L’Internazionale è una rivista à la page, per intellettuali fighetti e alternativi, si occupa di politica, di geopolitica, e i contenuti stemperano alquanto la prorompente significanza del titolo, che ricorda l’inno alle bandiere rosse e la speranza di una nuova umanità. Guardate chi tiene in mano l’Internazionale fuori da una Feltrinelli qualsiasi e siete certi come passa le serate, che libri legge, quante rassegne di cinema segue eccetera. Non per chi vota, perché essere alternativi sarà di sinistra, ma una sinistra larga, che spazia in tutti i campi dell’attuale scarsissima offerta politica. Va bene per il capataz dei centri sociali e il pasdaràn del movimentismo cattolico, per l’imprenditore rampante e l’operaio acculturato orfano del Manifesto dei tempi d’oro.
Come in ogni rivista che si rispetti ci sono le vignette satiriche, firmate Mr. Wiggles. Che affida le sue perle di saggezza ad un orsetto vizioso, scurrile, con una sola fissa in testa, e dire il sesso è ingentilirne il pensiero, mania che del resto condivide con l’altro protagonista, un ragazzo ebreo che anche nelle notti da incubo più riuscite Woody Allen è riuscito a immaginare. Lo sfigato che non ce la fa con le donne, politically incorrect, abbrutito e imbruttito al limite del sopportabile. Ok, la satira, l’esasperazione del modello Simpson’s.
Mi soffermo sulla vignetta odierna. “Molti dicono che la vita è un dono”, comincia la prima vignetta. “Se così fosse, non sarebbe meglio cambiare il dono di un bambino con qualcos’altro?” Una moto, un televisore al plasma, in una “miracolosa pesca vaginale” da cui estrarre i desideri della lampada di Aladino. L’ultima immagine (sono solo quattro, per fortuna) mostra le terga di un paparino che scodinzola per “inseminare” le donne, “buttando in giro il suo seme come un branco di scimmie impazzite”, perché vuole lo stereo nuovo.
Lasciamo stare la volgarità, che nobilita nel confronto le caserme e i porti della pirateria d’oltremare; non la amo, ma so bene che la satira ne fa uso continuo, esorcizzante, dissacrante, aggressivo, graffiante, comunque benefico, per catartizzare le nostre coscienze ottenebrate dal potere. Giovenale non scriveva per signorine in collegio. Ma c’è un livello di intelligenza, di poesia, di profondità, di arguzia che non è dato a tutti, anche se ci spiegano che ha tutti i diritti, la satira, compreso quello di umiliare, distruggere un uomo, infangarne l’immagine, stravolgere la realtà a scopo educativo, sempre nobile, e pazienza se questo è un paese dove i Sallusti vanno per le loro idee in galera e i Vauro simpaticamente occhieggiano impipandosene di querele e scandali, eroi del piccolo schermo e delle sue platee.
Quel che interessa è il contenuto, della stripe sopracitata: la vita umana? Un accidente, non gradito e possibilmente scambiabile con altri accidenti a scelta. L’amore? Per suicidarsi davanti alla luna, ma il sesso è altra cosa, il sesso è sfogo di istinto animale, e libertà è seguirne gli impulsi. Tralascio qualsiasi considerazione sulle donne da “inseminare”, piangendo su una sinistra che sosteneva le lotte femministe. Ma già, quando si ironizza con ferocia sul punto G di una consigliera comunale per vilipenderla e farla fuori politicamente, allora tutto è permesso.
Allora la sinistra è una categoria della memoria lontana, e chi la rievoca un nostalgico, o un ipocrita opportunista.