Si riaccendono i riflettori su Massimo Bossetti, l’ex muratore di Mapello condannato in primo grado all’ergastolo per il delitto di Yara Gambirasio. Nei giorni scorsi sono state rese note le motivazioni della sentenza di condanna che hanno spinto i giudici della Corte d’Assise di Bergamo a dare l’ergastolo a Bossetti. Motivazioni contenute in 158 lunghe pagine e giunte dopo un lungo processo che ha visto svolgersi circa 40 udienze. Ciò che ha fatto discutere negli ultimi giorni, sarebbe stata la nomina da parte di Ester Arzuffi, madre del presunto assassino di Yara Gambirasio, di nuovi tecnici al fine di dimostrare l’innocenza del figlio. Una nomina che tuttavia, come rivela il sito Blitzquotidiano.it, sarebbe stata effettuata dalla donna all’insaputa dello stesso Massimo Bossetti e resa nota dal settimanale Oggi. In un recente articolo pubblicato sulla rivista, infatti, si parlava dell’indagine alternativa avviata dalla madre e dalla sorella gemella dell’uomo condannato lo scorso 1 luglio all’ergastolo e per la quale si sarebbero affidate a due nuovi consulenti. Su questo punto, la difesa di Massimo Bossetti formata dagli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini, ha ritenuto necessario intervenire spiegando che da parte loro non vi era stata alcuna nomina rispetto a presunti nuovi consulenti, diversi da quelli già noti. I nuovi consulenti nominati dalla famiglia dell’uomo arrestato ed accusato di aver ucciso e poi abbandonato in un campo di Chignolo la 13enne Yara Gambirasio nell’agosto del 2010, avrebbero contestato un aspetto finora esaminato dalla difesa di Massimo Bossetti, ovvero la prova regina: “Su un punto siamo in disaccordo con i difensori: riteniamo che il Dna di Ignoto 1 trovato sugli slip e i leggins della vittima sia probabilmente di Bossetti ma abbiamo trovato riscontri molto forti su una possibile contaminazione”. I due avvocati avrebbero quindi ribadito come l’attività investigativa da parte dei due nuovi consulenti del tutto estranei alla difesa sia avvenuta in modo indipendente dagli stessi. Nonostante la doverosa puntualizzazione, i legali di Massimo Bossetti hanno comunque lasciato la porta aperta dicendosi pronti ad esaminare ed eventualmente sottoporre all’attenzione dell’autorità giudiziaria “ogni nuova emergenza, purché seria, sostenibile e lecitamente acquisita, nell’intento di contribuire al raggiungimento della verità”. Una verità che, come sostenuto da Massimo Bossetti e dalla sua difesa, non sarebbe quella contenuta nella sentenza di condanna all’ergastolo.