Oggi la Chiesa cattolica celebra diversi santi, beati e martiri. Volendoli elencare tutti in ordine alfabetico, abbiamo: Sant’Acacio di Militene, beata Chiara Gambacorti, San Donnano e compagni martiri Sant’Elia, Paolo e Isidoro martiri, beato Enrico Heath sacerdote e martire, beato Giacomo da Cerqueto, Sant’Innocenzo da Tortona, beata Kateri (Caterina) da Tekakwitha, San Landerico abate, beata Maria Anna di Gesù, San Pantagato di Vienne vescovo, santi Pietro ed Ermogene martiri, San Roberto di La Chaise-Dieu Abate,San Roberto di Molesme Abate di Citeaux, Beato Rodolfo di Berna Martire,Santi Simeone Bar Sabba’e, Usthazade e compagni Martiri in Persia,San Wando (Vandone) Abate. Tra questi santi, martiri e beati appena elencati vengono particolarmente ricordati in tale giorno Sant’Elia, Paolo e Isidoro martiri. Essi hanno subito il processo di beatificazione e poi di santificazione, in quanto vittime di martirologio romano. Elia era un anziano sacerdote della città di Còrdova nell’Andalusia in Spagna, mentre Paolo ed Isidoro erano dei monaci di ancora giovane età. Essi appartengono a quella famiglia di santi noti come i “martiri di Còrdova”. Per “martiri di Còrdova” si intendono tutti quei Cristiani Mozarabi (con il termine Mozarabo si indicano tutti quei cristiani che all’epoca rifiutavano l’assimilazione culturale con i musulmani), i quali, durante il potere emirale dell’ommayde Abdal Rahama II, criticarono duramente il sacro testo musulmano del Corano, e le sue leggi,o abiurarono pubblicamente l’Islam e per ciò furono condannati a morte. Tra i più importanti dei santi martiri da Còrdova ci sono anche Sant’Eulogio, Sancho, Rodrigo e Salomone. Per comprendere al meglio il motivo per cui tali uomini si sentirono in dovere di esternare pubblicamente il loro dissenso alle leggi islamiche, tanto da trovare la forza di correre incontro alla morte, si cerca ora di dipingere un quadro storico della situazione degli anni in questione. Nel 771 d.c., la città andalusa di Còrodova fu strappata ai Visigoti dagli arabi. Negli anni a seguire fino al X secolo, Còrdova raggiunse il suo culmine culturale. Nel 1236 la città fu poi riconquistata da Ferdinando III di Castiglia. La città, però, era ancora parzialmente divisa dalla fede, anche se vedeva una fortissima presenza di cultori di fede islamica, mentre i cristiani rappresentavano una minoranza. Tuttavia, i musulmani non si mostrarono sin da subito dei feroci persecutori dei cristiani. Ai cristiani era però vietato professare la propria fede in pubblico. Oltre a tale divieto,i cristiani erano forzati a versare un cospicuo tributo periodico in quanto minoranza. Tale tributo era previsto anche a gente di fede ebraica, in quanto ciò era previsto dalle leggi dell’epoca. Questa ghettizzazione della minoranza, e la diversità anche sul piano giuridico, spinse nei cuori dei cristiani a far nascere uno spirito di indipendenza, mentre i cuori più sensibili non poterono minimamente tollerare lo stato di ibernazione religiosa in cui erano costretti.
Così, spinti dalla forte fede nel Vangelo, alcuni di loro sentirono il bisogno di esternare il proprio Credo andando incontro a morte certa. Gli atti dettagliati di questi martiri ci sono giunti in gran parte dalle opere di Sant’Eulogio e del suo amico Paulus Alvarus che non è morto martire, ma ha lasciato delle descrizioni dettagliate dei martiri. Sant’Elia, Paolo e Isidoro furono tra i 48 che subirono tale sorte. In particolare, essi furono uccisi durante la persecuzione dei Mori. A seguito di ciò, la Chiesa riconobbe la Santità e proseguì con la beatificazione e successivamente con la santificazione.