Si è svolta oggi l’udienza di Appello in merito al delitto di Elena Ceste, la donna di Costigliole d’Asti per il quale è stato condannato in primo grado a 30 anni di reclusione il marito Michele Buoninconti. La trasmissione di Canale 5, Pomeriggio 5, ha oggi aggiornato i telespettatori con le ultime novità: l’inviata in collegamento dall’aula del tribunale di Torino, ha ripercorso quanto avvenuto nella giornata odierna. L’arrivo di Michele in aula è avvenuto intorno alle ore 9:15 di questa mattina e per gran parte del tempo ha seguito l’udienza al fianco del suo legale. Stando a quanto riferito dal suo difensore, l’avvocato Scolari, il marito della vittima avrebbe detto: “Io vorrei tanto sapere come è morta mia moglie Elena”. L’uomo, dunque, continua a professarsi innocente, per questo la sua difesa ha chiesto ulteriori perizie, come evidenziato nei precedenti focus. L’udienza è stata però sospesa, quindi il giudice non ha risposto alle richieste della difesa, in attesa del prossimo 25 gennaio. In aula c’erano anche i genitori di Elena Ceste che hanno seguito l’intera udienza. Entrambi erano molto provati e la madre della vittima ha accusato un lieve malore in seguito al quale ha dovuto abbandonare l’aula del tribunale. Michele è apparso invece più smagrito con i capelli fino alle spalle e senza barba.
Il caso di Elena Ceste approda a Pomeriggio 5, alla luce della prima udienza del processo di appello che ha visto oggi protagonista in aula il marito Michele Buoninconti. Dopo essere stato accusato e condannato a 30 anni di carcere in primo grado per l’omicidio della moglie e l’occultamento del suo cadavere, Buoninconti è tornato a difendersi davanti ai giudici. La trasmissione condotta da Barbara d’Urso oggi trasmetterà alcune immagini esclusive dell’uomo, ripreso in vista del processo che si è svolto a porte chiuse. Dopo la richiesta di ulteriori perizie da parte della difesa di Michele Buoninconti, la procura si è opposta mentre l’avvocato della famiglia della vittima, Deborah Abate Zaro, come riporta Repubblica.it ha replicato: “La nostra opera è sempre stata orientata verso la ricerca della verità. Accetteremo dunque qualsiasi atto che possa chiarire gli aspetti che ai giudici appaiano ancora nebulosi”. Tuttavia, in caso di una eventuale riesumazione della salma l’avvocato di parte civile ha espresso tutta la sua opposizione. La prossima udienza del processo d’Appello è già stata fissata al prossimo 25 gennaio.
La prima udienza del processo d’Appello che vede imputato Michele Buoninconti, marito di Elena Ceste, si è aperta oggi con la relazione riepilogativa delle indagini e del processo di primo grado, conclusosi con la condanna a 30 anni. Ne dà notizia Repubblica.it che rivela come la difesa dell’imputato sia pronta a chiedere nuove perizie al fine di dimostrare l’ipotesi da sempre sostenuta e che scagionerebbe di fatto il proprio assistito. Il riferimento è all’ipotetica caduta accidentale da parte di Elena Ceste e alla successiva morte per assideramento nel luogo del suo ritrovamento, il tutto alla luce dell’assenza di un pezzetto di osso e della frattura del coccige della vittima. Ma quali sono le richieste avanzate dalla difesa di Buoninconti e sulle quali i giudici sono chiamati a decidere? Si parla intanto di una perizia medico legale, sebbene non sia chiara la relativa riesumazione del corpo. Si passa quindi ad una consulenza sulle celle telefoniche del cellulare dell’imputato, una perizia psichiatrica ed infine l’esame del terriccio. I giudici, proprio in base all’analisi delle celle telefoniche collocarono il marito di Elena Ceste nei pressi del luogo dove fu poi trovata senza vita.
E’ iniziato nella giornata odierna il processo d’Appello a carico di Michele Buoninconti, condannato in primo grado a 30 anni di carcere per l’omicidio della moglie Elena Ceste. L’uomo ha sempre respinto le accuse a suo carico ed anche nell’ambito del nuovo processo, come riporta Il Secolo d’Italia online, ha tentato una difesa con l’obiettivo di avviare una nuova perizia autoptica sui resti della povera Elena Ceste. Lo scopo è quello di dimostrare, naturalmente, la sua estraneità rispetto alle accuse che gli sono state mosse in questi anni. L’indiscrezione relativa alla possibile richiesta di riesumazione del corpo della vittima da parte della difesa di Buoninconti era già stata avanzata nei giorni scorsi. In merito è intervenuta la difesa della famiglia di Elena Ceste, rappresentata dagli avvocati Deborah Abate Zaro e Carlo Tabbia, i quali hanno commentato: “Aspettiamo di conoscere cosa dirà la difesa di Michele, se verrà richiesta la riesumazione del cadavere di Elena noi ci opporremo perché non avrebbe senso”. La difesa ha poi evidenziato come in questi anni il loro obiettivo sia sempre stato quello di giungere ad una ricerca della verità storica più che giuridica.
Il processo d’Appello a carico di Michele Buoninconti per l’omicidio di Elena Ceste è iniziato oggi a Torino. Il vigile del fuoco è stato condannato a 30 anni di carcere in primo grado per aver ucciso la moglie e averne occultato il cadavere. L’omicidio di Elena Ceste è avvenuto il 24 gennaio 2014: la donna è ritrovata cadavere nove mesi dopo nelle campagne dell’Astigiano, in avanzato stato di decomposizione. Dopo un rito abbreviato, nel novembre del 2015, Michele Buoninconti è stato condannato. Ora l’uomo cercherà di difendersi dalle accuse nel processo d’Appello. Il delitto, secondo la sentenza ora al vaglio della Corte d’assise d’appello, come riporta l’agenzia di stanmpa Ansa, fu commesso perché Michele Buoninconti non sopportava che la moglie cercasse di evadere dalla routine familiare sottraendosi al “ruolo di madre e moglie sottomessa che le aveva imposto”. L’udienza di oggi si celebra a porte chiuse. In aula sono presenti i genitori di Elena Ceste. I coniugi, in un’intervista mandata in onda ieri a Pomeriggio, hanno sottolineato che la figlia “non soffriva di crisi psicotiche” e che Michele Buoninconti “è l’unico a sapere che cosa sia accaduto quella mattina”.
Al via oggi, mercoledì 18 gennaio 2017, il processo a carico di Michele Buoninconti per l’omicidio della moglie Elena Ceste. L’ex vigile del Fuoco è infatti stato condannato a 30 anni in primo grado, dopo il ritrovamento del corpo della vittima ad un km di distanza dall’abitazione familiare di Costigliole d’Asti. La difesa di Michele Buoninconti ha puntato tutto su una tragedia avvenuta in seguito ad un incidente, molto probabilmente dovuto ad un delirio che Elena Ceste stava vivendo il 24 gennaio del 2014. Una strategia che lo stesso Buoninconti ha mantenuto fin dalla denuncia di scomparsa della moglie. Inquadrato dalle telecamere di Chi l’ha visto?, aveva infatti sottolineato più volte come la moglie si fosse allontanata di casa completamente nuda, tanto da farlo vergognare pensando a quello che i vicini avrebbero potuto pensare di lei. La stessa trasmissione di Rai 3, che in passato si è occupata del caso più volte, ritornerà a parlarne nella puntata di questa sera.
In mano all’accusa un particolare significativo, che colloca Michele Buoninconti nelle adiacenze del terreno in cui è stato ritrovato il corpo di Elena Ceste. Il cellulare dell’uomo sarebbe stato infatti agganciato dalla celle telefoniche, ma all’epoca i dubbi degli inquirenti si sollevarono maggiormente per le sue dichiarazioni contraddittorie. Dopo aver inizialmente parlato di un rapimento, secondo la versione del marito Elena Ceste si sarebbe allontanata perché fuori di sé, uno stato in cui versava già da diverso tempo. Un dettaglio che tuttavia, sottolinea La Repubblica, contrastava con quanto affermato dai quattro figli, che hanno riferito agli inquirenti come la madre quella mattina fosse tranquilla. Tutto sarebbe partito infatti dal tradimento di Elena Ceste, scoperta dal marito a causa dei numerosi messaggi che riceveva, inviati da un altro uomo. Secondo Buoninconti, la moglie sarebbe quindi entrata in crisi e si sarebbe diretta in stato confusionale verso Rio Mersa, dove sarebbe morta assiderata dopo aver perso conoscenza.