La morte di Ilaria Alpi verrà approfondita il prossimo 10 maggio a Palermo, grazie alla presentazione del libro scritto dalla giornalista Serena Marotta e intitolato Ciao Ibtisam! Il caso di Ilaria Alpi. Un’inchiesta distribuita da Informazione Libera che ripercorrerà i 24 anni di misteri legati a quanto avvenuto a Mogadiscio nel marzo del ’94, quando la giornalista ed il cameraman Miran Hrovatin verranno uccisi in modo inspiegabile. Un caso fatto di depistaggi che presto potrebbe essere riaperto grazie a nuovi fatti emersi nell’ultima settimana, come spiegherà Chi l’ha visto nella puntata di oggi, mercoledì 25 aprile 2018. Il duplice omicidio di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin era sul punto di essere archiviato per via dell’impossibilità di trovare un movente ed un colpevole. Senza considerare che il pm Elisabetta Ceniccola di Roma ha sottolineato nella sua richiesta, sottolinea La Stampa, che non ci sarebbe ad oggi nessuna prova che quanto avvenuto quel giorno sia stato insabbiato grazie ad una serie di depistaggi. E invece i nuovi documenti potrebbero dimostrare che c’è ancora del torbido da svelare, grazie a delle intercettazioni di alcuni cittadini somali avvenute nel 2012, in cui si parla del duplice delitto della giornalista e del suo operatore. Gli accertamenti potrebbero finalmente permettere alla madre di Ilaria, Luciana Alpi, di poter ottenere finalmente quella giustizia che richiede con forza da più decenni. Al momento tuttavia la donna non ha voluto rilasciare alcun commento su quanto avvenuto in questi giorni, dato che si è illusa troppe volte in passato.
OMAR HASHI HASSAN SCARCERATO E RISARCITO
La madre di Ilaria Alpi è sempre stata sicura di due particolari: che ci siano stati molti depistaggi perché non emergesse la verità sull’omicidio della giornalista e di Miran Hrovatin sia vittima di depistaggi e che Omar Hashi Hassan fosse innocente. Quest’ultimo è stato scarcerato dopo circa 17 anni di penitenziario, quasi la metà di quanti comminati dal tribunale per il duplice delitto, perché ritenuto innocente. A fronte della sofferenza vissuta, spiega l’Ansa, il somalo ha ricevuto nei giorni scorsi un risarcimento da parte della Corte d’Appello di Perugia pari a 3,1 milioni di euro. Il suo caso è stato identificato come un errore giudiziario, forse fra i più eclatanti della storia del nostro Paese. Anche se l’innocenza di Hassan è stata dimostrata, sono ancora molti i punti da chiarire sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Tutto è collegato al perché i due italiani si trovavano in Somalia per motivi di lavoro, secondo la famiglia della giornalista. In quel marzo del ’94, la Alpi e l’operatore erano appena arrivati a Mogadiscio in seguito alla fine di un servizio e stavano seguendo alcune piste che sembravano collegare l’Italia alla Somalia. Il sospetto era infatti che il nostro Paese avesse accettato di fornire armi ai guerriglieri, sottolinea La Stampa, in cambio della possibilità di smaltire i rifiuti nucleari nel territorio somalo.
LE ULTIME ORE DI ILARIA ALPI E MIRAN HROVATIN
Le ultime ore di vita di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin nascondono forse una verità non ancora emersa. La madre della giornalista ascolterà la voce di Ilaria per l’ultima volta proprio quel 20 marzo del ’94, poco prima che prepari un servizio per il Tg. Anche se stanca, Ilaria e l’operatore decideranno di superare la linea verde in un momento turbolento di Mogadiscio, consapevoli del rischio che stanno per correre. In quel momento infatti la città sta vivendo una rivolta civile, per via della caduta di Mohammed Siad Barre, il dittatore al controllo del Paese fino a tre anni prima. La situazione è preoccupante, sottolinea una ricostruzione de La Stampa, e forse è per questo che la Alpi e Miran decidono di raggiungere una determinata zona della città per recuperare un collega, che secondo alcune voci si troverebbe in un’area pericolosa. In quei momenti al fianco dei due italiani ci sono un autista del posto ed un militare armato che ha la funzione di scorta. Dopo aver appurato che in realtà il collega è già rientrato in Italia, l’auto su cui sta viaggiando il gruppo viene accerchiata da sette uomini, che inizieranno a sparare contro il mezzo. I due somali però riusciranno a fuggire appena in tempo, mentre Ilaria e Miran verranno uccisi. La distanza ravvicinata con cui verranno sparati i proiettili, farà subito pensare che possa trattarsi di una vera e propria esecuzione.