Il caso di Melania Rea è tornato centrale dopo l’ultima novità rappresentata dalla conferma della pena a 20 anni di carcere a carico del marito Salvatore Parolisi. Secondo l’accusa, a causa della sua relazione extraconiugale l’uomo aveva ucciso con oltre 30 coltellate la povera Melania, madre della loro figlia, Vittoria, affidata ai nonni materni. La difesa dell’ex caporalmaggiore dell’Esercito formata dagli avvocati Valter Biscotti e Nicodemo Gentile ha preso atto della sentenza della Cassazione ma ha annunciato anche la presentazione di un ricorso alla Corte di Strasburgo, come riporta il sito TgCom24, “per verificare se abbia subito un giusto processo”. Non è un caso se per la stessa difesa di Parolisi “rimane un processo aperto con grandissimi dubbi”. Gli stessi avvocati hanno annunciato: “Riteniamo che tante ombre incertezze non siano state dissipate dalle sentenze. E’ quindi inevitabile un ricorso alla Corte di Strasburgo per verificare se Parolisi abbia subito un giusto processo”.
Nei giorni scorsi il caso di Melania Rea è tornato ad essere centrale sulle pagine di cronaca nera, in seguito alla sentenza definitiva della Cassazione a carico di Salvatore Parolisi, marito della donna uccisa con 35 coltellate il 18 aprile 2011. Una pena pari a 20 anni di reclusione, dieci in meno rispetto a quella avanzata in Appello e che avrebbe fatto decisamente indignare il padre della vittima, Gennaro Rea, che sperava in una vera giustizia per la figlia scomparsa in modo tragico lasciando da sola la piccola Vittoria di appena 4 anni. Per il padre della vittima, Salvatore Parolisi avrebbe meritato “una pena senza fine”, paragonabile al dolore dell’intera famiglia di Melania. Le critiche del padre della giovane mamma uccisa, alla luce della riduzione di pena appaiono più che giustificate. Parolisi, dal canto suo, continua a definirsi innocente ancora oggi ed estraneo ai fatti, dalla cella del carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, sistemazione, questa, già ampiamente criticata dalla famiglia di Melania Rea per i troppi “confort” che prevedrebbe in favore dell’ex caporalmaggiore dell’esercito.
Si parla ancora del caso di Melania Rea, la donna uccisa dal marito Salvatore Parolisi per il quale la Cassazione due giorni fa ha confermato la condanna in Appello: anzi, Parolisi rimarrà 20 anni in carcere, scontati dunque i 30 dell’appello per la mancanza di aggravante della crudeltà. La decisione ha fatto letteralmente infuriare la famiglia di Carmela Rea, detta Melania, scomparsa tragicamente per l’uccisione da parte del compagno di una vita: parlando a Estate in Diretta su Rai1, il padre di Melania, Gennaro Rea, ha criticato eccome la sentenza, troppo clemente per Parolisi: «per un dolore senza fine ci vuole una pena senza fine». Chiedevano l’ergastolo i familiari, ma la Cassazione ha ritenuto di giudicare Parolisi per 20 anni, con le varie attenuanti: «sono pronto però ora a ricominciare e dedicare tutto il mio tempo per la nipotina di 4 anni Vittoria», la figlia di Melania e Salvatore che ha in custodia insieme alla moglie. Ma questa vicenda è arrivata al capolinea? Come raccontato da Ansa ieri, gli avvocati difensori di Parolisi, Biscotti e Gentile, dopo la condanna hanno dichiarato quanto segue, «Quello a Parolisi rimane un processo aperto, con grandissimi dubbi: tante ombre e incertezze non dissipate dalle sentenze. È quindi inevitabile un ricorso alla Corte Europea di Strasburgo, per stabilire se il nostro assistito abbia subito un giusto processo». Il caso avrà ancora strascichi? Molto probabile, anzi, sicuramente.