Gli inquirenti che indagano al delitto di Luca Varani, continuano a porsi numerose domande alle quali, a distanza di quasi un mese, mancherebbe ancora una risposta certa. L’ipotesi di una terza persona presente sulla scena del crimine oltre a Marc Prato e Manuel Foffo, emersa dalle indiscrezioni raccolte dal settimanale “Giallo”, sarebbe stata alimentata da un altro quesito. Cosa è successo tra la morte di Luca Varani – secondo l’autopsia avvenuta la mattina del 4 marzo scorso – e la confessione di Manuel Foffo, avvenuta diverse ore dopo? Non sarebbe ancora emersa la verità su quanto fatto dai due assassini del giovane in questo importantissimo arco di tempo. Ciò che è emerso dai racconti dei due killer, Foffo e Prato avrebbero dormito e, al loro risveglio, avrebbero avuto un diverbio in quanto Foffo avrebbe avanzato l’ipotesi di sbarazzarsi del cadavere di Varani, mentre Prato, in preda ai rimorsi, avrebbe tentato il suicidio in una camera di hotel.
Il caso di Luca Varani, il 23enne ucciso da Marc Prato e Manuel Foffo lo scorso 4 marzo, a quasi un mese di distanza appare tutt’altro che risolto. Restano ancora molte ombre sulle quali si concentra attualmente il lavoro degli inquirenti. Nel frattempo, emerge una nuova inquietante ipotesi: la presenza di una terza persona sulla scena del crimine, nell’appartamento di Foffo al Collatino, periferia di Roma. I dubbi sorgono presso gli inquirenti alla luce di un aspetto relativo a Prato e non ancora chiaro. “Dopo l’omicidio, Marco Prato si è messo al telefono, ha chiamato diverse persone”: sono le parole importantissime degli investigatori riprese in esclusiva dal settimanale “Giallo”. Prato avrebbe chiesto aiuto a qualcuno dopo il delitto? Una terza persona potrebbe quindi essere intervenuta dopo l’uccisione di Luca Varani?
Il caso di Luca Varani continua a far parlare per i fatti legati all’orrenda mattanza compiuta da Marc Prato e Manuel Foffo ma anche per i vari scambi di accuse e tentativi di giustificazioni che le strategie difensive dei ragazzi accusati di omicidio cercano di mettere in campo. Intervistato da Metro, interviene il decano degli psichiatri italiani, Vittorino Andreoli, che non crede sia la follia il vero movente delle sevizie. «Tutto parte dal loro desiderio di voler compiere una liturgia sessuale lontana dalla tradizione, quello che viene chiamato banalmente come festino dve c’era bisogno di un prestatore d’opera, e l’hanno trovato in Luca Varani», dichiara il noto psichiatra. «Sì, c’è la scelta premeditata di un progetto che prevede che ci sia una vittima, il secondo punto fondamentale è invece che per svolgere questo incontro a tre vi era bisogno della cocaina che disinibisce e fa vedere le cose e le persone diverse da come sono». Ma dunque è stata la cocaina o un momento di follia a portare l’escalation dei fatti orribili? «Niente di tutto questo, la follia non c’entra: non può essere tirata in ballo per giustificare le malvagità di questo mondo. Ho troppo rispetto per i miei “matti” per accettare questo; e non possiamo dare colpa neanche alla droga, visto che è stata presa proprio consapevolmente per realizzare il desiderio erotico di un certo tipo che è alla base di tutto».
A quasi un mese dall’atroce delitto di Luca Varani per mano dei due trentenni, Manuel Foffo e Marc Prato, restano ancora tanti i dubbi sulla vicenda. Le parole dei due arrestati non sarebbero state di enorme aiuto finora, alla luce dell’atteggiamento assunto da Prato il quale si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere e così ha fatto intendere di proseguire a fare fino a quando non cadrà l’aggravante della premeditazione a suo carico. Manuel Foffo, dal canto suo, avrebbe invece finora collaborato attivamente e quello fissato al prossimo 6 aprile sarà per lui il sesto interrogatorio in presenza del pm, nel quale contribuirà a fornire altri dettagli – si spera chiarificatori – in merito alle responsabilità. E’ questo uno dei tanti dubbi in quanto finora i due assassini di Luca Varani si sarebbero reciprocamente scambiati le accuse. Come riporta anche il settimanale “Giallo”, mentre Foffo sostiene di aver partecipato all’omicidio avvenuto per mano di Prato, quest’ultimo avrebbe dato la colpa al proprietario dell’appartamento nel quale è avvenuto il massacro, che improvvisamente, durante un rapporto a tre con la vittima, avrebbe avuto un rifiuto per quella situazione. La decisione di uccidere Luca Varani sarebbe stata scaturita o alimentata anche da questo evento? Un altro tassello ancora mancante è rappresentato proprio dal reale movente che avrebbe scatenato nei due la follia omicida, al culmine delle precedenti giornate a base di alcol e droga. Nei giorni scorsi, intanto, gli inquirenti sarebbero tornati nel palazzo del delitto al fine di riascoltare i vicini di Manuel Foffo. Qualcuno ha visto o sentito qualcosa in più rispetto a quanto finora emerso dai due arrestati? Questo sospetto degli inquirenti, tuttavia, non avrebbe trovato al momento alcun riscontro. E’ pur vero che gli assassini hanno ammesso di aver tagliato le corde vocali di Luca Varani al fine di non farlo urlare, ma fino a quel tragico atto, davvero nessuno aveva udito le grida disperate della vittima 23enne? La prossima tappa vedrà gli attesissimi risultati dei Ris relativamente alle perizie compiute sui dispositivi sequestrati a Prato (cellulare e computer), mentre si cerca ancora il telefonino di Varani all’interno del quale potrebbero esserci importanti informazioni utili ai fini delle indagini.