Quello a Massimo Bossetti non deve essere un processo mediatico. E’ l’appello lanciato da Antonio Marziale, fondatore e presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori che ha scritto una lettera aperta al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per chiedere di tutelare i minori coinvolti come i figli dell’imputato accusato di aver ucciso Yara Gambirasio. Le trasmissioni tv, si legge nella missiva, affrontano l’argomento quotidianamente anche in “fascia protetta rafforzata” (ore 7–16 e 19-22.30): “Dal primo mattino e fino a tarda notte – scrive Marziale – nei salotti televisivi si svolgono processi paralleli, con addiritura l’ausilio di plastici raffiguranti le scene dei crimini, a quelli giudiziari, che a nostro avviso, finiscono per condizionare quanti sono chiamati ad esprimersi in Tribunale”. La richiesta è dunque quella di “preservare i figli minori degli imputati come il signor Bossetti, che potrebbero facilmente imbattersi in un canale televisivo a rischio di traumi non indifferenti e i fratelli minori della vittima, insieme a tutti i bambini sprovvisti di strumenti di discernimento delle informazioni mediatiche”. Quindi, conclude la lettera, “laddove c’è latitanza sul piano dell’applicazione delle sanzioni previste per legge, arrivi il richiamo autorevole del Presidente della Repubblica”.
Si è conclusa la prima udienza a carico di Massimo Bossetti, accusato di aver ucciso Yara Gambirasio. Il muratore di Mapello tornerà in aula il prossimo 17 luglio quando i giudici della Corte d’Assise di Bergamo dovranno decidere sulle eccezioni preliminari sollevate dalla difesa dell’imputato e alle quali si è opposta la Procura. Secondo il pm Letizia Ruggeri, infatti, “è tutto regolare” e “le risposte alle eccezioni sono già nei documenti”. Bossetti ha seguito tutta l’udienza con molta attenzione e, come annunciato nei giorni scorsi dal suo avvocato, parteciperà a tutte le tappe del processo: “Mi sento più tranquillo, ho molta fiducia nella giustizia”, ha detto oggi a udienza conclusa al suo legale Claudio Salvagni.
Ha preso il via stamattina davanti alla Corte d’Assise di Bergamo il processo a carico di Massimo Bossetti, arrestato il 16 giugno dell’anno scorso con l’accusa di aver ucciso Yara Gambirasio. L’imputato è entrato in aula passando da un ingresso secondario evitando così i tantissimi giornalisti e curiosi presenti all’ingresso. Iniziato il dibattimento, la difesa del carpentiere di Mapello ha chiesto la nullità del prelievo del Dna effettuato durante un finto controllo stradale: fu quel prelievo a stabilire che il Dna di Bossetti era lo stesso di Ignoto 1. Secondo i legali Claudio Salvagni e Paolo Camporini, il prelievo doveva avvenire con le garanzie difensive visto che “non si può dire che il signor Bossetti il 15 giugno dell’anno scorso non fosse indagato”.
Si apre oggi presso la Corte d’Assise di Bergamo il processo più atteso, quello nei confronti di Massimo Bossetti presunto assassino di Yara Gambirasio. La ragazza fu trovata morta in un campo della bergamasca lo scorso 26 febbraio 2011, dopo essere scomparsa nel novembre 2010. Indagini lunghissime hanno portato a identificare in Massimo Bossetti il presunto omicida, una indagine portata avanti a colpi di esame del dna che hanno portato all’identificazione di un uomo scomparso anni prima e che sarebbe stato il padre dello stesso Bossetti, avuto da una relazione extra coniugale. Ci sono poi filmati delle telecamere intorno ala palestra da dove uscì quella sera Yara che mostrerebbero il furgone del Bossetti sul luogo del rapimento e altri sospetti. Lui si è sempre dichiarato innocente. Intorno al Palazzo di giustizia grande dispoiegamento di telecamere e di giornalisti.