Nella giornata di oggi si è svolta a Catania la nuova udienza del processo d’Appello a carico di Veronica Panarello, la giovane madre accusata di aver ucciso il 29 novembre 2014 il figlioletto Lorys Stival. Nel corso del nuovo appuntamento in aula è stato il turno della lunga arringa della sua difesa rappresentata dall’avvocato Francesco Villardita e durata 5 ore, durante la quale, come riferisce Today.it, il legale di Veronica ha illustrato ancora una volta la sua strategia difensiva alla base della quale ci sarebbe l’assenza di un movente. La mamma di Santa Croce Camerina, secondo il suo avvocato, non avrebbe avuto alcun motivo per uccidere il figlio di 8 anni, Loris Stival. Ed anche a proposito della sua piena capacità di intendere e di volere, insiste Villardita, Veronica avrebbe bisogno realmente di un serio movente, a sua detta assente, per compiere un gesto simile. Sulla base di questa sua tesi, l’avvocato Villardita oggi in aula, nel corso della sua lunga maratona, ha tentato di convincere la Corte d’Assise d’Appello dell’innocenza della sua assistita. “Se non c’è un movente più che forte, una madre non può uccidere un figlio”, aveva detto questa mattina il legale intervistato dalla trasmissione Mattino Cinque. Quindi aveva insistito: “Arrivare a una sentenza di primo grado e poi d’appello senza aver trovato un movente mi sembra sia assolutamente riduttivo. E’ vero, un omicidio non sempre necessita di un motivo, ma qui non siamo di fronte a un processo di mafia o a un killer. Stiamo parlando di una madre che uccide un figlio, un’anomalia sotto il profilo esistenziale”.
VERSO LA SENTENZA D’APPELLO
Veronica Panarello, a giorni conoscerà la decisione della Corte d’Appello di Catania. Dopo essere stata condannata a 30 anni di reclusione – il massimo della pena – al termine del primo grado, si avvicina ora anche la sentenza d’Appello. La nuova udienza si terrà il prossimo 5 luglio quando assisteremo alle repliche del pubblico ministero e le contro repliche della difesa. Secondo i giudici della Corte d’Assise, la donna fu artefice di un delitto d’impeto, senza alcuna premeditazione per il solo fatto che il piccolo Loris non volle andare a scuola. Quindi lo strangolò con delle fascette da elettricista e poi scaraventò il suo cadavere in un canalone poco distante da Santa Croce Camerina. La Panarello, di contro, tirò in ballo il suocero, ritenendolo il solo autore dell’omicidio del figlio, reo a sua detta di aver scoperto la relazione extraconiugale avuta con il nonno. L’alibi dell’uomo, tuttavia, è stato ritenuto dal giudice “forte e credibile”. Alla presunta assassina di Loris, non sono state riconosciute neanche le attenuanti generiche. Oggi, dunque, il suo avvocato si è giocata l’ultima carta prima della sentenza.