Sopravvissuta all’orrore di Auschwitz, Liliana Segre è testimone della Shoah. D’ora in poi lo farà nella prestigiosa veste di senatrice a vita. Una scelta importante quella del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: ha scelto una donna che sta lottando contro l’indifferenza. «Tutto comincia da quella parola. Gli orrori di ieri, di oggi e di domani finiscono all’ombra di quella parola. La chiave per comprendere le ragioni del male è compresa in quelle cinque sillabe, perché quando credi che una cosa non ti tocchi, non ti riguardi, allora non c’è limite all’orrore», ha scritto nel libro “La memoria rende liberi”. Concetti forti, più che mai attuali, perché il male può nascondersi ovunque. Da senatrice a vita, dunque, Liliana Segre potrà continuare la sua battaglia per “risvegliare” il popolo italiano, perché uno «completamente anestetizzato, abituato all’orrore, è sempre pronto a voltare lo sguardo, è sempre disposto a ignorare la richiesta d’aiuto di un fratello che soffre, a tradire la fiducia di un vicino in pericolo». (agg. di Silvana Palazzo)
“SONO UNA DONNA LIBERA, ANCHE DALL’ODIO”
Liliana Segre ha descritto la telefonata in cui il Presidente della Repubblica la informava di volerla nominare senatrice come un “fulmine a ciel sereno”. All’Ansa, l’88enne sopravvissuta all’Olocausto spiega di sentirsi “un araldo, una persona che racconta ciò di cui è stata testimone..”. Ma cosa bisogna attendersi dalla Segre a livello parlamentare? Cosa distinguerà il suo ingresso a Montecitorio? Lo ha detto senza timore la diretta interessata:”Tramandare la memoria”, un impegno in linea “con i valori della nostra Costituzione”, che serva a rappresentare “voci ormai lontane che rischiano di perdersi nell’oblio. Le voci di quelle migliaia di italiani appartenenti alla piccola minoranza ebraica, che nel 1938 subirono l’umiliazione di essere degradati dalla Patria che amavano; che furono espulsi dalle scuole, dalle professioni, dalla società dei cittadini di serie A”. Nessuno si illuda, dunque, che la Segre rinunci a parlare di Shoah:”L’ho sempre fatto, non dimenticando e non perdonando, ma senza odio e spirito di vendetta. Sono una donna di pace, una donna libera: la prima libertà è quella dall’odio”. (agg. di Dario D’Angelo)
L’ESPERIENZA AD AUSCHWITZ
Deportata a 13 anni, “ebrea senza saper nemmeno loro che vuol dire”, Liliana Segre si è ritrovata sola nell’inferno di Auschwitz, dove ha perso a poca distanza, senza poterli vedere, parenti stretti e riferimenti di una vita. In un racconto del 2003 a Repubblica, la Segre raccontò la sua esperienza nel lager. “In un attimo uomini, donne e bambini furono separati. Lasciai la mano di mio padre. Non sapevo che non l’avrei più rivisto.” Prima della deportazione, un clima di crescente terrore e incredulità nell’Italia delle leggi razziali: “La sensazione prevalente era l’incredulità, qualcuno arrivato dall’estero raccontava di persecuzioni agli ebrei in Germania ma in casa nostra si ripeteva che probabilmente erano esagerazioni, che qui non sarebbe successo, che gli italiani erano diversi.” Le idee di fuga vennero presto abbandonate: “Papà ne era convinto e poi non voleva lasciare i nonni che erano malati e non avrebbero potuto affrontare un lungo viaggio.” Un destino crudele di cui Liliana Segre, nel giorno della nomina come senatrice a vita, vuole continuare a portare avanti la memoria. (agg. di Fabio Belli)
BOLDRINI: “DONNA FORTE E CORAGGIOSA”
Le reazioni alla nomina di Liliana Segre come Senatrice a vita da parte del Presidente della Repubblica Mattarella, ha scatenato ovviamente le prime reazioni. Pietro Grasso, Presidente del Senato, in una nota riportata da Repubblica.it ha espresso la sua grande soddisfazione dicendosi estremamente onorato di dare il benvenuto “a una donna che ha insegnato a tutti noi a non cedere all’indifferenza, trasmettendo a generazioni di italiani il ricordo vivo e terribile di una esperienza vissuta in prima persona come reduce della Shoah”. Molto soddisfatta si è detta anche Laura Boldrini, Presidente della Camera, che ha definito la Segre “Donna forte e coraggiosa, sopravvissuta all’orrore di Auschwitz” e che “ha messo a disposizione delle giovani generazioni la sua esperienza”. Dopo l’arrivo della notizia, Noemi Di Segni, presidente Ucei, ha espresso la sua grande commozione “a nome di tutte le comunità ebraiche in Italia”. Il passato e soprattutto la sua memoria, dunque, con questa scelta hanno assunto un valore decisamente nuovo e importante. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
LA REAZIONE DELLA DONNA DOPO LA NOMINA
Liliana Segre, dopo la nomina come Senatrice a vita da Mattarella ha rilasciato il suo primo messaggio nel quale ha ammesso di sentire più che mai la grande responsabilità di tentare, almeno di non far perdere nell’oblio le voci lontane. “Le voci di quelle migliaia di italiani, appartenenti alla piccola minoranza ebraica, che nel 1938 subirono l’umiliazione di essere degradati dalla Patria che amavano”, ha detto, come riporta Repubblica.it. La nomina le è stata comunicata telefonicamente questa mattina dal presidente Mattarella. “Lo ringrazio per questo altissimo riconoscimento”, ha aggiunto, ancora sorpresa per la notizia. “Non ho mai fatto politica attiva e sono una persona comune, una nonna con una vita ancora piena di interessi e di impegni”, ha spiegato, pur comprendendo le intenzioni del capo dello Stato di onorare attraverso la sua persona, la memoria di tanti altri, nell’80esimo anniversario delle leggi razziali che cade proprio quest’anno. Per Liliana, “salvare dall’oblio quelle storie, coltivare la Memoria, è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza. E la può usare”. Il suo impegno di tramandare la memoria e contrastare il razzismo prosegue incontrastato ed ha annunciato di proseguire con ciò che da tempo ha deciso di fare, indipendentemente dalla nomina che l’ha appena investita: “Continuerò finché avrò forza a raccontare ai giovani l’orrore della Shoah, la follia del razzismo, la barbarie della discriminazione e della predicazione dell’odio”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
LA NOMINA DI SENATRICE A VITA
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha nominato Senatrice a vita Liliana Segre. La donna, oggi 87enne, è nata a Milano il 10 settembre ed è una reduce dell’Olocausto. Era il 30 gennaio 1944 quando fu deportata dalla stazione di Milano Centrale al famigerato campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, dal quale fu liberata solo nel maggio dell’anno seguente. Nel novembre del 2004 fu nominata commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana su iniziativa dell’allora Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. La nomina di Mattarella arriva per essersi distinta tra le personalità che hanno contribuito a dare lustro alla Patria con altissimi meriti in ambito sociale. Come riporta l’agenzia di stampa Ansa nel darne notizia, il decreto è stato controfirmato dal premier Paolo Gentiloni che in un tweet ha espresso il suo parere positivo: “La vita di Liliana Segre testimonianza di libertà. Da senatrice ci indicherà il valore della memoria. Una decisione preziosa a 80 anni dalle leggi razziali”. Mattarella ha provveduto ad informare telefonicamente la neo senatrice a vita della nomina.
LILIANA SEGRE: LA SUA VITA E L’ESPERIENZA AD AUSCHWITZ
Nata a Milano da famiglia ebraica, Liliana Segre ha vissuto insieme al padre ed ai nonni paterno dopo essere rimasta orfana di madre quando non aveva ancora compiuto il suo primo anno d’età. Di famiglia laica, la consapevolezza di essere ebrea si radicò in Liliana solo a causa del dramma delle leggi razziali fasciste del 1938 che portarono alla sua espulsione scolastica. Grazie all’uso di falsi documenti, suo padre riuscì a nasconderla a casa di amici e vano fu il tentativo di fuggire in Svizzera, in quanto fu respinta dalle autorità elvetiche. Arrestata all’età di 13 anni a Varese, fu poi trasferita a Como ed infine a Milano dove rimase detenuta per 40 giorni. nel gennaio del 1944 fu separata dal padre e deportata nel campo di Auschwitz, lo stesso nel quale il genitore incontrò la morte. Lo stesso drammatico destino capitò ai nonni. Terminato lo sterminio nazista, Liliana visse con i nonni materni e nel 1948 conobbe Alfredo Belli Paci, cattolico ed anche lui sopravvissuto all’olocausto, che sposò tre anni dopo e dal quale ebbe tre figli. Dopo anni di silenzio sulla sua terribile esperienza, Liliana iniziò a parlare pubblicamente, nelle varie assemblee scolastiche solo a partire dagli anni ’90, raccontando la sua storia ai giovani studenti. La sua storia è stata ripercorsa nel libro del 2005 di Emanuela Zuccalà: “Sopravvissuta ad Auschwitz. Liliana Segre fra le ultime testimoni della Shoah”.