Quello di Emanuele Morganti continua ad essere un delitto assurdo, attorno al quale emergono sconvolgenti dettagli. Le ultime novità rese note da Repubblica.it parlerebbero di un altro gesto oltraggioso oltre a quello emerso nelle passate settimane, relativo alla presenza di una ragazza che avrebbe sputato sul corpo del ragazzo 20enne, agonizzante. Il secondo episodio, reso da un testimone ascoltato di recente dagli inquirenti che fino ad oggi hanno continuato a raccogliere le parole di testi e persone informate sui fatti, avrebbe dell’incredibile: pare infatti che un’altra ragazza avrebbe prima sventolato e poi buttato sul corpo dello studente, ormai immerso in un lago di sangue, quattro banconote da 50 euro, per un totale di 200 euro. Il caso vedrebbe ancora la mancanza di un movente e poco chiara sarebbe anche la responsabilità dei soggetti ad oggi indagati e coinvolti nel delitto. Gli inquirenti avevano già appurato nel corso di questo lungo mese di indagini, come a sputare sul corpo della vittima fosse stata la sorella di uno degli arrestati, Michel Fortuna. Ora, in seguito ad un’altra testimonianza, sarebbe emerso il nuovo particolare shock e che coinvolgerebbe, sempre secondo il racconto del testimone, la fidanzata di un altro arrestato, Paolo Palmisani. Un gesto ora al vaglio della procura e che si sta cercando di interpretare in quanto potrebbe celare un messaggio importante e che confermerebbe chi comanda realmente la piazza e quale valore potesse avere la vita di chi osava ribellarsi. Di contro, potrebbe essere anche un indizio relativo ai motivi della lite nata tra gli aggressori ed il gruppo della vittima e legata ad un possibile debito.
Continuano le indagini sul delitto di Emanuele Morganti, il 20enne di Tecchiena massacrato brutalmente nell’ambito di una rissa consumatasi all’esterno di un locale di Alatri poco più di un mese fa. Dopo i blitz dei giorni scorsi e che hanno riguardato le abitazioni di alcuni dei buttafuori indagati, al fine di rintracciare il manganello telescopico, quasi certamente l’arma usata per colpire il povero Emanuele, vanno avanti anche gli interrogatori. Obiettivo primario dell’intero pool investigativo è quello di fare massima chiarezza su dinamiche e responsabilità relative alla rissa mortale e che ancora vedrebbe la presenza di molti lati oscuri. Per questo motivo le indagini non si sono prese neppure un momento di pausa ma sono proseguite senza sosta con l’intento di fornire le risposte che ancora mancano ai quesiti che ruotano attorno al movente, alle cause del decesso di Emanuele Morganti ed infine alle modalità con le quali ha preso il via il tragico pestaggio. Stando alle ultime indiscrezioni sul caso di Emanuele Morganti e rese note dal portale CiociariaOggi.it, pare che la maggiore attenzione si sia concentrata nello specifico sulle voci relative agli uomini della sicurezza del locale di Altri e che vedrebbero il forte coinvolgimento di uno di loro anche sulla scorta dei pesanti indizi contro di lui. Anche per questa ragione nelle passate ore sono proseguite le convocazioni in caserma da parte di testimoni o semplici persone informate sui fatti. I quattro buttafuori indagati ed attualmente a piede libero, dal canto loro continuano a ribadire la loro estraneità rispetto alla rissa ed alla morte di Emanuele Morganti.
Una settimana fa esatta, Damiano Bruni e Michael Ciotoli due dei buttafuori indagati in merito al delitto di Emanuele Morganti, hanno esplicitamente chiesto di essere ascoltati in procura. Al cospetto del procuratore De Falco e del sostituto Misti, i due uomini dello staff del Miro Music Club, il locale di Alatri, avrebbero raccontato come hanno agito e cosa avrebbero fatto gli altri due colleghi, Manuel Capoccetta e l’albanese Pjetri Xhemal. I due hanno confermato come a differenza di questi ultimi non sarebbero usciti dal locale al momento della rissa che ha visto tristemente protagonista Emanuele Morganti. Su Xhemal e Capoccetta si sono così concentrate le attenzioni degli inquirenti al fine di stabilire le reali responsabilità dei due. Capoccetta è stato sentito nuovamente lo scorso mercoledì e per circa due ore ha risposto alle domande incalzanti del procuratore che vertevano ancora una volta sulla ricostruzione della notte tra il 24 ed il 25 marzo scorso. Il giovane 28enne si è difeso ribadendo il suo compito, ovvero quello di accompagnare all’esterno del locale le persone. Poi ha ribadito di essere rientrato dopo appena 30 secondi al fine di mettere in sicurezza l’incasso della serata. Il buttafuori ha ancora confermato l’assenza di segni sulle mani la sera del pestaggio e l’esito negativo che il recente blitz avrebbe avuto all’interno della sua abitazione, ribadendo in tal senso la sua totale estraneità rispetto alla terribile vicenda. Eppure per gli inquirenti la sua deposizione – al pari di quelle rese da altre persone indagate per il delitto di Emanuele Morganti – presenterebbe lacune e contraddizioni. L’attesa è ora tutta concentrata sugli esiti della consulenza medico legale e che chiarirà se ad uccidere il 20enne sia stato o meno il manganello. Se così fosse, l’assenza di segni di pestaggio sulle mani degli indagati avrebbe veramente poca importanza.