Eh, sì. Il luogo comune che vuole i napoletani refrattari al casco quando vanno in moto e così bravi da riuscire a montare in tre o quattro sulla stessa sella mentre fumano, chattano, parlano al telefono, non è smentito dai fatti.
Dopo un periodo, breve e mitologico, di una quasi spontanea e larga adesione alle richieste della legge, i centauri partenopei hanno deciso che proteggersi la testa non è poi così importante. Soprattutto quando il caldo lo sconsiglia.
E così lo spettacolo catturato da una giornalista nel suo iPhone e messo in rete per l’opportuna condivisione — una specie di confuso carosello a due ruote nella centrale piazza Mercato — non meraviglia nessuno. Non i cittadini, che scene come quella hanno tutti i giorni sotto gli occhi, e neanche i forestieri, diciamo così, che si sarebbero davvero stupiti se avessero assistito a un’ordinata e composta processione di motori.
Non cambia le cose nemmeno l’aggravante — per le anime belle — delle auto di Polizia e Carabinieri che si vedono sostare ai bordi dell’arena incuranti (almeno così pare) dell’allegra e rumorosa compagnia.
Il fatto è che la scena avviene comunque in un’area delimitata, come in una specie di circo, dove le evoluzioni hanno certamente il pregio di non interferire con auto e pedoni che con giudizio scelgono di seguire altre traiettorie.
Il peggio — e qualche volta perfino un nativo vesuviano riesce a indignarsi, ma poco — è quando lo scooter avanza sicuro e veloce contromano togliendo a chi marcia nel verso giusto (ma chi lo ha detto?) lo spazio per passare.
Qui bisogna mostrarsi destri, all’altezza della situazione. Uno sguardo rapido per stabilire in che punto della carreggiata e con quali formalità deve avvenire lo scambio: io mi accosto e tu rallenti in una mutua intesa.
Nelle vie principali come nelle arterie periferiche la legge della strada è sempre la stessa e a farla non sono i codici e nemmeno le autorità competenti, ma l’intendersi al volo di chi le frequenta avendo l’accortezza di salvare la pelle.
Le cose vanno in questo modo a Napoli (in fondo, che male c’è?) e fa notizia l’esatto contrario: un posto di blocco che decidesse di fermare i brutti ceffi (ce ne sono tanti, non sarebbe difficile) anziché giovani signore e conducenti cortesi.
Ma perché complicarsi la vita quando tutto precede nel migliore dei modi sotto il cielo più bello del mondo? Perché tirar fuori la forza della legge quando ci sono forze, altre, ben più cogenti a organizzare la convivenza?
Tutto scorre nel Golfo che si affaccia su Capri. Anche il traffico nonostante le strade scassate, intasate e stressate. Basta lasciar fare, non intromettersi, perché alla fine tutto s’accomoda quando si è assistiti dallo spirito giusto.
È questa una conseguenza della rivoluzione partenopea parte seconda. Diciamolo chiaramente: basta farsi il sangue amaro con inutili divieti. Se la metropoli è allergica a qualsiasi forma di governo, che la si lasci respirare.
In moto senza casco? E che sarà mai…