La situazione a Barcellona e in tutta la Catalogna, ad un mese dall’attentato sulle Ramblas, è di nuovo sotto massima tensione, ma questa volta il terrorismo non c’entra: «Lo stato spagnolo ha sospeso di fatto l’autogoverno della Catalogna e ha applicato uno stato d’eccezione. […]. L’1 ottobre usciremo di casa, porteremo la scheda e voteremo. Quello che sta vivendo la Catalogna non lo vive nessun altro stato dell’Unione Europea», sono le parole durissime del presidente catalano Carles Puigdemont nella conferenza stampa che segue i 13 arresti nella Generalitat di Barcellona. In particolare, le manette al braccio destro del vicepresidente dell’Autogoverno, nonché segretario generale del dipartimento dell’Economia hanno fatto scattare la reazione degli indipendentisti: le operazioni della polizia spagnola questa mattina hanno acuito la frattura, forse decisiva, tra Madrid e Barcellona. «I cittadini son convocati l’1 ottobre per difendere la democrazia da un regime repressivo e intimidatorio», si legge tra i tweet ufficiali del Governo Catalano, e questo il secondo «Pensiamo che il governo spagnolo abbia oltrepassato la linea rossa che lo separava dai regimi autoritari e repressivi». La guerra civile purtroppo è sempre più uno scenario plausibile.
#President @KRLS: “Els ciutadans estem convocats l’1 d’octubre x defensar la democràcia enfront d’un règim repressiu i intimidatori” #1Oct
— Govern. Generalitat (@govern) 20 settembre 2017
ARRESTI E RAID ALL’AUTOGOVERNO CATALANO
Forse, il giorno D-Day in Spagna: con il raid nella Generalitat, il palazzo del potere in Catalogna e l’arresto di ben 12 tra collaboratori, ministri e funzionari del governo catalano, lo Stato spagnolo cerca di dare la spallata decisiva per evitare a tutti i costi il referendum sull’indipendenza del prossimo 1 ottobre, definito già illegale dalla Corte Costituzionale della Corona spagnola. La tensione a Barcellona è sempre più forte con la gente che da giorni affolla le Ramblas per manifestare contro “i soprusi di Madrid” e per chiedere di rispettare il referendum per l’indipendenza catalana: oggi però, dopo il raid della Guardia Civil spagnola nei ministeri di Barcellona, la tensione è scoppiata ancora più forte e sono previsti scioperi e manifestazioni nelle prossime ore che porteranno il livello dello scontro tra Spagna e Catalogna a livelli forse mai raggiunti. L’obiettivo della Guardia Civil è impedire in tutti i modi la realizzazione della consultazione del primo ottobre sotto ordine dei magistrati di Madrid. In particolare sono state requisite nelle ultime ore le lettere con le quali venivano convocati scrutatori e presidenti di seggi: è stato arrestato poi Josep Maria Jové, numero due del leader di Esquerra Republicana de Catalunya, Oriol Junqueras, nonché vicepresidente del Governo di Barcellona.
PREMIER SPAGNA, “IL REFERENDUM È ILLEGALE”
Le reazioni politiche dopo il raid nella Generalitat di Barcellona e le perquisizioni negli uffici del potere catalano, sono durissime: in prima battuta il vicepresidente del Governo di Catalogna, Oriol Junqueras, che su Twitter scrive «Stanno attaccando le istituzioni di questo paese, quindi i cittadini. Non lo permetteremo». Poi fa seguito anche la sindaca di Barcellona, Ada Colau, che definisce completamente scandaloso quanto sta succedendo nella sua città: «È uno scandalo democratico che si perquisiscano le istituzioni e si arrestino cariche pubbliche per motivi politici. Difendiamo le istituzioni catalane». Ricordiamo che nei giorni scorsi, dopo la sentenza della Corte spagnola sull’illegittimità del Referendum Catalano, il presidente del Governo che chiede l’indipendenza, Carles Puigdemont aveva comunque firmato il decreto per convocare la consultazione popolare, forte della carica dei circa Circa 700 sindaci catalani su 948 che hanno accolto positivamente la decisione della Generalitat, promettendo di garantire l’apertura dei seggi e il regolare svolgimento delle votazioni. Pochi istanti fa, il premier spagnolo Mariano Rajoy è intervenuto alquanto duramente per giustificare il raid della Guardia Civil: «Il governo tutela i diritti di tutti gli spagnoli, i giudici si sono espressi contro il referendum, come democrazia abbiamo l’obbligo di far rispettare la sentenza». Il rischio guerra civile ormai non è più solo una teoria ma un dura e probabile realtà.
Es un escàndol democràtic que s’escorcolli institucions i es detinguin càrrecs públics per motius polítics. Defensem institucions catalanes
— Ada Colau (@AdaColau) 20 settembre 2017