Baby gang a Napoli, più che di un fenomeno ora si può parlare di emergenza dopo i tanti casi di cronaca registrati negli ultimi giorni. Non a caso c’è stata una riunione del Comitato Provinciale di ordine e Sicurezza pubblica, a cui ha partecipato il ministro dell’Interno Marco Minniti. Presente anche il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. «Abbiamo a che fare con una violenza nichilista che testimonia di non aver rispetto per il valore della vita, si colpisce a caso… queste sono metodiche di carattere terroristico», ha dichiarato Minniti, annunciando poi l’arrivo a Napoli di reparti speciali. L’obiettivo è incrementare il controllo del territorio nell’ambito del programma “Sicurezza giovani”, quindi le zone più frequentate dai giovanissimi verranno presidiate. «Non possiamo consentire alle baby gang di far cambiare le abitudini alla stragrande maggioranza della città», ha aggiunto il ministro dell’Interno. Tra le altre misure previste c’è l’introduzione più capillare di una nuova figura, “educatore di strada”, quindi verrà avviato un protocollo per sottrarre la patria potestà ai genitori coinvolti in organizzazioni di stampa camorristico. La strada da seguire è una per Minniti: «Tolleranza zero».
EMERGENZA BABY GANG A NAPOLI: METODI DA TERRORISTI
Le baby gang a Napoli preoccupano anche, e soprattutto, per i loro metodi. Si muovono in branco, armati o a mani nude non fa differenza, perché non temono autorità di polizia o giudiziaria. Spesso hanno meno di 14 anni, ma sono consapevoli che proprio per questo nessuno potrà far loro granché, quelli più grandi invece a volte riescono a conoscere le manette. A Castello di Cisterna, ad esempio, sono stati arrestati sette ragazzi accusati di aver commesso 17 rapine in due mesi. Sono almeno 32 le vittime accertate. Trenta ragazzi hanno picchiato tre giovani incuranti della pattuglia dell’esercito sul lungomare. Le vittime avevano provato a rifugiarsi proprio dietro il blindato dei militari, ma sono state inseguite e picchiate per un sorriso di scherno rivolto ad una ragazzina del gruppo a causa del suo abbigliamento. Una 13enne avrebbe incitato i compagni all’aggressione con frasi del tipo «uccideteli». Dal Comitato per l’ordine e la sicurezza emerge la parola fiducia, nella repressione e nella prevenzione: la criminalità minorile non diventerà la nuova camorra. Di parere diverso è Leonardo Impegno, deputato napoletano del Pd:«Più passa il tempo – riporta Il Giornale – più diverrà difficile arrestare questa escalation. Non possiamo lasciar vincere la paura».