La giornata del 21 settembre 2017 rimarrà storica per i discorsi di Papa Francesco sulla pedofilia con il durissimo attacco a tutti i preti e uomini di chiesa macchiatisi del gravissimo peccato della Pedofilia: «siamo arrivati un po’ in ritardo, mai la grazia a chi ha commesso abusi». Ecco, ma durante l’omelia consueta a Santa Marta è andato in scena una “narrazione” e discorso altrettanto importante che ovviamente rimarrà mediaticamente molto meno sui libri di storia: «La porta per incontrare Gesù è riconoscersi peccatore». Nel giorno della Festa di San Matteo, il racconto della sua conversione, del suo riconoscersi peccatore – un pubblicano legato ai soldi che nell’incontro con Gesù viene folgorato e inizia a seguirLo – “serve” al Papa per richiamare tutti i cattolici che anche dal male peggiore, anche dalla maggiore distanza da Dio, è possibile trovare il conforto della Sua misericordia. Il problema è che l’uomo è scandalizzato da questa “eccessiva misericordia” e troppe volte non ritiene possibile di poter essere perdonato dalle immani (o anche meno gravi) colpe commesse: senza questo riconoscimento però non vi è liberazione e l’uomo rimare nel cono d’ombra del proprio peccato.
INCONTRO, FESTA E SCANDALO
«Tre le tappe della vicenda: incontro, festa e scandalo. Gesù aveva guarito un paralitico e incontra Matteo, seduto al banco delle imposte. Faceva pagare le tasse al popolo di Israele per darle, poi, ai romani e per questo era disprezzato, considerato un traditore della Patria»: in questo modo il Papa davanti ai fedeli a Santa Marta ripercorre le tappe della conversione di San Matteo, in fondo non molto distante dal richiamo possibile che ogni singolo uomo potrebbe ricevere nella propria esistenza. «È la prima condizione per essere salvato: sentirsi in pericolo; la prima condizione per essere guarito: sentirsi ammalato. E sentirsi peccatore, è la prima condizione per ricevere questo sguardo di misericordia. Ma pensiamo alla sguardo di Gesù, tanto bello, tanto buono, tanto misericordioso. E anche noi quando preghiamo sentiamo questo sguardo su di noi; è lo sguardo dell’amore, lo sguardo della misericordia, lo sguardo che ci salva. Non aver paura”». Bergoglio spiega come nel “secondo” momento della conversione il fulcro è rappresentato dalla festa, la felicità nell’aver incontrato lo sguardo di Cristo che ti invita al suo banchetto; «“Ci sarà più festa nel Cielo per un peccatore che si converte che per cento giusti che rimangono giusti”. Si tratta della festa dell’incontro del Padre, la festa della misericordia”. Gesù, infatti, “spreca misericordia”, per tutti», commenta ancora Papa Francesco.
LA CONVERSIONE DI SAN MATTEO
Ma è il terzo punto ad essere ancora più interessante nel richiamo alla misericordia e al rapporto con la libera iniziativa del Cristo: lo scandalo, «I farisei vedendo che pubblicani e peccatori si misero a tavola con Gesù, dicevano ai suoi discepoli: “Come mai il vostro Maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?”», rilancia Bergoglio nell’omelia in Santa Marta. «Si trattava, in sostanza, della “impurezza di non seguire la legge”. Conoscevano benissimo “la Dottrina”, sapevano come andare “sulla strada del Regno di Dio”, conoscevano “meglio di tutti come si doveva fare” ma “avevano dimenticato il primo comandamento dell’amore”. E, quindi, “sono stati chiusi nella gabbia dei sacrifici” magari pensando: “Ma facciamo un sacrificio a Dio”, facciamo tutto quello che si deve fare, “così ci salviamo”», ricorda il Pontefice. Uno scandalo che riporta al centro il problema della Salvezza: se viene da noi stessi ci sentiamo sicuri ma non ci porta a nulla. Anzi…, «Ci salva Dio, ci salva Gesù Cristo!» ammonisce Papa Francesco, indicando la figura di San Matteo a cui guardare in questa giornata di festa per il grande Apostolo ed ex Pubblicano. «Gesù lo guardò, gli disse: “Seguimi”. E lui si alzò e lo seguì, come narra il Vangelo odierno. Da una parte, lo sguardo di San Matteo, uno sguardo sfiduciato: guardava “di lato”, “con un occhio Dio”, “con l’altro il denaro”, “aggrappato ai soldi come lo dipinse il Caravaggio”, e anche con uno sguardo scontroso. Dall’altra, lo sguardo misericordioso di Gesù che lo ha guardato con tanto amore”.
IL PECCATO E LA SALVEZZA
La resistenza di quell’uomo che voleva i soldi, “cade”: si alzò e lo seguì. È la lotta fra la misericordia e il peccato» spiega con semplicità Papa Bergoglio. Ci esorta a riconoscersi come peccatori reali, non astratti; come figli di un Dio libero che ci viene incontro e ci salva, «a noi non resta che riconoscere questa duplice natura, di peccatori e di salvati». Qui arriva la tirata per i capelli per alcuni cattolici che, ripetendo l’errore dei farisei, ritengono di aver salva la vita perché “hanno capito tutto”: «E sempre, anche nella Chiesa oggi. Dicono: ‘No, non si può, è tutto chiaro, è tutto, no, no … Sono peccatori quelli, dobbiamo allontanarli’. Anche tanti santi sono stati perseguitati o sospettati. Pensiamo a Santa Giovanna D’Arco, mandata al rogo, perché pensavano fosse una strega e condannata. Una santa! Pensate a Santa Teresa, sospettata di eresia, pensate al Beato Rosmini. ‘Misericordia, Io voglio, e non sacrifici’. E la porta per incontrare Gesù è riconoscersi come siamo, la verità. Peccatori. E Lui viene, e ci incontriamo. È tanto bello incontrare Gesù!», conclude Bergoglio. Dal peccato alla conversione, fino al riconoscimento: «L’amore di Gesù è potuto entrare nel cuore di quell’uomo perché sapeva di essere peccatore, sapeva di non essere ben voluto da nessuno, anche disprezzato. E proprio quella coscienza di peccatore aprì la porta alla misericordia di Gesù».