Su Il Giornale di oggi viene pubblicato in esclusiva il testo integrale della Lumen Fidei, la prima enciclica firmata da Papa Francesco anche se, come si sa, gran parte del testo era già stato preparato da Benedetto XVI e poi consegnato a Bergoglio perché, se lo ritenesse opportuno, lo finisse. E’ così è stato. Un testo in tutto di 88 pagine che comincia naturalmente con i ringraziamenti a Ratzinger: “Benedetto XVI aveva già completato una prima stesura di Lettera enciclica sulla fede. Gliene sono profondamente grato e, nella fraternità di Cristo, assumo il suo prezioso lavoro, aggiungendo al testo alcuni ulteriori contributi. Il Successore di Pietro, ieri, oggi e domani, è infatti sempre chiamato a ?confermare i fratelli? in quell’incommensurabile tesoro della fede che Dio dona come luce sulla strada di ogni uomo”. In tutto quattro capitoli oltre alla prefazione che Papa Francesco ha firmato, in lingua latina, nel giorno della solennità di Pietro e Paolo il 29 giugno. Ed ecco la frase con cui comincia il testo: “La luce della fede con quest’espressione la tradizione della Chiesa ha indicato il grande dono portato da Gesù. Quando manca la luce tutto diventa confuso, è impossibile distinguere il bene dal male”. E’ un testo, questa enciclica, che mira a far chiarezza sul concetto di fede cristiana e idolatria, la sostituzione di Dio con idoli creati da noi stessi: la fede è l’opposto dell’idolatria. Viene quindi affrontato il tema di fede, verità e condanna di ogni forma di ideologia e totalitarismo, anche la tecnologia: senza verità la fede non salva, scrive il Papa. Quindi la testimonianza di questa fede in ogni ambito della società: “Nell’unità con la fede e la carità la speranza ci proietta verso un futuro certo, che si colloca in una prospettiva diversa rispetto alle proposte illusorie degli idoli del mondo, ma che dona nuovo slancio e nuova forza al vivere quotidiano. Non facciamoci rubare la speranza, non permettiamo che sia vanificata con soluzioni e proposte immediate che ci bloccano nel cammino”. Urgente dunque recuperare il ” carattere di luce proprio della fede, perché quando la sua fiamma si spegne anche tutte le altre luci finiscono per perdere il loro vigore. La luce della fede possiede, infatti, un carattere singolare, essendo capace di illuminare tutta l’esistenza dell’uomo. Perché una luce sia così potente, non può procedere da noi stessi, deve venire da una fonte più originaria, deve venire, in definitiva, da Dio. La fede nasce nell’incontro con il Dio vivente, che ci chiama e ci svela il suo amore, un amore che ci precede e su cui possiamo poggiare per essere saldi e costruire la vita. Trasformati da questo amore riceviamo occhi nuovi, sperimentiamo che in esso c’è una grande promessa di pienezza e si apre a noi lo sguardo del futuro”. La fede, si legge ancora, “che riceviamo da Dio come dono soprannaturale, appare come luce per la strada, luce che orienta il nostro cammino nel tempo. Da una parte, essa procede dal passato, è la luce di una memoria fondante, quella della vita di Gesù, dove si è manifestato il suo amore pienamente affidabile, capace di vin-cere la morte. Allo stesso tempo, però, poiché Cristo è risorto e ci attira oltre la morte, la fede è luce che viene dal futuro, che schiude davanti a noi orizzonti grandi, e ci porta al di là del nostro «io» isolato verso l’ampiezza della comunione”.