Lo studio pubblicato sul Journal of Forensic Sciences e portato avanti da due ricercatori italiani è destinato a fare molto rumore anche se, va detto, già in passato molti avevano messo in dubbio l’autenticità della Sacra Sindone esposta a Torino utilizzando ad esempio il test basato sulla datazione al radiocarbonio. Ad ogni modo, i due ricercatori sostengono che alcune delle macchie di sangue presentino delle incoerenze in merito alla loro collocazione sulla stessa Sindone e dunque sarebbero false: infatti, attraverso il loro studio, hanno simulato infatti una vera e propria crocefissione proprio per capire come si siano potute formare migliaia di anni fa le suddette macchie di sangue, ed è emerso che alcune di queste (come ad esempio quella sul torace) siano compatibili con la tipica posizione di un uomo che viene crocefisso, ma lo stesso non si può dire per quelle sui polsi e nella regione lombare che “non trovano alcuna giustificazione coerente” e a detta dei ricercatori sarebbero irrealistiche. Una montatura? Piano: i due spiegano che la Sindone oggi venerata potrebbe semplicemente essere un prodotto artistico risalente ad epoca medievale e in cui alcune macchie potrebbero essere state “riprodotte artificialmente” con un pennello o proprio con le dita. (Agg. di R. G. Flore)
SI TRATTA DI UN PRODOTTO ARTISTICO MEDIEVALE?
Due italiani, usando le tecniche dell’antropologia forense, hanno valutato l’autenticità delle macchie presenti sulla Sindone, il lenzuolo che secondo la tradizione cristiana avrebbe avvolto il corpo di Gesù dopo la crocifissione. Dallo studio, pubblicato sul Journal of Forensic Sciences, è emerso che una parte importante di quelle tracce di sangue non sarebbe compatibile con la posizione del corpo, né sulla croce, né disteso nel sepolcro. Lo studio è destinato a far discutere: le prime polemiche in Rete sono state scatenate già in occasione della presentazione dei risultati parziali, esposti da Matteo Borrini, antropologo forense che insegna alla John Moores University di Liverpool, al convegno dell’associazione americana delle scienze forensi. I risultati nella loro analisi globale hanno fatto concludere che la Sindone è un prodotto artistico medievale, «in linea con le analisi già esistenti, come la datazione al radiocarbonio». (agg. di Silvana Palazzo)
LA SACRA SINDONE È UN FALSO?
Se ne parlava da tempo, di un nuovo esame della Sindone dopo che erano stati sollevati dei dubbi sull’autenticità del noto telo. Soprattutto per via di nuovi esami sul lino stesso, che non potrebbe risalire all’epoca della morte di Gesù. Non è certo una novità che nuovi studi aprano dei dubbi sulla veridicità del telo con cui sarebbe stato coperto il cadavere del Cristo e su cui sarebbe rimasta impressa l’immagine del suo corpo. Da secoli ci si scontra tra chi dubita o non crede e chi, comunque tramite esperimenti scientifici, non ha dubbi su quel telo. Ma adesso arriva un nuovo esame, questa volta a proposito del sangue depositato sul sudario. Le macchie di sangue non sarebbero reali. La dichiarazione viene da un duo di ricercatori italiani, l’antropologo forense Matteo Borrini, della Liverpool John Moores University nel Regno Unito, e il chimico organico Luigi Garlaschelli, del Comitato italiano per l’indagine sui crediti delle pseudoscienze. Hanno usato le tecniche che usa la polizia scientifica, hanno esaminato le macchie di sangue e le hanno giudicate “totalmente irrealistiche”.
LE RIVELAZIONI DI UN NUOVO STUDIO
Come sono giunti a questo parere? Usando la tecnica forense del Bloodstain Pattern Analysys, che studia il meccanismo fisico di formazione delle tracce ematiche (traiettorie, proiezioni, gocciolamenti, strofinii, lavaggi, ecc.). Tale disciplina si occupa dello studio della morfologia, della quantità, della posizione, dell’orientamento e della distribuzione delle tracce ematiche rinvenute sulla scena del crimine, volto a determinare la dinamica dell’evento criminale. Hanno così studiato le tracce di sangue basandosi su ciò che si sa delle crocifissioni e su cosa dice il Vangelo. Gli angoli di gocciolamento delle ferite sarebbe di 45 gradi ad esempio nelle mani, dunque incoerenti con la posizione del corpo mentre la ferita della lancia di Quinto Cassio Longino al costato ha lasciato dei rivoli di sangue, ma non una macchia piena come succede in tali casi. Ecco il loro commento: “Partendo dal presupposto che le macchie rosse sul lino di Torino sono davvero il sangue dalle ferite della crocifissione, i risultati degli esperimenti dimostrano che i modelli di flusso provenienti da diverse aree del corpo non sono coerenti tra loro e anche supponendo possibili diversi episodi di sanguinamento (ad esempio, movimenti del corpo, emorragie postmortem), questi non solo sono non documentati, ma non sembrano neanche realistici”. Insomma le macchie di sangue presenti non trovano giustificazione in nessuna posizione del corpo, né sulla croce né nel sepolcro. Si torna così a una delle teorie più vecchie, quella che la Sindrone sarebbe una rappresentazione artistica del XIV secolo. Inutile dire che tale teoria è stata smontata scientificamente: nessuno avrebbe potuto fare un dipinto del genere.