Un maxi conto da urlo, quello che si sono visti recapitare quattro turisti giapponesi che si erano recati in un locale in pieno centro a Venezia per un pranzo, che alla fine si è rivelato essere amarissimo. Ebbene, dopo il conto di 1100 euro, la polemica è incalzata, come accade spesso in circostanze simili già accadute in passato anche in altre città turistiche del calibro di Milano e Firenze. A scendere in campo è stato anche il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, che ha commentato così il conto da infarto: “Nei prossimi giorni verificheremo bene questo episodio, ci faremo inviare la copia della denuncia se è stata effettivamente presentata e se sarà confermato questo episodio vergognoso, faremo tutto il possibile per punire i responsabili”. Il primo cittadino della città lagunare lo ha scritto in un tweet aggiungendo anche: “Noi siamo per la giustizia, sempre!”. Intanto, i quattro turisti giapponesi, studenti universitari a Bologna, avrebbero realmente denunciato l’episodio clamoroso. Il caso si aggiunge ad un altro già accaduto a Venezia lo scorso novembre, in occasione del presunto scontrino d’oro presentato a tre turisti sempre asiatici che per un pranzo di pesce in una trattoria nei pressi di San Marco si erano ritrovati a pagare 560 euro di conto. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
CLIENTI GIAPPONESI SPENNATI A VENEZIA
Non è la prima volta che succede e non sarà l’ultima, a Venezia. Il caso più recente, di cui erano rimasti vittime anche quella volta dei giapponesi, vide “uno scambio di menù”: il ristoratore portò ad alcuni clienti tutt’altro di quello che avevano chiesto, numerose portate in più e anche differenti, che però i giapponesi mangiarono tranquillamente pensando a un gradito omaggio per poi infuriarsi al conto da centinaia di euro. Questa volta invece quattro studenti giapponesi che studiano a Bologna hanno effettivamente mangiato quello che avevano ordinato: una frittura mista e quattro bistecche e acqua minerale. Il conto che è stato loro presentato però corrispondeva a una cena di capodanno per una dozzina di persone: mille e cento euro. Altri tre loro amici che avevano mangiato in un altro ristorante si sono visti recapitare uno scontrino da 350 euro per tre piatti di pasta al pesce. Allucinante. Tornati a Bologna, gli studenti sono andati in questura a presentare denuncia mostrando lo scontrino. Il fatto è: si sa che a Venezia anche un toast viene fatto pagare a peso d’oro, come nei centri storici di tante città italiane. Il motivo? La presunta difficoltà di procurarsi il cibo e i relativi costi alti in una città come Venezia dove i trasporti su acqua sono cari, ma anche il fatto che trattandosi di località turistiche uniche al mondo si pensa sia lecito far pagare un caffè 10 euro.
I CONTI ASTRONOMICI: UNA PRATICA ILLECITA E CONTROPRODUCENTE
E’ lecito? Assolutamente no, anche perché si ottiene l’effetto contrario, scoraggiare il turismo o costringere la gente a portarsi i panini da casa, ridurre insomma il turismo a qualcosa per pochi vip danarosi fortunati. C’è anche una strategia non ufficiale, proprio quella di scoraggiare il turismo di massa in certe località, e a Venezia questa strategia è messa malamente in atto da anni. Il locale da mille euro in calle dei Fabbri su tripadvisor (per quanto possa contare questo sistema ormai ritenuto menzognero dai più) gode di pessime recensioni proprio per i prezzi altissimi. La questione da accertare è una sola: se i menu del ristorante riportano le cifre esatte di quello che costano i piatti. Se c’è scritto che un piatto costa 275 euro (1100 diviso quattro) è ovvio che uno si alza e se ne va. Se invece porta cifre minori ma poi queste vengono maggiorate al momento di fare il conto, si tratta di truffa bella e buona: va denunciata e non basterebbe neanche una multa. Il locale andrebbe fatto chiudere. Non è un caso che episodi come questi capitino quasi sempre a turisti stranieri, giapponesi in particolar modo, che possono essere truffati facilmente per via delle difficoltà di capire l’italiano. Il problema è che questa mentalità del prezzo d’oro è avvalorata anche dall’amministrazione comunale. Nel caso riportato a inizio articolo, il sindaco Luigi Brugnaro aveva avuto il coraggio di commentare: «Pezzenti. Uno mangia e beve, poi dice che non sapeva la lingua. Ma se vieni in Italia devi imparare l’italiano. Hanno mangiato aragosta. Ho chiesto al cameriere se gli avessero lasciato la mancia, neanche quello».