Simone Spetia è un giornalista che ci tiene a rivendicare la sua radicale laicità: “I miei figli non sono neppure battezzati”. E ci tiene pure a rivendicare la sua completa autonomia di giudizio: “Non c’entro nulla con Comunione e Liberazione e nemmeno con la Compagnia delle Opere. Dirò di più, che nei confronti di Cl tante volte sono su posizioni critiche, molto critiche. Ma queste polemiche aprioristiche sulla Colletta alimentare mi sembrano solo pregiudizi senza senso”. Che cosa è accaduto esattamente, è stato lo stesso Spetia a riassumerlo a IlSussidiario.net.
«C’è stato un dibattito abbastanza intenso su Twitter, dove c’era chi criticava apertamente l’iniziativa della Colletta a volte su problemi di contenuto e a volte su posizioni di pura ideologia. Io che sono completamente deideologizzato ho risposto. Mi è sembrato giusto, perché venivano esposti una serie di luoghi comuni, di pregiudizi, alla portata di almeno diecimila persone, che non avevano alcun senso».
L’attacco più motivato sembra quello del gruppo “Wu Ming”, cioè un colletivo di scrittori che lavorano con l’Einaudi.
Il gruppo Wu Ming non ha invitato a boicottare la Colletta, ha solo dichiarato un intento e ha dato la sua motivazione. Era chiaramente un invito al dibattito che poi si è naturalmnete scatenato. Ed è venuto fuori di tutto.
Può fare qualche esempio di argomentazione?
Ma certo. La prima argomentazione è, ripeto, solo un pregiudizio ideologico. Non si deve fare la Colletta alimentare, non bisogna parteciparvi semplicemente perché è organizzata da Comunione e Liberazione. Perché c’è la Compagnia delle Opere che alla fine, con questa iniziativa, fa proseliti. Ma che argomentazione è? Mi sono permesso di ribattere che non sta in piedi. Come è possibile condannare un’inziativa solo perché la fa qualcuno di cui non condividi le finalità? L’impressione che davano era di un pregiudizio aprioristico.
Altre argomentazioni?
Ce ne sono alcune che, in senso assoluto, non si possono condannare. Il fatto del famoso esempio che il problema non è quello di donare il pesce, ma di fornire una canna da pesca perché poi una persona possa pescare il pesce. Qui mi sembra che si apra un problema molto più complesso, che investe i meccanismi sociali ed economici, la redistribuzione della ricchezza. Io in questo caso ho ribattuto semplicemente domandando: nel frattempo che cosa si fa? Cioè prima di trovare il lago e la canna da pesca, la persona che non ha da mangiare che cosa fa? Mi sembra alla fine solo una questione di buon senso.
Ma guardi che lei in questo modo ha risposto come fanno da anni quelli che hanno fondato il Banco Alimentare e hanno promosso la nascita della Colletta alimentare…
Si diceva allora: se uno mi viene a chiedere un bicchiere d’acqua o un pezzo di pane, non posso spiegargli che prima ci vogliono gli acquedotti e i panifici magari a “prezzo politico”. Non si possono programmare i tempi della fame. E quindi pare ragionevole cercare di assolvere subito alle esigenze di chi mi chiede un bicchiere d’acqua o un pezzo di pane.
Scusi Spetia, ma a lei che effetto fa questa Colletta alimentare? Ha visto come si svolge?
Io credo che se è una iniziativa che può alleviare la situazione va presa come un fatto positivo. Non ci vedo proprio nulla di male ed è per questo che sono intervenuto nel dibattito sulla rete.
Ma c’è qualcuno di questi scrittori e di questi polemisti che conosce l’attività del Banco alimentare e dellla Colletta? Sa che è stata studiata da economisti, è stata oggetto di tesi di laurea e sono in genere attività giudicate positive da un punto di vista economico?
La mia impressione è che questi non sapessero nulla dell’attività, della storia e della fondazione del Banco alimentare e della Colletta. Affrontare il problema della povertà, cercare di non lavarsi le mani della povertà dopo alcuni giorni, è un ragionamento più complesso che io posso volentieri discutere e accettare. Ma criticare aprioristicamente un’inziativa non ha proprio senso. Ripeto: è solo un pregiudizio ideologico.
(Gianluigi Da Rold)