Nei giorni scorsi sono stati tolti i sigilli dalla villetta di Seriate divenuta il luogo dell’omicidio di Gianna Del Gaudio, l’ex professoressa sgozzata sei mesi fa. Da quel momento, dunque, il marito Antonio Tizzani, unico indagato a piede libero, sarebbe potuto entrare nell’appartamento e farvi finalmente ritorno. Per mesi, l’uomo è stato ospitato dai due figli, Paolo e Mario, per poi spostarsi in un B&B in quanto avrebbe riscontrato non poche difficoltà nel trovare un appartamento in affitto. Nei giorni scorsi, ai microfoni della trasmissione La vita in diretta aveva manifestato qualche timore all’idea di fare ritorno da solo nella medesima villetta dove è stata assassinata la moglie, ma ora sembrerebbe pronto al grande rientro. E’ quanto emerso dal programma Quarto Grado, che ha rivelato – come riporta Urban Post – l’intento dell’uomo di assumere una impresa di pulizie per ripulire la casa. Antonio Tizzani ha poi spiegato come, in vista del suo ritorno, sistemerà il letto nel tinello della casa, ovvero nella medesima stanza dove Gianna Del Gaudio sarebbe stata sgozzata la notte tra il 26 ed il 27 agosto scorso.
Proseguono le indagini sul delitto di Gianna Del Gaudio, ex professoressa 63enne sgozzata nella sua villetta di Seriate sei mesi esatti fa. Mentre si cerca di far luce su tutta una serie di aspetti ancora misteriosi legati all’arma del delitto (o presunta tale) ed alle possibili tracce di Dna appartenenti al marito indagato Antonio Tizzani, proprio quest’ultimo continua a professarsi innocente. In questi giorni è protagonista di una serie di interviste televisive, tra cui l’ultima trasmessa nel corso del programma Quarto Grado. Lo rivela AvellinoToday, che riporta anche le parole dell’ex ferroviere 68enne. L’uomo ha anche parlato della evidente presenza di lividi sulla gamba della vittima. I segni erano emersi nel corso dell’autopsia ed avevano inevitabilmente fatto pensare alle conseguenze di eventuali violenze, forse avvenute proprio tra le mura domestiche. Ad avanzare una spiegazione è invece stato Tizzani, il quale ha commentato: “Gianna aveva le vene varicose, ne aveva sempre”. Il marito indagato di Gianna Del Gaudio si è poi professato ancora una volta innocente, manifestando una certa tranquillità rispetto alla sua posizione e dichiarando, in merito ai risvolti che potrebbero avere le indagini: “Se ho messo in conto un arresto? Non c’è motivo, io non ho fatto niente”.
Continua a sussistere l’ombra del depistaggio dietro il misterioso delitto di Gianna Del Gaudio, l’ex professoressa 63enne di Seriate, sgozzata all’interno della sua abitazione la notte del 27 agosto scorso. Questa volta, a finire sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti è la presunta arma usata per uccidere la donna ed in merito alla quale sono state di recente rese note le conclusioni della perizia medico-legale eseguita dal professor Andrea Verzeletti. Nella sua relazione consegnata nei giorni scorsi al pm Laura Colucci, infatti, l’esperto ha definito l’arma rinvenuta (un grosso cutter) “astrattamente compatibile” con la ferita che ha provocato la morte della povera Gianna Del Gaudio. Ma cosa significa ciò? A venirci in soccorso è il settimanale Giallo che spiega come dietro le parole del professor Verzeletti non ci sarebbe la certezza assoluta che quel cutter possa essere effettivamente l’arma del delitto. È vero che ci sarebbe una certa corrispondenza con le ferite rinvenute sul collo della vittima ma è altrettanto vero che non vi sarebbe una certezza scientifica. In quest’ultimo caso, secondo gli inquirenti, è possibile che l’assassino dell’ex professoressa abbia inserito nel sacchetto un altro taglierino macchiandolo con il sangue della vittima al solo fine di depistare le indagini. I maggiori sospetti di chi indaga, naturalmente restano tutti concentrati su Antonio Tizzani, marito di Gianna nonché la sola persona iscritta nel registro degli indagati. Tanti gli indizi contro di lui, a partire dal fatto che la possibile arma usata per sgozzare la 63enne sia stata rinvenuta, un mese e mezzo dopo il delitto, a poche centinaia dalla villetta di Seriate ed all’interno di un sacchetto delle mozzarelle della medesima marca che l’uomo era solito acquistare. Ma il maggiore indizio è rappresentato dalla presenta sul cutter del suo Dna. Durante gli esami compiuti da Verzeletti è certamente emersa la presenza del sangue di Gianna Del Gaudio sulla lama, ma questo non rappresenterebbe la certezza assoluta in merito all’arma. Come scrive il settimanale diretto da Andrea Biavardi, infatti, non si può neppure escludere che la donna si fosse ferita in passato con il taglierino rinvenuto (o fatto rinvenire appositamente), sebbene si tratti di una ipotesi alquanto remota. Maggiore interesse ha invece acquisito il presunto Dna del marito indagato: secondo l’accusa gli elementi estrapolati sarebbero infatti sufficienti a ricondurre la traccia ad Antonio Tizzani. A sua discolpa, l’uomo ha più volte giurato: “Non è stato preso da casa mia, non l’ho mai visto”. Interessante, a questo punto, comprendere se quello rinvenuto sul manico sia realmente il suo Dna e, in tal caso, come è possibile che fosse presente su quella che potrebbe essere l’arma del delitto.