“La strategia dei legali di Berlusconi per evitare che debba lasciare il Senato si baserà su due mosse. Da un lato il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo contro la retroattività della legge Severino, dall’altra l’appello in Cassazione contro l’interdizione dai pubblici uffici”. A sottolinearlo è l’avvocato Carlo Federico Grosso, professore di Diritto penale all’Università di Torino. Ieri la Corte d’appello di Milano ha ricalcolato la pena accessoria di Berlusconi per il caso Mediaset, determinando un’interdizione dai pubblici uffici pari a due anni. Il suo difensore, Nicolò Ghedini, ha annunciato che presenterà un nuovo ricorso.
Su quali argomentazioni si baserà l’appello di Ghedini di fronte alla Cassazione?
La difesa verrà fatta con eccezione di legittimità costituzionale. Quest’ultima è stata respinta dalla Corte d’appello di Milano in quanto manifestamente infondata, ma ora gli avvocati di Berlusconi riproporranno in sede di ricorso in Cassazione le medesime questioni. La difesa ha eccepito una sovrapposizione fra il provvedimento che riguarda la pena accessoria e le conseguenze della legge Severino, in quanto in questo modo vi sarebbe una sorta di doppione, e ciò dal suo punto di vista sarebbe incostituzionalmente illegittimo. A ciò sia aggiunge una seconda questione sollevata dai legali di Berlusconi.
Quale?
La legge fiscale prevede che la pena accessoria non sia applicabile al contribuente che ha pagato quanto doveva. Berlusconi ha effettuato questo pagamento tardivamente, e i suoi difensori sostengono che ciò sia avvenuto perché era impossibilitato a farlo prima.
Quale interesse hanno i legali di Berlusconi a presentare ricorso contro l’interdizione, dal momento che la decadenza è già prevista dalla legge Severino?
L’interesse dal loro punto di vista c’è sempre. Secondo la loro opinione la legge Severino non sarebbe applicabile a Berlusconi in quanto la legge non può essere fatta valere in modo retroattivo. Si tratta di una posizione del tutto discutibile, ma che loro sostengono con grande determinazione. Il problema è che per quanto riguarda la pena accessoria dell’interdizione può essere applicata a Berlusconi senza alcuna retroattività.
Gli effetti dell’interdizione saranno immediati?
Prima che la sentenza sulla pena accessoria diventi esecutiva anche a livello parlamentare passeranno alcuni mesi. Occorrerà attendere la decisione ultima della Corte di cassazione, e poi qualora quest’ultima dovesse confermare l’applicazione della pena accessoria, assisteremo a tutte le lungaggini che abbiamo registrato altre volte con riferimento all’esecuzione concreta del provvedimento definitivo dell’autorità giudiziaria. Berlusconi ha quindi interesse a sollevare le due questioni, perché questo gli permette di procrastinare di diversi mesi il redde rationem.
Come si stanno muovendo i suoi legali sull’altro fronte, quello della decadenza prevista dalla legge Severino?
Gli avvocati del Cavaliere hanno già sollevato una questione di fronte alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Dopo di che i legali assumeranno tutte le iniziative a livello internazionale che riterranno di potere intraprendere.
E’ quindi un modo per continuare la battaglia per tenere Berlusconi in Parlamento?
Sì, e questa battaglia avverrà sul terreno delle argomentazioni giuridiche, nel nome di un’inapplicabilità di queste norme nei confronti del senatore Berlusconi.
Questa battaglia ha delle reali probabilità di risultare vincente?
Nel lungo termine il margine di manovra di Berlusconi si fa sempre più ristretto, ma comunque il Cavaliere può continuare a procrastinare gli effetti dell’interdizione. Ricordo che quando l’onorevole Cesare Previti si trovò in un’analoga situazione, riuscì a procrastinare l’uscita dal Parlamento per numerosi mesi eccependo una serie di argomentazioni difensive. E’ possibile che Berlusconi faccia altrettanto, riuscendo a ritardare per un certo numero di mesi la decisione finale del Parlamento.
(Pietro Vernizzi)