“Gli effetti della decisione della Cassazione non possono essere considerati un ingiusto rapimento. Condivido la decisione.” E’ stato questo il commento del pubblico ministero Marcello Musso, che ha ha seguito tre anni fa in prima persona l’inchiesta che ha portato Martina Levato ed Alexander Boettcher ad essere condannati per l’aggressione con l’acido compiuta. Dopo la condanna, è arrivata anche la decisione di giudicare adottabile il bambino della coppia, scelta che è stata dunque condivisa dal pm che ha seguito il caso fin dall’inizio e che ebbe un pensiero per il bambino due giorni dopo la sua nascita, consegnando assieme a un paio di scarpine un biglietto con su scritto: “Con infinita tenerezza per un lungo cammino.” Gli ambienti legali hanno giudicato praticamente all’unanimità come positiva la scelta della Cassazione, ma il ricorso preannunciato dalla legale di Martina Levato lascia presagire come la vicenda sia ancora lontana dalla sua effettiva conclusione. (agg. di Fabio Belli)
LE MOTIVAZIONI DELLA DECISIONE
In 13 pagine i giudici della Suprema Corte hanno spiegato la loro decisione secondo la quale il figlio della coppia dell’acido è da considerarsi adottabile. Riferendosi a Martina Levato, come riporta Il Fatto Quotidiano, si legge che la ragazza “era consapevole della gravidanza” mentre rovinava la vita di un ragazzo ed è escluso “che lei possa garantire al bambino uno sviluppo psicofisico sereno ed equilibrato negli anni più delicati per la sua crescita”. Nella medesima sentenza, la Cassazione ha respinto le lamentele della Levato che ha ammesso di aver intrapreso un percorso positivo di riabilitazione, considerandosi ora una persona del tutto diversa rispetto a quella che insieme a Boettcher mese a segno i terribili agguati con l’acido. I giudici, inoltre, hanno tenuto conto anche delle “anomalie del carattere e della personalità della madre (oltre che del padre), sebbene non integranti patologie psichiatriche definite”. Per tutti questi motivi, è stato ritenuto il piccolo di due anni e mezzo adottabile da parte di un’altra famiglia esterna ai due soggetti, genitori biologici del bambino. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
EX BOCCONIANA RICORRERÀ ALLA CORTE UE
Martina Levato, condannata a 20 anni di reclusione per le aggressioni con l’acido ideate dall’ex amante Alexander Boettcher (come stabilito dalla Cassazione), presenterà “ricorso alla Corte Europea dei diritti umani”. E’ questa la decisione rivelata dal suo legale difensore in seguito alla decisione della Suprema Corte nel confermare l’adottabilità del figlio nato il 15 agosto 2015. La Cassazione, come spiega l’agenzia di stampa Ansa, ha anche respinto i ricorsi dei nonni del piccolo che si erano proposti come adottanti. Scrive in merito la Suprema Corte: neppure i nonni materni “hanno dimostrato una reale presa di coscienza delle atrocità delle condotte della figlia” e valutando il “superiore interesse del minore” va detto che il piccolo non può restare “legato alla famiglia di origine”, perché “inevitabilmente sarebbe costretto a confrontarsi con la drammatica storia familiare dei suoi genitori”. Martina si è poi rivolta al suo legale, l’avvocato Laura Cossar e nelle scorse settimane, prima della sentenza odierna, in una lettera aveva scritto: “Sappi che ti stimo come avvocato e come donna, perché con il tuo lavoro puoi salvare tante famiglie da ingiusti rapimenti”. L’ex bocconiana aveva poi ammesso di essere cambiata completamente dopo la nascita del figlio e confidava nell’affidamento ai nonni materni. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
LA DECISIONE DELLA CASSAZIONE
Si è espressa oggi la Corte di Cassazione in merito all’adottabilità del figlio di Martina Levato e Alexander Boettcher, la cosiddetta “coppia dell’acido”, in carcere per via delle aggressioni messe a segno a Milano. Respingendo anche i ricorsi presentati dai nonni del bambino i quali si erano proposti come adottanti, la Suprema Corte ha così confermato la piena adottabilità del piccolo che ormai ha due anni e mezzo. Nato nell’agosto 2015, quando la Levato era già in carcere, il bimbo era stato affidato ad una casa famiglia presso la quale, periodicamente, avvenivano le visite da parte dei genitori e dei nonni. Lo scorso 30 novembre si era tenuta un’udienza molto importante nel corso della quale il sostituto procuratore generale della Corte di Cassazione, Francesca Cerone, aveva chiesto che il bambino venisse affidato ai nonni materni ritenendo che “I figli non si tolgono nemmeno ai mafiosi perché ogni bambino ha diritto a crescere nella famiglia dove è nato”. Per lei, i genitori di Martina erano in possesso di tutti i requisiti per poter ottenere l’affidamento del nipotino ma nonostante le sue forti parole, il magistrato non sarebbe comunque riuscito a convincere i giudici. Il Comune di Milano che, come riporta Repubblica.it, ha avuto in affido il bimbo, aveva chiesto alla Cassazione di respingere la richiesta di adottabilità da parte dei nonni.
MARTINA LEVATO: “GRANDE DELUSIONE”
La Corte di Cassazione ha quindi stabilito che il figlio della coppia dell’acido, Martina Levato e Alexander Boettcher, debba essere adottato da una famiglia esterna ai due giovani soprattutto per via del lungo periodo di detenzione che entrambi dovranno scontare. L’ex bocconiana è stata infatti condannata ad un totale di 20 anni di reclusione, mentre l’ex fidanzato e padre del bambino, il broker milanese Alex Boettcher, ha accumulato condanne per un totale di 37 anni di reclusione. Proprio nei giorni scorsi la Cassazione aveva respinto il ricorso del ragazzo relativamente alla sentenza di condanna in Appello e confermato in via definitiva i 14 anni di reclusione per l’agguato con l’acido a carico di Pietro Barbini, ritenendolo l’ideatore e non la “spalla”, anche se in concreto era stata la ex amante Martina a lanciare in concreto il liquido corrosivo. Dopo la decisione della Suprema Corte di confermare la piena adottabilità del loro bambino, Martina Levato ha accolto la notizia “con grande delusione”. Lo riporta TgCom24, riprendendo le parole del suo avvocato difensore, Laura Cossar, pronta a presentare ricorso alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo.