Forse più che il suo look, a dare veramente fastidio di Karar Nushi, considerato il “Brad Pitt” iracheno, potrebbe essere stata la sua presunta omosessualità. I vestiti attillati, i capelli lunghi e biondi, il suo voler vivere toppo all’occidentale, insieme all’animo sensibile che lo contraddistingueva potrebbero aver contribuito, tutti insieme, a spingere i suoi assassini a torturarlo, ucciderlo e mutilarlo per poi abbandonare il suo corpo nel bel mezzo di una delle strade più trafficate di Bagdad. Una morte violenta, con l’accusa di essere un omosessuale, quindi “diverso” in un Paese come l’Iraq dove i vincoli e diktat religiosi valgono più di tutto il resto. La sua voglia di emancipazione però, Karar Nushi l’ha pagata a caro prezzo. All’indomani dalla sua barbara uccisione, sono in tanti a ricordarlo: “Noi lo ricordiamo sorridente. Non avrebbe fatto male a nessuno”, hanno scritto alcuni suoi amici in un post sui social. Eppure, come rivela Secolo d’Italia nella sua edizione online, ai ricordi ed al cordoglio non è mancato un post scriptum nel quale, sotto sotto, anche loro sembrano mal tollerare lo spirito libero dell’attore e modello iracheno: “Anche se non approvavamo come si comportava, lo rispettavamo sempre. E lo rispettiamo anche ora da morto”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
Karar Nushi era un giovane iracheno, studente dell’Università di Bagdad e promessa stella del teatro e della moda. Due passioni che, in un paese come l’Iraq caratterizzato dal fanatismo religioso fanno difficoltà a convivere e soprattutto ad essere condivise. Dopo aver ricevuto ripetute minacce di morte da parte di gruppi fondamentalisti, alla fine il giovane “Brad Pitt” iracheno è stato ucciso. Il suo corpo senza vita e mutilato è stato abbandonato in Palestine Street, una delle strade più frequentate di Bagdad. Ma quale era la “colpa” di Karar Nushi? Stando a quanto riporta oggi TgCom24, era quella di avere atteggiamenti omosessuali e di aver preferito una vita “troppo all’occidentale”. Una vera e propria eresia in un Paese basato su un conservatorismo sociale estremo. Karar Nushi nonostante le accuse e le minacce, era molto credente e frequentava i luoghi di culto dell’Islam sciita.
Eppure, secondo i vari gruppi fondamentalisti sciiti e sunniti, vestiva in modo troppo attillato. I suoi amici sul social network Facebook lo ritraggono come una persona rispettosa e mite, ma a quanto pare non la pensavano nel medesimo modo coloro che lo hanno torturato in modo orribile, infliggendo sul suo corpo svariate ferite da taglio. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
Al giorno d’oggi si può morire anche per un taglio di capelli o per un outfit considerati troppo stravaganti per le tradizioni del proprio Paese. È quanto accaduto, con ogni probabilità, a Karar Nushi, giovane attore teatrale e modello, ucciso ieri nella capitale dell’Iraq, a Baghdad, dopo che nei giorni scorsi aveva ricevuto sui social delle minacce di morte per il look che era solito esibire. Studente all’Accademia delle Belle Arti di Baghdad, Karar è stato ritrovato senza vita in Palestina Street poche ore dopo che era stata denunciata la sua scomparsa. Secondo quanto riportato da iraqinews.com, sul suo corpo gli inquirenti avrebbero rinvenuto diverse ferite di arma da taglio, che portano a pensare che il giovane sia stato a lungo torturato prima di essere ucciso.
A confermare che Karar Nushi aveva ricevuto minacce di morte per il suo look poco usuale per i canoni iracherni sono stati anche i suoi fan sui social. Ad irritare i presunti assassini di Nushi potrebbe esserci stata, poi, la decisione di partecipare da lì a poco ad un concorso di bellezza maschile. Dal 2003 è una convinzione diffusa che i gruppi islamici sciiti e sunniti siano responsabili degli omicidi di diversi giovani iracheni per comportamenti giudicati immorali o per il loro orientamento sessuale.