Porto di Taranto: una imbarcazione battente bandiera panamense ha riversato ieri in mare circa venti tonnellate di carburante. L’incidente sembra sia dovuto a errore umano, ma al momento le tesi sono ancora controverse. Secondo alcune fonti ci sarebbe stata una falla nel porta container, ipotesi avvalorata da alcuni somozzatori, secondo altre fonti qualcuno dell’equipaggio avrebbe per errore aperto le valvole che scaricano l’acqua di zavorra aprendo anche quelle del carburante, e se ne sarebbe accorto molto tardi. Sembra infatti che la perdita di greggio sia avvenuta nella notte di ieri e sia stata notata solo in mattinata. L’incidente è avvenuto nel cosiddetto mar Grande, uno dei tre bacini che costituiscono il porto di Taranto, quello più esterno. Secondo le autorità impegnate, sarebbero già state recuperate circa quindici tonnellate di carburante, chiudendo la fase critica di impatto ambientale in tempi molto brevi. La macchia oleosa che si è venuta a formare interessa un perimetro di quasi un chilometro quadrato. Il professor Giuseppe Corriero, contattato da IlSussidiario, docente di zoologia alla sede di Taranto dell’università di Bari, sottolinea però che la situazione reale è tutta da verificare. “Sul posto ieri c’erano smolte imbarcazioni definite di soccorso, ma la gran parte di esse non stava facendo nulla. Le vere operazioni di soccorso ambientale erano ancora da mettere in atto”. Secondo il professor Corriero però la fortuna di questo grave incidente è quella della particolare costituzione della zona portuale di Taranto: “Si tratta di tre bacini collegati fra loro da canali interni e che quindi sono in grado di contenere questo tipo di incidenti in zone limitate. Quello di oggi è però avvenuto nel cosiddetto mar Grande che è quello più esterno e quello dove si trovano anche molti allevamenti marini di specie animali rare. Se il problema non verrà risolto, l’impatto ambientale potrebbe essere devastante”.
Professore che idea si è fatta dell’incidente al porto di Taranto?
Al momento si è ancor nel campo delle ipotesi, ma secondo quanto mi hanno detto alcuni miei studenti specializzati in questo tipo di incidenti, esperti cioè di ambiente e di tecnica navale, l’ipotesi più plausibile è quella dell’errore umano.
Cioè?
Qualcuno deve aver aperto per errore le valvole di svuotamento del greggio e ci si è accorti dell’errore molto tempo dopo. L’aspetto fortunato della faccenda è che il versamento è accaduto a poche centinaia di metri da dove c’è la ditta incaricata per questo tipo di interventi di emergenza in caso di inquinamento.
Questo cosa vuol dire? Che tipo di intervento è stato messo in atto?
Sono state subito stese le barriere galleggianti in tempo utile e la zona stessa per la sua conformazione è poco soggetta a eventi di dispersione. Si tratta infatti di un sistema di bacini che rallenta la dispersione stessa in casi analoghi come questo.
Ci spieghi questo sistema di bacini.
Sono in tutto tre bacini, immagini dei laghi costieri aperti però verso il mare. Sono collegati uno con l’altro da canali interni. Il mare forma come degli isolotti separati. Tre bacini di forma sferica collegati fra loro uno all’altro sempre più distanti dal mare. L’incidente di oggi è avvenuto in quello più estero che si chiama mar Grande.
Si parla di venti tonnellate di greggio disperso in mare: questa quantità che tipo di danno può comportare?
Un danno dagli effetti disastrosi. Trattandosi di ambienti chiusi, la dispersione in mare aperto è quasi impossibile, ma all’interno dei bacini può essere distruttiva. Bisogna infatti tener conto che in un bacino come quello colpito dall’incidente ci sono delle culture di pesci di vario tipo, compresa quello che può essere considerato il più grande allevamento di cavallucci marini in Italia. Inoltre ieri la situazione meteo prevedeva un vento di scirocco il quale contribuisce a mantenere stabile la macchia oleosa sull’acqua. Nel momento in cui riusciranno a delimitare la macchia oleosa antistante al porto il danno ambientale che poteva essere cospicuo o enorme, dipende questo da cometa macchia si sarebbe dispersa nei tre bacini, il danno diventerà modesto.
Ha detto che ci sono allevamenti marini in questi bacini.
Sì, però piuttosto distanti da dove è avvenuto l’incidente. Oltre ad allevamenti di pesci destinati alla filiera alimentare umana, ci sono dal punto di vista ambientale e naturalistico insediamenti importantissimi come quello di cavallucci marini,ma anche altre specie di grande valore naturalistico e della protezione della fauna. Sono tutte specie animali che vivono in superficie, cioè in pochi metri d’acqua, per cui l’impatto di una macchia oleosa può significare la fine di questi allevamenti con la loro estinzione. Siamo però lontani da questo tipo di scenario