Dopo la smentita del settimanale Giallo, secondo cui non sarebbe veritiera la versione per cui Massimo Bossetti sarebbe stato colpito da alcune pietre durante la permanenza nel carcere di via Gleno a Bergamo, ecco arrivare ulteriori dettagli sulla vita in penitenziario dell’uomo accusato del delitto di Yara Gambirasio. Secondo quanto scritto qualche giorno fa su Libero da Matteo Pandini, Bossetti sta confermando la nomea di “carpentiere di Mapello”. A lui, infatti, si è affidata la direzione carceraria per fare abbattere il muro di una cella che dovrà essere adibita a salone. Ha portato a compimento l’opera in brevissimo tempo Bossetti, tanto che gli agenti che lo sorvegliavano si sono spinti a ricordargli che di fretta non ce n’era, quasi a dire che in carcere di tempo dovrà trascorrerne parecchio. Attualmente, insieme ad altri detenuti, Bossetti trascorre le proprie giornate dando di cazzuola in altri tipi di lavoretti manuali; ma non disdegna di aiutare con la penna chi è meno abile di lui, che nel frattempo ha pressoché interrotto la corrispondenza con persone che non siano familiari, compresa la famosa Gina, la detenuta che per il presunto killer di Brembate sembrava nutrire una particolare simpatia, inizialmente ricambiata e ora messa da parte. (aggiornamento di Dario D’Angelo)
Nei giorni scorsi, alcuni quotidiani avevano diffuso la notizia di alcuni problemi in carcere vissuti da Massimo Bossetti, presunto assassino di Yara Gambirasio e condannato lo scorso primo luglio alla pena dell’ergastolo, in primo grado, per omicidio e occultamento di cadavere della 13enne. La notizia in questione faceva riferimento ad una presunta aggressione subita dal muratore di Mapello durante l’ora d’aria, quando sarebbe stato raggiunto da una pietra lanciata da altri detenuti del medesimo penitenziario di Bergamo. Bossetti, tuttavia, non avrebbe avuto alcuna reazione, confermando il suo atteggiamento ineccepibile. Come riferito da alcuni quotidiani, dunque, il presunto assassino di Yara Gambirasio sarebbe stato preso di mira dagli altri ospiti del carcere di via Gleno e c’è chi addirittura ha parlato di vera “tortura” subita dall’uomo. Il settimanale Giallo, nell’ultimo numero, ha ripreso la notizia sul conto del muratore condannato all’ergastolo smentendo categoricamente quanto riferito da molti organi di stampa ed avanzando un’ipotesi: “Chi è stata a diffondere questa notizia? E’ stata forse la sua difesa, nell’ennesimo tentativo di far passare l’imputato come una ‘povera vittima’?”. Secondo il settimanale specializzato in cronaca nera e diretto da Andrea Biavardi, le cose non sarebbero andate esattamente come rivelato da molta stampa. Indagando su quanto avvenuto nel penitenziario nei giorni scorsi, dunque, Giallo ha avanzato una ricostruzione dei fatti del tutto differente, smentendo la voce di un’aggressione e avanzando invece la tesi di un incidente. Tutto ha inizio durante l’ora d’aria concessa ai detenuti. Massimo Bossetti, insieme ad altri 17 carcerati fa parte dei cosiddetti “dannati”, coloro che sono finiti dietro le sbarre per aver commesso reati a sfondo sessuale. Questa ala del carcere è divisa dalla restante che accoglie circa 500 reclusi da un campo nel quale i prigionieri svolgono attività sportive e la cui tribunetta si affaccia sul cortile della sezione “protetti”. E’ qui che un pomeriggio di alcuni giorni fa il presunto assassino di Yara Gambirasio stava prendendo il sole, come sua consuetudine, quando dalla tribunetta del campo sportivo sarebbe arrivata una pietra. Non diretta verso il carpentiere, ma caduta a diversi metri dall’uomo e dagli altri detenuti, nessuno dei quali sarebbe quindi stato colpito. Ciò che è emerso dal settimanale è che quanto accaduto non sarebbe stata affatto un’aggressione ma un incidente: la pietra in questione, infatti, sarebbe stata scagliata per errore da un detenuto che camminava sulla tribunetta. Si tratta di un uomo con piccoli problemi psichiatrici e che, nel dare un calcio al masso, lo avrebbe fatto finire per sbaglio a poca distanza da Massimo Bossetti. Quasi sicuramente, neppure il responsabile si sarebbe accorto dell’incidente e, sebbene l’episodio sia stato prontamente riportato agli agenti, pare non sia stato preso alcun provvedimento, a riprova che quanto accaduto non sarebbe affatto un’aggressione.