Sei anni al posto dei quattro chiesti dall’accusa. Una condanna pesante come un macigno quella inflitta ai sei esperti e al vice direttore della Protezione Civile, Bernardo De Bernardinis, membri della commissione “Grandi Rischi”, l’organo tecnico-consultivo della presidenza del Consiglio che, secondo l’accusa, aveva rassicurato gli aquilani sull’improbabilità di un terremoto nonostante lo sciame sismico che aveva messo in allarme la popolazione. Rassicurazione avvenuta solo una settimana prima della grande “botta” che ha investito la città de L’Aquila e molti comuni circostanti alle 3.32 del 6 aprile 2009. Una scossa che ha ucciso 309 persone e raso al suolo il centro storico del capoluogo abruzzese, distruggendo anche molti paesi circostanti. Informazioni “inesatte”, “incomplete” e “contraddittorie” nei sei mesi precedenti al grande sisma, ha detto il giudice unico Marco Billi alle 17 di oggi, lunedì 22 ottobre, durante la lettura della sentenza. Un’analisi superficiale, dunque. Per tutti gli imputati – Franco Barberi, presidente vicario della Commissione Grandi rischi; Bernardo De Bernardinis, già vicecapo del settore tecnico del Dipartimento della protezione civile; Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti; Gianmichele Calvi, direttore Eucentre; Claudio Eva, ordinario di Fisica all’Università di Genova; Mauro Dolce, direttore Ufficio rischio sismico della Protezione civile ed Enzo Boschi, all’epoca presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia – i capi d’accusa erano omicidio colposo, disastro colposo e lesioni personali colpose. Per IlSussidiario.net abbiamo contattato proprio Boschi che, disperato, quasi in lacrime, ci dice: “È un’accusa che mi distrugge e mi avvilisce. Non ho ancora capito bene di cosa sono stato accusato e non ho capito per quali motivi sono stato condannato. Io non ho mai rassicurato nessuno né attraverso la carta stampata né attraverso televisioni o radio, e sfido chiunque a trovare una mia dichiarazione pubblica che rassicurasse i cittadini aquilani”. Accuse infamanti e incomprensibili, dunque, per Boschi che continua in un tono sempre più affranto:
“Non sono stato negligente, anzi, mi sono dedicato sempre con grande attenzione alla pericolosità sismica in Italia producendo, fra l’altro, numerosi risultati. Non so bene cosa dire… È un incubo”. Per Boschi, il sisma non poteva essere previsto in nessun modo: “Assolutamente non c’era modo di farlo. Se poteva essere previsto, l’avrei fatto. In Italia nessuno è in grado di prevedere i terremoti e ormai questo dovrebbe essere chiaro. Non sono veramente in grado di commentare oltre questa situazione”.
Sull’impossibilità di prevedere i terremoti, posizione fra l’altro avallata da ricercatori internazionali, si era imperniata tutta la strategia del collegio difensivo. Pur avendo inasprito la condanna e interdetto perpetuamente tutti gli imputati ai pubblici uffici, i giudici hanno riconosciuto loro le attenuanti generiche. Gli avvocati difensori, giudicando “sbalorditiva” la sentenza, hanno già annunciato l’appello.