Maria Cristina Zilli, dopo il suo ultimo appello a Pomeriggio 5, è stata oggi ospite anche de La vita in diretta nel corso della quale ha chiesto, 43 anni dopo, di poter conoscere suo figlio. La sua storia è emblematica e dolorosa al tempo stesso. Era il 1974 quando la giovanissima Maria Cristina, all’epoca appena 17enne, scoprì di essere rimasta incinta. Dopo averlo tenuto per sé, dovette necessariamente dirlo ai suoi genitori che però non presero per niente bene la notizia. Il padre e la madre reagirono molto male e, secondo il suo racconto reso oggi al conduttore Marco Liorni, decisero di portarla addirittura a Belgrado con la speranza di poterla fare abortire. “Ma non ci sono riusciti”, racconta oggi la donna. A sua insaputa, però, l’allora ragazzina fu portata con la forza a Padova, nella città dove oggi è ritornata con l’intento di cercare suo figlio. Qui rimase in orfanotrofio fino a quando partorì, per l’intero periodo della gravidanza. Subito dopo il parto, però, i genitori la riportarono a casa. Maria Cristina riuscì a vedere il suo bambino solo una volta, tra le braccia dell’infermiera. “L’ho visto quando è nato, son riuscita a vedere che era maschio, poi l’ho visto passare in braccio all’infermiera e basta, di lui non ho più nient’altro”, ha raccontato.
ANCORA RABBIA VERSO I GENITORI: “NON DOVEVANO FARMI QUESTO”
Secondo il racconto della donna, all’epoca le fecero firmare dei documenti subito dopo aver partorito, Maria Cristina era ancora stordita e non ha mai saputo cosa firmò all’epoca. Quasi certamente si trattava dei documenti nei quali lei confermava la volontà di rinunciare per sempre a suo figlio. “Non potevo far nulla perché i miei genitori erano tosti”, ha raccontato. Nonostante quei documenti, la donna ammette: “Io lo volevo quel figlio ma non potevo fare nulla contro i miei genitori”. Lei in quel momento si sentì plagiata e violentata. “Non riuscivo a capire nulla, non riuscivo neanche a parlare, anche quando sono tornata a casa dopo il parto”. Appena tornata da Padova, la madre le disse: “Non sei contenta? Ti ho comprato la cameretta nuova!”, ma dalla sua bocca non uscì neppure una parola per molto tempo. “Passavo le giornate senza reagire”, racconta. Come sappiamo la legge in Italia non consente a una madre di andare a cercare il figlio non riconosciuto ma può avvenire il contrario. Oggi lei, dopo oltre 40 anni, desidera incontrarlo. “So che vado incontro a tante conseguenze perché possono essere successe tante cose in questi anni, potrebbe non essere più vivo, potrebbe essere uno sbandato o il miglior uomo della terra. Vorrei sapere almeno se sta bene”, ha chiosato, senza però nascondere il suo dolore nei confronti dei genitori. “Ero figlia unica, non dovevano farmi questo”.