Archiviata al pratica “Pietro Grasso” con la sua risposta durante l’ultima puntata di Servizio Pubblico, Marco Travaglio, dalle pagine del Fatto Quotidiano, punta il dito contro Adriano Celentano.
In particolare il giornalista se la prende con i contenuti della lettera pubblicata su Repubblica, scritta dal molleggiato con la quale aveva criticato la manifestazione di Flores D’Arcais, il direttore di Micromega, che chiede l’ineleggibilità di Berlusconi:”Una cazzata non soltanto fuori luogo ma decisamente fuori tempo musicale – scrive il cantante -. Se Berlusconi, che tutti davano per finito, compreso me, non avesse preso quei 10 milioni di voti e fosse crollato, mi domando se a Flores d’Arcais gli sarebbe venuta lo stesso la fulminante idea da meschina campagna elettorale”. Dura la risposta di Travaglio che scrive:”Adriano ormai vive sull’onda di scurdamoce o passato anche sulla giustizia”.
Ma nell’editoriale approfitta per mettere i punti sulle i e per rispondere al cantante che aveva tirato in ballo anche la vicenda che l’aveva visto coinvolto nell’affare con il presidente del Senato:”Quelle che dice sono scemenze. Il nostro amico Adriano si informa poco e non sa nulla di Grasso nè del perchè è arrivato fin lì. Potrebbe con sforzo informarsi”. Poi l’affondo:”Per lui, per Celentano dev’essere dura restare confinato troppo a lungo nel campetto degli outsider. Due anni all’opposizione, con le battaglie per i referendum del 2011, poi per i nuovi sindaci, poi per i 5 Stelle, sono forse troppi per lui. Forse meglio tornare all’ovile…quando Celentano votava Berlusconi”. Travaglio non è certo uno che le cose le manda a dire e non può risparmiarsi una stoccata finale verso il cantante che lo aveva invitato a “fermare la lingua”, “azzerare il passato” e “soprassedere”:”Continuerò a farlo e disturberò anche i manovratori”. Avanti il prossimo.