Dall’escalation militare tra Israele e Hamas nella striscia di Gaza, agli insulti contro la scuola ebraica e la sinagoga di Roma, fino alle violenze di mercoledì nel corso del corteo degli studenti romani. E’ un’intervista a tutto campo quella a Emanuele Fiano, deputato e responsabile sicurezza del Partito Democratico, nonché figlio di un ebreo deportato ad Auschwitz, dove ha perso l’intero ramo paterno della famiglia. Tanto che insieme a Piero Fassino e Furio Colombo ha fondato l’associazione “Sinistra per Israele”, di cui è segretario. Negli anni 70, quando i fedayyin palestinesi dell’Olp si ispiravano più al Capitale di Marx che al Corano, l’identificazione tra causa palestinese e sinistra italiana era scontata. Oggi invece che a colpire Israele è Hamas, il clone palestinese dei Fratelli musulmani egiziani, certi stereotipi non hanno più senso.
Onorevole Fiano, come vede l’escalation di queste ore tra Israele e Palestina? Dall’Iran ai Paesi arabi che hanno vissuto le cosiddette “rivoluzioni”, la situazione è molto delicata, estremamente pericolosa per il mondo intero e in equilibrio assolutamente precario. E ciò vale sia nel Nord Africa, a cominciare dal nuovo governo egiziano, sia in Siria, sia in Libano. Per non parlare dell’incertezza del futuro per quanto riguarda l’armamento nucleare di Teheran. Nel mezzo c’è un’antica questione, quella del conflitto israelo-palestinese, che vede il diritto all’esistenza e alla sicurezza dello Stato di Israele contrapposto a un altro diritto, quello cioè del popolo palestinese a creare un proprio Stato.
Da mesi la situazione era tesa ma stazionaria. Perché all’improvviso è sfuggita di mano? Sugli eventi di queste ore giocano i recenti atteggiamenti di Abu Mazen, che ha lasciato trasparire un’apertura di credito a Israele quando ha affermato “Non intendo ritornare ad abitare nella mia ex casa di Safed in territorio israeliano”. Ha quindi scoperto il fianco nei confronti di Hamas che ha posizioni molto più rigide e non è affatto disposto a trattare con Israele. Lo stesso cambio di regime in Egitto potrebbe offrire una sponda ad Hamas, che è legata ai Fratelli musulmani.
E’ per questo che Hamas ha incrementato il suo atteggiamento aggressivo? Il partito palestinese, nei giorni che hanno preceduto l’uccisione del suo capo militare, Ahmed al-Jabari, ha di nuovo acceso un fitto lancio di missili nei confronti di Israele, peraltro molto pericoloso perché scagliati alla cieca, tanto che hanno provocato tre morti. La risposta di Israele è stata di tipo militare, in un tessuto urbano come quello di Gaza dove le rampe di lancio sono mescolate alle strutture civili e dunque gli attacchi dal cielo producono morti anche tra la popolazione.
L’odio anti-ebraico non esiste solo in Medio Oriente. Mercoledì a Roma la manifestazione degli studenti ha preso di mira una sinagoga e una scuola ebraica. Lo ritiene un fatto giustificabile? No, si immagini se è giustificabile. Alla soglia dei 50 anni, io che sono figlio di un sopravvissuto di Auschwitz e di una famiglia il cui ramo paterno è stato sterminato nel campo di concentramento, non riesco più a darmi delle risposte per episodi di questo tipo. Ritengo che quegli studenti di 15, 20, anche 25 anni, avessero diritto a manifestare per la crisi della scuola italiana, per l’università, per i tagli e per la precarietà del loro futuro, eppure…
Eppure? E’ sempre legittimo manifestare se si percepisce la precarietà di un proprio diritto, ma è sempre sbagliato farlo con violenza. Non ci potrà mai essere nessuna giustificazione da parte mia neanche per il lancio di una pietra, né tantomeno per l’uso di invettive, offese o urla all’indirizzo della sinagoga e della scuola ebraica di Roma. C’è quindi la mia più totale condanna per quanto è avvenuto, ma non mi chieda perché si è verificato, in quanto personalmente non riesco più a darmi una spiegazione.
Eppure certi atteggiamenti antiebraici della galassia no global non sono poi così nuovi…
E’ probabile che nella natura umana, anche in quella dei coetanei dei miei figli, vi sia la necessità di una semplificazione. E’ forse per questo che dei ragazzi occidentali timorosi per il proprio futuro, sconfortati per le proprie prospettive di vita, come è già successo nella storia innumerevoli volte, cercano una soluzione nella possibilità di identificare in modo semplicistico un unico nemico o un responsabile di tutti i mali. E’ un fatto che mi sconforta a tal punto che non so più cosa dire.
Lei è il responsabile sicurezza del Pd. Quale risposta devono dare le istituzioni a manifestazioni come quella di mercoledì che mettono a rischio la sicurezza? Bisogna contrastare in tutti i modi la violenza, riaffermando la nostra contrarietà senza se e senza ma. Bisogna investire nella sicurezza in modo da avere tutori delle forze dell’ordine che abbiano i mezzi giusti per fare rispettare la legge, le istituzioni e la vita civile delle città. Nelle nostre forze dell’ordine ci sono meno donne e uomini di quanti ne servirebbero, non sono pagati bene, hanno strumenti a volte antiquati o modalità di lavoro che potrebbero essere migliorate. Tutto ciò non è indifferente rispetto alle necessità di cui si fa carico l’ordine pubblico.
Per il Pd quali sono le priorità? La prima è il rifiuto della violenza cui è ricorsa una minoranza di quanti manifestavano, a differenza della maggioranza che esprimeva un diritto di critica al governo. Poche centinaia su molte migliaia presenti in piazza sono violenti di professione, anche se si tratta di giovani, e il loro unico scopo è attaccare le istituzioni e le forze dell’ordine. Ciò è inconcepibile, ed è quindi fondamentale che le forze dell’ordine svolgano il loro dovere di tutela delle istituzioni, della vita civile e di se stessi.
(Pietro Vernizzi)