NEW YORK — “Io sono pessimista, Julián”. “No, la crisi può essere superata, è il senso della nostra sfida”. Joseph Weiler e don Julián Carrón stanno conversando-duellando ormai da un po’ nel pomeriggio domenicale del New York Encounter 2017. Il giurista e politologo della NY University e di Harvard è arrivato preparatissimo (“ventidue ore in aereo da Singapore”) su Disarming beauty, ultimo libro del presidente di Cl. È sulla crisi della famiglia che Weiler non riesce proprio a farsi contagiare da quello che pure riconosce essere un messaggio fortissimo del volume, l’appello per una nuova “missionarietà” del cristianesimo cattolico nella storia.
“Il vero problema del modello di famiglia occidentale — dice Weiler — non è l’inclusione del matrimonio fra persone dello stesso sesso, ma la caduta della natalità. Io vedo che nella famiglia cristiana sono ancora vivi i valori della fiducia nel futuro, della partecipazione con Dio alla creazione, della responsabilità e dell’educazione a una vita non materialistica. Ma sono dubbioso sul fatto che possano diffondersi con forza nella società attorno, facendola tornare anche più fertile di figli”.
“Il vero problema è testimoniarlo — ribatte Carrón —; quando una famiglia vive con autenticità il suo cristianesimo, emana una bellezza che non può non essere riconosciuta. L’emergenza educativa è qui: i genitori devono suscitare nei figli interesse vero per ciò che è autentico e bello, per ciò che contribuisce al bene comune. E la bellezza di una famiglia cristiana è attrattiva: farne presenza nella comunità degli uomini è una risposta reale contro ciò che è non reale. La sfida si vince qui, noi cristiani possiamo resistere alla crisi e aiutare la società a resistere”.
Il botta e risposta — nell’auditorium pieno del Manhattan Pavillon — è cominciato quando Weiler ha chiesto a Carrón “un tweet” sul perché ha scritto il suo libro. “Perché come tutti mi sto rendendo conto che le nostre vite sono nel mezzo di un passaggio difficile. Le crisi del passato che sono state affrontate con idee vecchie si sono trasformate in disastro. Ecco, mi premeva interrogarmi su come la fede cristiana possa essere una risposta originale alla crisi: se può cambiare il nostro modo di vivere e facilitare la soluzione della crisi del mondo contemporaneo”.
Weiler incalza: “Il 2016 è stato terribile, anche per il terrorismo in Europa”. Carrón non ha cambiato l’approccio dopo il primo attentato parigino a Charlie Hebdo. “Chi addita guerre di religione o problemi psicologici indotti dalla religioni è superficiale, fuori strada. Io continuo a pensare che il problema sia più profondamente radicato e non sia risolvibile, ad esempio, con una coalizione militare contro l’Isis. Nel mondo globalizzato un uomo che arriva da un continente in un altro deve essere accolto con il dialogo, non può trovare il vuoto. E se uno non vede nella nuova società in cui si trova a vivere, assieme ai suoi figli, una proposta, una proposta attrattiva, finisce per vivere nel vuoto. Il confronto fra l’Europa e il mondo islamico si gioca qui. Un cristianesimo vivo dentro la società europea — oggi sempre più secolarizzata — può contrastare in tutti la tentazione della violenza”.
Un aspetto del problema, sottolinea Carrón, è che “spesso i cristiani credono poco nella forza, nella bellezza, nell’attrattività della propria fede”. Si sono un po’ dimenticati di come il cristianesimo ha vissuto nei suoi primi tre secoli di vita. “I cristiani erano una minuscola comunità in Palestina, ai confini di una grande società multiculturale come l’Impero romano. Eppure, grazie alla fede, alla trasmissione personale della fede, hanno diffuso il Vangelo nell’Impero del Pantheon. Allora i cristiani sono stati capaci di offrire un modo di vivere ricco di significato: autenticamente vincente. E allora lo hanno fatto con la testimonianza, attraverso una libertà di credere potente ma anche rispettosa delle altre libertà di credere. Glielo aveva insegnato Cristo, che da invisibile si era fatto visibile, che era venuto a mostrarsi in carne e ossa, ad annunciare che una nuova vita era possibile”. Bastava seguirlo, basta seguirlo.