Per commentare l’ordinanza del sindaco di Milano, volta a vietare la vendita di alcolici ai minori di 16 anni, è pertinente ricordare quanto dice Benedetto XVI nell’ultima enciclica sociale: non si dà caritas senza veritas.Ovvero: non ci si prende cura di una comunità se non si struttura un progetto attento alla verità della realtà umana su cui si vuole intervenire positivamente. L’analisi di questa “verità”, che sotto proponiamo, permette di apprezzare l’intervento di Letizia Moratti come primo passo significativo per un progetto giustificato e valido.
Prima verità. Il panorama del consumo giovanile di alcol è cambiato e richiede nuovi atteggiamenti, anche determinati, di responsabilità. Secondo la relazione L’uso e l’abuso di alcol in Italia (Istat, 2007) il consumo di alcol nel nostro Paese, per tradizione moderato e culturalmente caratterizzato, manifesta da una decina d’anni alcuni preoccupanti fenomeni: la diffusione del consumo precoce di alcolici tra i ragazzi di 11-15 anni o underage drinking, la forte crescita di consumo di alcolici fuori pasto tra gli adolescenti di 14-17 anni, e l’adozione di modelli di consumo molto rischiosi, provenienti dal Nord Europa, come il binge drinking in cui si beve episodicamente (in una sola serata, ad una festa o nelle ore notturne o serali) una quantità smoderata di alcol con l’intenzione di ubriacarsi.
Secondo una “mappatura del rischio” proposta dall’Istat, i comportamenti pericolosi legati al consumo di alcol riguarderebbero la fascia generale di popolazione giovanile tra i 18 e i 34 anni, e poi, soprattutto, i maschi tra gli 11 e i 17 anni. Su queste evidenze, diffuse in tutto il mondo occidentale, è intervenuta anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità che, per salvaguardare la salute dei minorenni, ha chiesto a tutti i Paesi di darsi, almeno come primo obiettivo entro il 2010, la riduzione a quota zero del numero di adolescenti sotto i 15 anni che consumano alcol.
Seconda verità. La ricerca scientifica, che studia l’azione dell’alcol sull’organismo degli adolescenti, ha recentemente individuato alcuni aspetti problematici che invitano gli adulti a una maggiore attenzione rispetto al consumo di alcol da parte dei più giovani: da qualche anno l’UE sta allertando i governi sul fatto che l’alcol è nuova causa di mortalità giovanile. L’etanolo uccide un maschio su quattro nella fascia di età tra i 15-29 anni, e una giovane donna su dieci. Le cause: inaspettate forme di alcolismo giovanile (dovute alla precocità nel consumo), malattie del fegato, incidenti stradali, ma anche violenza e omicidi.
Gli studi più aggiornati ci dicono che quello degli adolescenti è un organismo impreparato e più vulnerabile all’alcol: se, come è noto, l’alcol viene “digerito” dal fegato ad opera di diversi enzimi epatici, va sottolineato che il corpo umano non possiede ancora tali enzimi fino circa ai 20 anni. Questo significa che l’etanolo, non ridotto in sostanze più sopportabili, continua a circolare per maggior tempo, e in maggiore quantità, in modo decisamente nocivo nell’organismo in crescita dell’adolescente: il cervello, ad esempio, che non termina il suo processo di maturazione fino ai 21 anni, si trova sottoposto a un’interferenza che può minare il normale sviluppo organico e funzionale (e per questo in alcuni Paesi l’età legale per l’acquisto/consumo è 21 anni).
Alla luce di ciò si comprende quanto possa essere devastante il binge drinking in queste fasce d’età: durante un’ubriacatura l’alcol entra nel cervello distruggendo in modo irreversibile, ogni volta, 100.000 neuroni. Gli adolescenti, poi, sono particolarmente vulnerabili allo sviluppo della dipendenza da alcol: quanto prima un individuo inizia a bere, tanto più rischia di sviluppare problemi alcolcorrelati negli anni successivi. Secondo alcune indagini, i giovani che iniziano a bere prima dei 15 anni corrono il rischio quattro volte maggiore di diventare alcolizzati rispetto a quelli che iniziano a 21 anni. E ciò vale soprattutto per quelli che hanno comportamenti a rischio come le bevute fuori pasto o le ubriacature episodiche.
Terza verità. Quali sono i percorsi che l’UE sta scegliendo rispetto a questi problemi? Il riconoscimento delle nuove evidenze scientifiche determinano uno sguardo sul tema privo di connotazioni ideologiche ed un orientamento di azione concreta: dal 2007 è in funzione il Forum Europeo Alcol e Salute [clicca qui], che ha tra i suoi obiettivi quello di fornire agli Stati membri indicazioni programmatiche per proteggere gli adolescenti dal consumo di alcol e dai danni correlati.
Le strategie più applicate e studiate sono quelle della riduzione dell’accessibilità dell’alcol e quella dell’innalzamento dell’età legale per l’acquisto e il consumo di alcolici, come del resto consigliato dall’UE che suggerisce almeno di uniformare tutti i Paesi all’età minima di 18 anni. Funzionano queste strategie? Le ricerche dicono di sì. Ad esempio, è dimostrato che più sono alti i prezzi degli alcolici, più diminuiscono, negli adolescenti, il consumo di alcol e i problemi di salute conseguenti; altre ricerche rivelano che l’aver collocato l’età minima legale a 21 anni (come è stato fatto ad esempio negli Usa) ha diminuito gli incidenti automobilistici mortali: mille vite all’anno vengono così salvate. Non solo: l’innalzamento dell’età minima ha triplicato il numero di giovani delle scuole superiori che non consumano alcolici e ha aumentato il numero di coloro che non evidenziano forme di abuso come il binge drinking. Impedendo così, anche, l’incremento di delinquenza e violenza minorile.
Naturalmente a questi strumenti ne andranno poi gradualmente affiancati altri, in modo concertato: stabilire leggi e sanzioni molto severe per chi infrange le norme; fornire a chi vende alcolici competenze specifiche sulla pericolosità dell’alcol nei giovani e strumenti per operare rigorosamente il controllo dell’età dei consumatori; assicurare ai genitori le informazioni adeguate sui rischi cui vanno incontro gli adolescenti che consumano alcol o ne abusano; riorientare verso la responsabilità l’atteggiamento liberale che alcuni genitori hanno circa l’uso di alcol da parte dei figli; svolgere in modo urgente e capillare momenti di informazione nelle scuole (basti pensare che le ragazze non sanno che l’etanolo è maggiormente pericoloso per l’organismo femminile); affiancare tutte le iniziative con campagne mediatiche come quella, di grande impatto, lanciata dal Ministero della Sanità in Spagna: dopo la manovra contro cannabis e cocaina, l’iniziativa contro tutte le droghe portata avanti da anni da questo Paese affronta ora l’alcol, con una ampia strategia informativa e di prevenzione rivolta agli adolescenti e ai più giovani (dai 12 ai 18 anni), ai genitori, agli educatori e ai professionisti [clicca qui].