Io non so dove e come Fabio Fazio & company scelgano e reclutino le ospitate sanremesi. Ma se Baglioni o Ligabue sono nomi che vengono alla mente subito, quello di Rufus Wainwright non è dei più facili da ricordare. Tocca proprio conoscerlo, e conoscendolo, toccava sapere i contenuti delle sue canzoni, le modalità delle sue esibizioni. Anche perché non è un novizio nel mondo dello spettacolo, e ha dalla sua parecchi titoli di giornali. Motivo? Bravino, nasce come bimbo prodigio, annega nella musica il disagio per una famiglia sfasciata. Dal pianoforte alla lirica al pop il suo talento sfonda, nelle majors discografiche e sui palcoscenici. E ora anche su quello dell’Ariston.
Dettaglio volutamente trascurato, la sbandierata omosessualità di sir Rufus, che ha sposato due anni fa il suo compagno. Passi. Che ha esibito felicitandosi la nascita di una bimba concepita in provetta, da utero in affitto di madre selezionata. Affari suoi? Mica tanto, visto che gli affari sono principalmente di quella creatura, che non conoscerà sua madre e crescerà con due padri, nessuno dei quali è suo padre. Trattasi di commercio di organi, se non di eugenetica.
Ma Rufus è di più: in una sola persona, a parte essere un alfiere dei matrimoni gay e delle variegate leggi contro l’omofobia, è anche blasfemo, satanista, autore di una canzone intitolata Gay Messiah, diffusa con un video in cui ogni fotogramma è una bestemmia. Sul web si trova facilmente la traduzione del testo. Ancora affari suoi? La libertà dell’artista non si tocca? Mica tanto, perché si dà il caso che le sue performances musicali urtino, offendano chi in Gesù Cristo ci crede davvero, e ritiene, tra tante affermazioni di diritti, di avere pure lui il suo, di veder rispettata la sua fede. I cattolici contano come il due di picche, oggidì, e comunque se sono relegati nelle sacrestie, o se si tirano su le maniche per compensare il decadente welfare statale.
Lo scandalo dunque non è la presenza al festival più famoso della canzone del menestrello, ma che qualche sparuto gruppo di cattolici si indigni e chieda spiegazioni alla Rai, cui per inciso, ricorda di essere obbligato a pagare annualmente un canone. Assurdo: i soliti integralisti, che non capiscono che la Chiesa è avanti, ha cambiato registro, l’ha detto pure questo papa che non bisogna giudicare i gay. Questa la versione corrente.
Falsa. Perché il papa viene tirato in ballo indegnamente e maliziosamente, manipolando le sue parole. Perché il papa non c’entra, al limite, ma c’entra la concezione dell’uomo, che non può essere ridotto a parti da combinare meccanicamente, né la sua natura sessuale opzionata per diletto o per vizio, né soprattutto il suo legame con l’infinito può divenire oggetto di disprezzo e ludibrio.
E poi c’entra la stanchezza di tutti noi, trattati come povero popolo bue, cui propinare lezioni di vita, di amore, di politica, di cultura, appaltandole a presentatori e comici di professione. Già me lo vedo, il Fazio nazionale, moraleggiare sull’ottusità di pochi che non riconoscono rispetto, libertà, diritti delle minoranze, eccetera (ma quali minoranze. Tocca essere gay per vincere qualsiasi reality televisivo). Già me la vedo, la Littizzetto con la faccia furbetta fingere di pregare Rufus di fare il bravo, di non cantare proprio quella… o quella… Tra gli scongiuri o i voti dei baciapile di mamma Rai. Perché se invece canta l’Alleluia?
Il punto non è quel che canti o dica il sig. Rufus Wainwright. Il punto è averlo invitato, e pagare per invitarlo. Perché è bravo? Allora voglio anche Dieudonné sul palco. Qualcuno ride alle sue battute, i teatri francesi erano pieni, prima che glieli vietassero. Allora voglio i neomelodici in odor di camorra, che hanno una gran bella voce. O dobbiamo credere che Tarantole e Gubitosi siano succubi di Fazio e autori? O peggio, che siano incapaci di vigilare? O ancora, che ritengano il sig. Rufus l’ospite adatto a tirar su l’Auditel, e che il can can scoppiato giochi a loro favore? Che basti un buon festival a Renzi per salvar loro la poltrona?
C’è un post che gira su fb, Io boicotto Sanremo. Ci sono dei bravi ragazzi, e chiamarli papaboys per screditarli è operazione vile, che faranno casino. Benissimo, siamo tanto abituati ai casinari rossi e neri con caschi e bombe carta da non preoccuparci per qualche slogan e striscione. Magari imparassimo da chi ha un minimo di lealtà e coraggio a sollevarci tutti insieme, stracciare i bollettini del canone Rai, spegnere i televisori sul primo canale, ascoltare un po’ di vera e buona musica altrove.