Nelle chiese italiane non ci sono più preti: delle 25.610 parrocchie italiane, una terzo (8.705) è scoperta. Mancano i sacerdoti e quindi i punti di riferimento per i fedeli, che tra l’altro frequentano sempre meno le chiese. Ci sono dei casi, come quello delle parrocchie di montagna, dove addirittura non si celebra la messa ogni domenica. La figura del prete sta scomparendo: c’è una crisi di vocazione? Forse il problema riguarda anche una crisi organizzativa delle parrocchie, che sono il simbolo della presenza della Chiesa nel territorio. Sta di fatto che i pochi parroci rimasti sono anche sovraccarichi di impegni. Lo testimonia l’inchiesta del Giornale, che cita ad esempio il caso di don Maurizio Toldo, 44 anni: si occupa di ben 19 parrocchie nelle Valli Giudicarie. E questo non è l’unico prete globe-trotter: nelle montagne trentine c’è anche don Carlo Crepaz, che invece è 15 parrocchie. Nella speciale “classifica” rientrano anche don Enrico Pret, 13 chiese, don Tiziano Filippi e don Renato Pellegrini, 12, don Albino Dell’Eva e don Livio Buffa, a quota 10.
CHIESE SENZA PRETI: NASCE IL “MULTIPRETE”, MA NON BASTA
Anche i preti fanno gli straordinari: niente riposo, anzi due o tre messe al mattino, un paio al pomeriggio, tutte in località differenti. Ovviamente si occupano anche di battesimi, funerali, confessioni, visite ai malati, gruppi di preghiera, consigli pastorali e incontri di catechismo. Ma il parroco è anche il rappresentante legale dell’ente, quindi ha anche incarichi amministrativi. Dove non arrivano loro subentrano i collaboratori in pensione o fedeli che si adattano alla situazione pur di dare una mano. Insomma, nel 2017 è nata la figura del “multiparroco”, che non ha neppure il tempo per andare dal dentista… “I preti prima andavano a caccia e coltivavano l’orto. Ora altro che orto: si fatica a trovare mezza giornata per sé”, racconta il bergamasco don Primo Moioli al Giornale. Nella provincia di Bolzano è stata rispolverata la figura del “responsabile parrocchiale”, prevista dal Codice del diritto canonico. Si tratta di un diacono o un laico, anche donne, che non celebrano messe e confessioni, ma si occupano di tutto il resto, dietro compenso.
CHIESE “SCOPERTE”: COSA ACCADE ALL’ESTERO
La situazione è critica in Alto Adige, dove resteranno una cinquantina di preti per 281 parrocchie. Le chiese “scoperte” verranno affidate ai responsabili laici, quindi il prete diventerà collaboratore. Il coinvolgimento dei laici non deve sorprendere: come riportato dal Giornale, in Portogallo ci sono volontari, mentre in Germania è stata avviata la formazione di laici per accompagnare le famiglie nel momento del lutto. I preti dunque amministrano i sacramenti, i fedeli si occupano del resto. Di una Chiesa senza preti ha parlato anche “Silence” di Martin Scorsese, che ha riacceso i riflettori sulla storia dei cattolici in Giappone, che hanno conservato la fede per 212 anni senza sacerdoti. In Brasile è stato proposto di ordinare preti anche uomini sposati di comprovata virtù, ma ci sono anche frange progressiste che spingono per l’ordinazione delle donne. La crisi può essere per la Chiesa un’opportunità per reinventarsi, un po’ come lo è stato per le imprese.