La Chiesa cattolica celebra oggi uno dei santi tra i più importanti del suo calendario. Si tratta di Alberto di Colonia, meglio nodo come Sant’Alberto Magno, o il Doctor UniversalisNAto a Lauingen, nel 1206, morì a Colonia il 15 novembre 1280. Oltre ad essere santo, fu proclamato Dottore della Chiesa, un titolo che si attribuisce esclusivamente a coloro che contribuirono con il proprio pensiero e le proprie opere a precisare, dal punto di vista teologico e filosofico, il contenuto della fede. Viene conferito dal Papa o da un Concilio, previa, ovviamente, beatificazione e, attualmente, sono solamente 33. Viene, inoltre, considerato il più grande filosofo e teologo tedesco del medioevo. A dimostrare la sua grande opera speculativa, sarebbe sufficiente il fatto che suo discepolo fu San Tommaso D’Aquino, giudicato tra le menti in assoluto più eccelse del Cristianesimo. Alberto era il figlio minore del Conte di Bollstädt. Si sa ben poco della sua infanzia e della sua formazione giovanile. Si sa, tuttavia, che proseguì gli studi a Padova, città in cui risiedeva e nota per gli insegnamenti nelle Arti liberali (grammatica, retorica, dialettica, aritmetica, geometria, astronomia, musica). Decise di entrare nell’Ordine dei predicatori (i domenicani) dopo che ascoltò un sermone del Beato Giordano di Sassonia, il secondo maestro generale. Conobbe Tommaso insegnando all’Università di Parigi. Qui gli predisse la sua futura grandezza, rendendosi conto sin da subito del suo genio. Alberto, divenuto rettore dello Studium Generale di Colonia, nel 1248, fu accompagnato da San Tommaso, che nel frattempo era stato nominato secondo professore e Magister Studentium. Insieme a Tommaso e Pietro di Tarantasia, il futuro Innnocenzo V, elaborò, al Capitolo generale dei domenicani le norme che lo rivoluzionarono. Divenne vescovo di Ratisbonanel 1260, carica che manterrà fino alle sue dimissioni, due anni più tardi, quando decise di tornare a insegnare a Colonia. Nel 1974, mentre si stava recando al secondo Concilio di Lione, per prender parte ai lavori su richeista di Papa Leone X, lo raggiunse la notizia della morte del suo allievo prediletto, che lo sconvolse.
«La luce della Chiesa si estinta», fu il suo commento. Nel 1277 ebbe un dei suo ultimi sprazzi di vigore intellettuale, quando seppe che l’arcivescovo di Parigi Étienne Tempier assieme ad altri voleva condannare gli scritti di Tommaso. Si mise in viaggio per difenderlo. Tuttavia, l’anno dopo, iniziò un graduale offuscamento mentale. Perdita di memoria e fiaccamento fisico dovuto alla vita austera che lo porteranno, nel 1280, alla morte.