Il dibattito scientifico in questi giorni è monopolizzato da due grandi temi, solo apparentemente scollegati tra di loro. Da un lato l’obbligatorietà dei vaccini, che passa dall’approccio molto liberal degli ultimi anni ad una sorta di ritorno al passato, quando per andare a scuola occorreva presentare i relativi certificati con le vaccinazioni. E dall’altro la drammatica vicenda del bambino morto di encefalite dopo un’otite non curata, dal momento che l’omeopatia non era certo il rimedio opportuno.
Per capire cosa accomuni le due vicende a mio avviso bisogna risalire, ancora una volta, all’articolo 32 della Costituzione, quello che vale la pena ricordare, anche perché recita in modo molto asciutto in 4 passaggi chiave: “(1) La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, (2) garantisce cure gratuite agli indigenti. (3) Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. (4) La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
Il primo aspetto da evidenziare è quello che considera la salute come un’unica medaglia con due facce inseparabili tra di loro: salute individuale e interesse della collettività. A questa doppia logica rispondono le vaccinazioni: tutelare la salute individuale, considerandola parte integrante di quel bene collettivo che è la salute pubblica e ovviamente, trattandosi di un diritto, le cure necessarie per tutelare sia la salute individuale che quella pubblica sono gratuite.
Ma la Repubblica, tutelando la salute individuale come un diritto fondamentale dell’individuo, di cui si assume in prima persona i costi, ha anche il diritto-dovere di intervenire in certe scelte. Non a caso ha a suo carico tutte le spese previste dal SSN, ma non quelle che rientrano tra le cosiddette medicine complementari o alternative, come l’omeopatia.
Nel secondo comma dell’articolo 32 ribadisce il massimo rispetto per la libertà dell’individuo, ma è un rispetto che pone una serie di condizioni ben precise, per le quali si richiede un intervento normativo. Di qui la necessità di un decreto per vincolare i genitori a vaccinare i propri figli, ma senza mai spingersi oltre il rispetto per la persona umana. In concreto questo significa che l’obbligo di vaccinazione potrà riconoscere alcune eccezioni, fissate dal medico a determinate condizioni; ma nessuno, e tanto meno i genitori, possono sottrarsi all’obbligo di cura dei propri figli ricorrendo a trattamenti appropriati e non a mere speculazioni ideologiche.
E questo è, forse in un caso e nell’altro, il punto chiave: l’aver perso la concretezza del valore della vita e della salute come beni preziosi da tutelare, e averne fatto vere e proprie teorie che sacrificano l’oggettività dei dati scientifici sull’altare delle mode intellettuali. Ad esempio tutta la cultura “bio”, che rifiuta l’apporto della scienza e della tecnica, sembra aver fatto una opzione forte nei confronti della sacralizzazione della natura, purché sia lasciata a se stessa, legittimando una vera e propria sfiducia verso le scoperte della scienza e della tecnica, compresa quella farmaceutica. C’è una sorta di ritorno alla natura che esprime contestualmente sfiducia verso la ragione, ritenendo che ciò che è “prodotto” — sia pure a vantaggio dell’uomo — rappresenti l’alterazione di un “ordine naturale”, con il quale non si deve interferire, se non si vogliono creare rimedi peggiori del male.
Da queste pseudo-teorie parte una vera e propria azione dis-informativa, amplificata dai mass media, che si innesta su di una insufficiente educazione scientifica, che è la grande assente tra gli obiettivi formativi delle nostre scuole. Il rifiuto dei vaccini, con tutto il loro fondamento scientifico opportunamente documentato e l’enfasi sull’omeopatia di cui mancano ancora oggi studi scientifici corrispondenti ai canoni della ricerca moderna, definiscono una forbice che si sta allargando sempre di più. E al centro di questo spazio vediamo un revival di idee legate molto più ai vissuti emozionali delle persone che non alle evidenze scientifiche.
Nel ricorso al medico omeopata si percepisce l’esigenza di ritrovare un rapporto con il medico che si interessi dell’uomo più che delle sue malattie; spesso si tratta di disagio esistenziale, di stati di sofferenza imprecisati ma comunque invalidanti. Come se si facesse ricorso ad una sorta di psichiatria di liaison, in cui si cerca di ricostruire attraverso il vissuto anche la sofferenza fisica. Non sono nulla di male, ma in molti casi si tratta di aiuti concreti: sempre che non si pretenda di trattare malattie serie come infezioni, traumi, tumori, processi degenerativi, disabilità e malformazioni. Tutte questioni che nulla hanno a che vedere con l’omeopatia e richiedono invece una solida e aggiornata preparazione sul piano diagnostico e terapeutico. Ma per questo è urgente formare non solo la classe medica e pretendere i necessari aggiornamenti ECM per gli omeopati, ma occorre formare anche i genitori e chiunque perché sappia tutelare la propria salute. Analogamente per i vaccini, pur essendo stata smascherata la famosa fake news che legava autismo e vaccinazione da morbillo, ancora oggi qualcuno la ricorda, nonostante — insisto — fosse un falso in piena regola, resosi colpevole di un vero e proprio psico-terrorismo, che colpisce soprattutto i genitori. Urge una sana educazione alla salute, su base scientifica, accessibile a tutti, aggiornata, anche grazia ad una stampa che rifugga dallo scoop e cerchi invece di contribuire a porre le basi di una coesione sociale efficace anche sotto il profilo socio-sanitario.