ proprio durante un’omelia tenuta dinnanzi all’imperatore Costanzo che Melezio si spinge oltre dando un’interpretazione di un passo tratto dai proverbi della Bibbia che destava sospetti su un incitamento anti ariano: a questo punto, appena dopo pochi mesi dalla sua nomina come vescovo di Antiochia, l’imperatore ordina il suo esilio. Da quel momento si assiste all’interno della Chiesa a una nuova scissione, infatti agli eustiziani si contrappongono i meleziani, ovvero coloro che si rispecchiano nel modo di agire di San Melezio e continuano a rivendicarne le qualità e i meriti. Così per parecchi anni il conflitto fu destinato a crescere, complice anche sia la confusione dell’imperatori, primo fra tutti Giuliano che nel corso del suo regno andava perseguitando ora una corrente religiosa ora l’altra, sia le scelte della Chiesa che contrapponevano nei ruoli delle istituzioni ecumeniche tal volta un esponente eustaziano qualche altra invece un seguace meleziano. Durante gli anni dell’esilio Melezio continuò a far conoscere le proprie capacità lavorando per le unità di Cristiani che popolavano l’Asia Minore e la Siria, dove però sempre per il suo modo di interpretare le dottrine ecclesiastiche si vide esiliare per una seconda volta nel 365.
Quando San Basilio Vescovo di Cesarea prese in mano le redini della chiesa di Antiochia, la sua grande stima per Melezio lo portò ad agire con perseveranza per raggiungere la pace all’interno della chiesa, obiettivo che non riusci a raggiungere prima della sua morte. Con l’ascesa al trono dell’imperatore ortodosso Graziano, che volle richiamare tutti i vescovi esiliati, per Melezio fu possibile fare ritorno ad Antiochia, dove gli venne affidato il compito di collaborare alla risoluzione del conflitto e dove gli sarà reso possibile pubblicare il Credo niceno-costantinopolitano durante il primo Concilio di Costantinopoli: proprio durante i lavori del Concilio, nel 381, Melezio muore. Solo due secoli più tardi il movimento dei meleziani potrà considerarsi del tutto estinto.